Klavierstücke per pianoforte, op. 32


Musica: Robert Schumann (1810 - 1856)
  1. Scherzo - Sehr markit (si bemolle maggiore)
  2. Gigue - Sehr schnell (sol minore)
  3. Romanze - Sehr rasch und mit Bravour (re minore)
  4. Fuguette - Leise (sol minore)
Organico: pianoforte
Composizione: 1838 - 1839
Edizione: Schuberth, Lipsia, 1841
Dedica: Amalie Rieffel
Guida all'ascolto (nota 1)

Dopo la scomparsa di Weber, Beethoven e Schubert, spetta a Schumann il ruolo di figura chiave nel campo della storia della letteratura pianistica: ancor più di altri musicisti vissuti durante il Romanticismo (Chopin e Mendelssohn, per citare i più grandi) Schumann trae dal mondo artistico e culturale che lo circonda suggestioni e simboli che convivono con problemi compositivi di natura strutturale. L'inesauribile fantasia della sua musica si manifesta in un clima irrequieto e mutevole, capace di passare senza soluzione di continuità da un caldo intimismo al 'delirio' più esagitato. Fantasia ed immaginazione sono i principi che danno forma sia alle architetture più classiche (Sonata o Variazione che siano) sia alle nuove strutture in grado di contenere la straripante quantità di invenzioni musicali. Nasce così con Schumann il ciclo, il polittico, fatto di brani distinti ma collegati da una logica conseguente e inseparabile.

Dal punto di vista strettamente pianistico Schumann ha contribuito, insieme a Chopin e Liszt, alla definizione e all'arricchimento della tecnica del pianoforte; erano quelli gli anni del delicato ed entusiasmante passaggio da uno strumento ancora in divenire alla straordinaria 'macchina' dalle possibilità tecniche e timbriche quasi infinite. Come Chopin, anche Schumann ha come punto di riferimento, per il timbro, il suono del pianoforte viennese anche se poi molte pagine successive postulano possibilità tecniche e foniche di maggiore evidenza.

Composti nel 1838-39, i Quattro pezzi op.32, furono pubblicati nel 1841 e da allora sono raramente eseguiti forse per la loro apparente discontinuità forse perché 'oscurati' dai grandi capolavori pianistici dello stesso Schumann. I brani sono apparentati dalle tonalità vicine, da un tipico ritmo puntato ma soprattutto dall'ispirazione. Lo Scherzo e la Romanza appartengono allo Schumann romantico, gli altri due all'ammiratore di Bach, il grande 'nume tutelare' dei musicisti romantici. Schumann dedicò a Bach numerose composizioni (Sei studi in forma canonica per pianoforte a pedali op. 56 del 1845, Quattro fughe op. 72 del 1845, Sette pezzi in forma di fughetta op. 126 del 1853, per non parlare delle Sei fughe sul nome BACH per organo o piano a pedali op. 60 del 1845, una vera e propria imitazione romantica dell'Arte della Fuga), che testimoniano non solo del bisogno di una maggiore profondità di stile, ma anche della tendenza pedagogica del movimento romantico, per non parlare dello strano fascino che il passato esercitava su quella generazione. Se dunque dal punto di vista formale i Quattro pezzi op. 32 oscillano variamente da Bach a Hoffmann, dalla polifonia al fantastico, è possibile riscontrare in questi piccoli capolavori riferimenti a Mozart (e la sua Giga K. 574) o anticipazioni di quello stile 'sussurrante' che sarà tipico di tante pagine pianistiche dello stesso Schumann. Grande varietà coloristica, attenta cura nell'impiego dello staccato e del legato che sfrutta a pieno le potenzialità delle due mani; si apre così un nuovo stile fatto di libera espressione, di alternanza tra l'intimo e il brillante, fra la morbidezza e la vivacità.

Lo Scherzo (Sehr markiert, "molto marcato") propone i sussulti di ritmi puntati saltellanti, ossessivi, con modulazioni inquiete e improvvisi punti coronati che non svaniscono nemmeno nella più 'calma' sezione centrale.

La Giga (Sehr schnell, "molto veloce") è in forma di Fuga ma Schumann mantiene leggera la struttura non sovrapponendo mai più di tre voci.

La Romanza (Sehr rasch und mit Bravour, "molto veloce e con agilità") è forse la pagina più originale dell'intero ciclo. Anche qui siamo in presenza di un tema dal ritmo puntato ossessivo, accompagnato da gruppi dì due semicrome in staccato che scandiscono violentemente tutti i tempi della battuta. Come nello Scherzo, la sezione centrale è solo apparentemente più 'tranquilla', più lenta e melodica, mentre l'accompagnamento conserva tutta l'agitazione della prima parte.

La Fughetta (Leise, "tranquillo") ha come tema un curioso motivetto di 'caccia', ondeggiante e dalle armonie sempre cangianti; l'uniformità dinamica e la chiusura in diminuendo su quattro accordi Adagio danno proprio l'impressione che il compositore voglia allontanarsi, dopo tutte queste acrobazie, in punta di piedi!


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorium Parco della Musica, 31 marzo 2006


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Ultimo aggiornamento 18 luglio 2012