Salmo 23: Gott ist mein Hirt, D. 706

per coro femminile e pianoforte

Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
Testo: traduzione tedesca di Moses Mendelssohn Organico: coro femminile, pianoforte
Composizione: Dicembre 1820
Edizione: Diabelli, Vienna, 1832
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Schubert è il più autentico compositore del Lied tedesco per voce sola con accompagnamento di pianoforte. Nella sua produzione vocale spiccano anche, per quantità e qualità, un gruppo di pezzi destinati all'esecuzione a più voci: terzetti, quartetti e cori. Nel catalogo di questo autore si contano ben 135 composizioni di tale genere, comprese quelle rimaste frammentarie o andate perdute. I canti a più voci si rifanno a diverse tradizioni derivanti dalla musica corale nell'età barocca. Molto probabilmente Schubert aveva imparato l'arte del far musica insieme nel periodo del suo apprendistato come ragazzo cantore nella Cappella di Corte e presso il Convitto imperiale di Vienna e poi sotto la guida di Antonio Salieri, suo maestro di composizione. A questo proposito c'è una testimonianza di Anselm Hüttenbrenner che si riferisce agli anni 1815-'17 della vita di Schubert e che dice: «Nello stesso periodo in cui Schubert e io prendevamo lezioni da Salieri facevano parte del gruppo i compositori Stuntz di Monaco, Panseron di Parigi, Assmayr, Randhartinger e Mozatti. Schubert, Assmayr, Mozatti e io ci accordammo per ritrovarci ogni giovedì sera a casa di Mozatti, che gentilmente ci ospitava, e cantare un nuovo quartetto per voci maschili composto da noi. Una volta Schubert venne senza quartetto, ma, poiché noi lo rimproverammo bonariamente, ne scrisse subito uno in nostra presenza, che eseguimmo seduta stante».

Queste composizioni a più voci erano in sostanza destinate ad un gruppo di solisti, ma non escludevano una esecuzione con un organico più ampio. A seconda dei casi e delle circostanze vi prendeva parte chi voleva, o meglio, chi fosse in grado di farlo. Lo stesso accompagnamento, quando era previsto o non improvvisato, era per lo più affidato al pianoforte, lo strumento di cui più facilmente si poteva disporre, ma non escludeva l'uso di altri strumenti (per esempio, la chitarra) a portata di mano. I numerosi pezzi per voci maschili e femminili nacquero in queste circostanze, cioè dalla consuetudine di cantare tra amici nell'ambito della buona borghesia. Per quanto riguarda il Salmo 23 per coro femminile e pianoforte si sa che Schubert lo compose verso la fine del 1820 per la Singschule fondata nel 1817 da Anna Fröhiich nel quadro della Società viennese degli Amici della musica, diventata nel 1822 una sezione del Conservatorio di Vienna. La Fröhiich, legata a Schubert da sincera amicizia, aveva creata questa scuola insieme alle sue sorelle, Barbara, Katharina e Josephine, con lo scopo di sviluppare e diffondere la musica fra le ragazze che erano escluse dai cori ginnasiali. Ad una delle soirées musicali della Fröhiich Schubert si presentò con il Salmo 23, un pezzo di gradevole effetto per la freschezza della linea melodica e la varietà delle modulazioni particolarmente espressive nella loro felicità inventiva. È una pagina di straordinaria schiettezza musicale che appartiene ad uno dei momenti di serenità della difficile vita di Schubert.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

