Ouvertüre in do minore per Genoveva, op. 81


Musica: Robert Schumann (1810 - 1856)
Organico: 2 ottavini, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, timpani, archi
Composizione: Lipsia, 1 aprile - 26 dicembre 1847
Prima esecuzione: Lipsia, Gewandhaus Saal, 25 febbraio 1850
Edizione: Peters, Lipsia, 1850
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La produzione teatrale di Schumann comprende la Genoveva op. 81 in quattro atti, scritta nel 1847, le musiche di scena per il Manfred di Byron (1848-1849) e le Szenen aus Goethe's Faust composte tra il 1844 e il 1853. Il libretto della Genoveva fu ricavato da Robert Reinick da due poemi rispettivamente di Ludwig Tieck (1811), e di Friedrich Hebbel (1841) elaborati liberamente sulla leggenda medioevale centrata sulla figura di Genoveva di Brabante, dalla nobile anima femminile, che viene scacciata di casa dal marito, l'eroico Sigfrido, a seguito delle voci calunniose di tradimento diffuse dal perfido pretendente deluso, Golo, personaggio sinistro e luciferino, tormentato però dal rimorso per il male da lui provocato con tanta ostinazione. L'opera andò in scena il 25 giugno 1850 a Lipsia sotto la direzione dello stesso autore e alla presenza di un pubblico molto interessato, fra cui spiccavano nomi di importanti e autorevoli musicisti come Liszt, Bülow, Meyerbeer e Spohr. Il successo fu tiepido e sin da allora si disse che la Genoveva mostrava scarsa tensione drammatica e teatrale ed era una musica prevalentemente liederistica, poco adatta alle scene, anche se non mancano pagine degne della massima considerazione per freschezza inventiva ed espressività melodica. Riserve e giudizi poco lusingheri sull'opera manifestarono Liszt e Wagner: quest'ultimo disse esplicitamente che il testo della Genoveva era "infelicemente insipido" e che la musica rimaneva in superficie senza entrare dentro il dramma. Osservazioni queste abbastanza pertinenti in quanto Schumann, si sa, non è mai stato un compositore di teatro e la sua grandezza e originalità risiedono prevalentemente in quel sentimento purissimo di fantasia liederistica profuso e piene mani nelle liriche per canto, nella produzione cameristica e in quella sinfonica.

Lasciando da parte la validità di alcune arie e cori di indubbia presa emotiva e l'abolizione dei recitativi con l'introduzione di embrionali Leitmotive prewagneriani, si può dire che sin dall'inizio c'è stata unanimità di giudizi positivi sulla ouverture della Genoveva, ritenuta un vero preludio sinfonico, tematicamente riassuntivo dell'intero dramma musicale, secondo il modello di Weber e indicativo della nuova estetica romantica. È una pagina che si lascia ammirare per l'accurata ricerca timbrica dello strumentale e per certe caratterizzazioni psicologiche dei personaggi affidate ad impasti di suono di immediata comunicativa. Ad esempio, nell'attacco iniziale, sul pianissimo dell'orchestra, i violini accennano ad una frase liricamente lamentosa e quindi i violoncelli, le viole e i fagotti indicano un tema torbido e tagliente che vuole essere un motivo-reminiscenza della torbida figura di Golo. Di particolare bellezza espressiva la tensione orchestrale nel centro dell'ouverture, con i vari colori di impasto romantico determinati dalle uscite del clarinetto e dei corni, prima della festosa concitazione conclusiva della ouverture.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 24 marzo 1990


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Ultimo aggiornamento 28 ottobre 2015