Belsatzar, op. 57

Ballata per voce e pianoforte

Musica: Robert Schumann (1810 - 1856)
Testo: Heinrch Heine Organico: soprano o tenore, pianoforte
Composizione: Lipsia, 7 febbraio 1840
Edizione: Siegel & Stoll, Lipsia, 1846
Testo (nota 1)

Belsazar
Baldassarre
Die Mitternacht zog näher schon;
In stummer Ruh' lag Babylon.
La mezzanotte già s'appressava;
a Babilonia sorda quiete regnava.
Nur oben in des Königs Schloss,
Da flackert's, da lärmt des Königs Tross.
Lassù soltanto nel regal palazzo,
sfavilla, strepita del re la masnada.
Dort oben in dem Königssaal
Belsazar hielt sein Königsmahl.
Lassù nel salone regale
teneva Baldassarre il suo convivio.
Die Knechte sassen im schimmernden Reih'n,
Und leerten die Becher mit funkelndem Wein.
Sedeva la truppa in file smaglianti,
i nappi vuotavan di vino lucente.
Es klirrten die Becher, es jauchzten die Knecht';
So klang es dem störrigen Könige recht.
Tinnivano i nappi, vociava la gente;
godeva al fragore l'indomito re.
Des Königs Wangen leuchten Glut;
Im Wein erwuchs ihm kecker Mut.
Al re avvampano le guance;
nel vino cresce l'arroganza.
Und blindlings reisst der Mut ihn fort;
Und er lästert die Gottheit mit sündigem Wort.
Cieca lo assale la passione;
e Iddio oltraggia con ingiurie.
Und er brüstet sich frech, und lästert wild;
Die Knechtenschar ihm Beifall brüllt.
S'insuperbisce ed oltremodo oltraggia;
mugghiando la masnada l'applaudisce.
Der König rief mit stolzem Blick;
Der Diener eilt und kehrt zurück.
Con sguardo altero chiamò il re;
s'affretta il servo e ricompare.
Er trug viel gülden Gerät auf dem Haupt;
Das war aus dem Tempel Jehovas geraubt.
Sul capo aveva d'oro molti oggetti;
al tempio di Geova furono sottratti.
Und der König ergriff mit frevler Hand
Einen heiligen Becher, gefüllt bis am Rand.
Il re afferrò con sacrilega mano
un sacro nappo fino all'orlo pieno.
Und er leert ihn hastig bis auf den Grund
Und rufet laut mit schäumendem Mund:
D'un fiato quello fino in fondo vuota
poi grida con la bocca schiumeggiante:
Jehova! dir kund' ich auf ewig Hohn
Ich bin der König von Babylon!
Geova! T'annuncio eterno disprezzo
di Babilonia io sono il re!
Doch kaum das grause Wort verklang,
Dem König ward's heimlich im Busen bang.
Non s'era l'empia frase ancora spenta,
che il re già aveva in cuore ansia segreta.
Das gellende Lachen verstummte zumal;
Es wurde leichenstill im Saal.
Svanì ad un tempo il riso tonante;
in sala si fece silenzio di morte.
Und sieh! und sieh! an weisser Wand
Da kam's hervor wie Menschenhand;
Ed ecco, ecco, dalla bianca parete
come una mano d'uomo fuoruscire;
Und schrieb und schrieb an weisser Wand
Buchstaben von Feuer, und schrieb und schwand.
E scrisse, scrisse alla bianca parete
di fuoco lettere, scrisse e svanì.
Der König stieren Blicks da sass,
Mit schlotternden Knien und totenblass.
E là sedeva il re lo sguardo vuoto
tremanti le ginocchia e bianco il volto.
Die Knechtenschar sass kalt durchgraut,
Und sass gar still, gab keinen Laut.
Sedeva la masnada attenta,
stava in silenzio e rimase muta.
Die Magier kamen, doch keiner verstand
Zu deuten die Flammenschrift an der Wand.
Vennero i magi, ma nessuno seppe
spiegar la scritta ardente alla parete.
Belsazar ward aber in selbiger Nacht
Von seinen Knechten umgebracht.
Ma a Baldassarre in quella stessa notte
dai suoi compagni gli fu data morte.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 11 novembre 1993


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Ultimo aggiornamento 3 gennaio 2014