trentuno anni di vita e in circa quindici d'attività Schubert ha scritto una miriade di pezzi (il catalogo redatto dal musicologo Otto Deutsch sfiora il numero mille), diversissimi per generi, organici e dimensioni ma tutti con l'impronta d'un genio che anche nella più semplice e breve pagina sapeva racchiudere un immenso tesoro d'intuizioni musicali e poetiche. Dà un senso di vertigine pensare che è possibile godere solamente d'una piccolissima parte di questi tesori, mentre centinaia e centinaia di piccoli (solo quanto a dimensioni) e grandi capolavori rimangono nell'ombra, non vengono eseguiti praticamente mai e sono quindi noti soltanto a qualche specialista (ma anche in questo campo la situazione non è rosea, perché la letteratura critica su Schubert generalmente è scarsa). Tuttavia è forse la situazione ideale per ascoltare una musica che non vuole essere avvicinata con deferenza e soggezione, come un monumento ufficiale, solenne e inavvicinabile, e che si presenta nel modo più diretto possibile, apparentemente semplice e disarmata: insomma questa situazione invita ad ascoltare senza pregiudizi, a non rifugiarsi nel tranquillo porto delle valutazioni precostituite e comunemente accettate e a dialogare a tu per tu con una musica capace sempre di toccarci nel profondo e di rivelarci qualcosa di noi stessi.

Le tre opere schubertiane in programma oggi appartengono appunto a quella parte della musica del compositore viennese rimasta nell'ombra, o nella penombra, forse a causa del loro organico insolito, diverso dagli standard degli attuali complessi vocali o strumentali, come nel caso del Salmo 23 per coro femminile a quattro voci (due soprani e due contralti) e pianoforte. Il brano fu scritto nel dicembre 1820 per essere eseguito durante una soirée organizzata da Anna Frölich, che teneva dei corsi di canto presso la Società degli Amici della Musica e che in occasione dei suoi intrattenimenti musicali riceveva la migliore società viennese. Dunque si è in presenza d'un lavoro d'occasione, nel senso goethiano del termine, in quanto è scritto in funzione di un'esecuzione e d'un gruppo d'esecutori (o esecutrici) ben determinati: ma è musica affascinante e incantevole, per la melodia semplicissima, delicata e casta, ma anche per l'inattesa ricchezza dell'armonia e per la variegata gamma delle modulazioni, che creano atmosfere sottilmente sfumate e cangianti. Senza avere conoscenza del testo sarebbe difficile pensare che si tratti d'un soggetto biblico, ma bisogna tener presente che questa non era affatto musica liturgica, come rivelano chiaramente sia la sua destinazione sia l'adozione della traduzione tedesca del salmo biblico (l'autore della traduzione fu Moses Mendelssohn, il nonno di Felix, che, oltre a essere un filosofo ammirato da Lessing e Kant, fu un convinto sostenitore dell'integrazione degli ebrei nella cultura e nella società europee: in quest'ottica tradusse dall'ebraico in tedesco il Pentateuco e altri testi biblici).

Mauro Mariani

Testo

Gott ist mein Hirt,
rnir wird nichts mangein.
Es lagert mich auf griiner Weide,
er leitet mich an stillen Bächen,
er labt mein schmachtendes Gemüt,
er fuhrt mich aufgerechtem Steige
zu seines Namens Ruhm.
Und walk' ich auch
Im Todesschattentale,
so walk' ich ohne Furcht,
denn du beschützest mich,
dein Stab und deine Stütze
sind mir immerdar mein Trost.
Du richtest mir ein Freudenmahi
im Angesicht der Feinde zu,
du salbst mein Haupt mit Öle
und schenkst mir volle Becher ein,
mir folget Heil und Seligkeit
in diesem Leben nach,
einst ruh' ich ew'ge Zeit
dort in des Ew'gen Haus.
Il Signore è il mio pastore,
niente mi mancherà.
Tra verdi pascoli Egli mi posa,
mi conduce ad acque di ristoro,
ricrea la mia anima languente,
mi guida per rotti sentieri,
a gloria, del Suo nome.
Pur s'io vada
per funerea valle,
non temo alcun male,
perché Tu mi proteggi,
il Tuo bastone e la Tua mazza
sono ognora il mio conforto.
Tu prepari innanzi a me la mensa
di fronte ai miei nemici,
Tu ungi d'unguento il mio capo
e m'empì il calice fino all'orlo,
sol di beni e favori mi colmi
in tutta la mia vita,
io abiterò la casa del Signore
per lunghi, eterni anni.
(Traduzione dall'ebraico di Moses Mendeissohn) (Traduzione di Sergio Sablich)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 23 febbraio 1994
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 17 dicembre 1998


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Ultimo aggiornamento 8 marzo 2015