Schubert scrisse quindici quartetti per archi, oltre a vari tempi staccati, tra il 1812 e il 1826. Soltanto uno, quello in la minore D. 804, venne pubblicato quando era ancora vivente l'autore. Degli altri quattordici, nove furono fatti conoscere prima del 1870 dall'editore lipsiense Peters e i restanti apparvero stampati nel 1890 con l'edizione completa delle opere pubblicata in quaranta volumi da Breitkopf e Haertel tra il 1884 e il 1897. Secondo i più autorevoli studiosi dell'arte schubertiana, i primi nove quartetti, composti fra il 1812 al 1815, non avrebbero una particolare originalità tematica e risentirebbero troppo di certe influenze formali classiche, specialmente mozartiane. Solamente nel Quartetto in mi maggiore D. 353 e nel Quartetto in do minore D. 703, di cui risulta ultimato l'unico primo tempo, un Allegro assai di pregevole fattura e di appassionata cantabilità, si intravede uno Schubert accentuatamente romantico e inventore di giochi armonici, quasi premonitori della maniera mendelssohniana e addirittura brahmsiana. Lo stile schubertiano pieno e completo, con la sua ricchezza melodica e i suoi struggenti accenti crepuscolari, si ritrova negli ultimi tre quartetti, e precisamente nel Quartetto in la minore D. 804, caratterizzato fra l'altro dalla cullante cantilena esposta nel primo tempo dal primo violino e dal travolgente Allegro moderato finale risonante di vivaci ritmi ungheresi che riflettono sentimentalmente il soggiorno del musicista nella dimora magiara degli Esterhàzy, nel Quartetto in re minore D. 810, meglio conosciuto con il titolo "La morte e la fanciulla" e carico di struggente poesia lirica, e nel Quartetto in sol maggiore D. 887.
Il Quartetto
in do maggiore D. 32 fu scritto tra settembre e ottobre
del 1812 ed ha una durata che supera di poco i 18 minuti. In un primo
tempo di questa composizione si conoscevano soltanto il Presto, il Menuetto e una
parte dell'Allegro con
spirito; il resto, cioè l'Andante e la prima
sezione del finale, è stato ritrovato verso gli ultimi anni
del secolo scorso e pubblicato nell'edizione completa delle opere di
Schubert del 1950. Il Presto
si apre con un piglio fermo e sostenuto in tempo di 6/8; il tema
è energico e volitivo e risente di certi modelli
beethoveniani di festosa affermazione di vitalità sonora. L'Andante in la
minore ha un tono dolcemente cantabile con qualche venatura di delicata
malinconia, indicata dall'accompagnamento del violoncello sul fraseggio
arioso dei violini. Il Menuetto
è un Allegro
in do maggiore in tempo di 3/4, in contrasto con l'elegante Trio in fa
maggiore, prima della ripresa del tema iniziale. Spigliato e
punteggiato da modulazioni in tono minore e maggiore è l'Allegro con spirito
conclusivo, costruito con salda omogeneità discorsiva che
sfocia in una trascinante e divertente simbiosi di suoni freschi e
giovanili, secondo l'invenzione creatrice del migliore Schubert, ancora
lontano dal profondo lirismo drammatico della sua maturità.