Ottetto in fa maggiore per fiati e archi, op. 166, D. 803


Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
  1. Adagio (fa maggiore)
  2. Adagio (si bemolle maggiore)
  3. Allegro vivace (fa maggiore) e Trio (do maggiore)
  4. Tema e variazioni. Andante (do maggiore)
  5. Minuetto: Allegretto (fa maggiore) e Trio (si bemolle maggiore)
  6. Andante molto (fa minore). Allegro (fa maggiore)
Organico: clarinetto, fagotto, corno, 2 violini, viola, violoncello, contrabbasso
Composizione: Vienna, febbraio - 1 marzo 1824
Prima esecuzione: Vienna, Großer Redoutensaal, 16 aprile 1827
Edizione: Spina, Vienna, 1853
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Schubert non ebbe rapporti facili e comprensivi con gli editori e solo poche grandi opere strumentali furono pubblicate durante la sua vita. Più di una volta egli si rivolse ad editori che contavano nel mondo musicale di lingua tedesca perché le sue composizioni fossero stampate e ne ricavasse un adeguato compenso finanziario. Ma la maggioranza degli editori, da Breitkopf & Härtel a Johann Friedrich Rochlitz, decano della vita musicale di Lipsia, e a Heinrich Albert Probst, trovarono sempre delle scuse più o meno valide per giustificare il loro rifiuto, magari per ridurre al minimo il loro compenso e scoraggiare così le richieste del musicista. C'è la testimonianza di varie lettere inviate da Schubert a diversi editori, che provano, fra l'altro, quali ostacoli il compositore abbia incontrato nel corso del suo breve cammino artistico. Per capire lo stato d'animo di Schubert basti citare la lettera che egli scrisse in data 12 agosto 1826 alla famosa ditta musicale Breitkopf & Härtel e il cui testo dice: «Egregi signori, nella speranza che il mio nome non vi sia completamente sconosciuto, vi scrivo con la massima umiltà per chiedervi se siete disposti ad accettare, a condizioni ragionevoli, alcune delle mie composizioni, dato che sono molto desideroso di farmi conoscere in Germania quanto più è possibile. Potete scegliere tra quanto segue: Lieder con accompagnamento di pianoforte, Quartetti per archi, Sonate per pianoforte, pezzi a 4 mani e altro. Ho scritto anche un Ottetto. Io considero in ogni caso un onore particolare essere in rapporto con una casa artistica così antica e così celebre...». La risposta arrivò dopo un mese e diceva in sostanza che la casa editrice non era disponibile ad offrire un preciso compenso in denaro per le composizioni indicate e che il musicista avrebbe dovuto accontentarsi di un certo numero di copie gratuite. Eppure tra queste musiche era incluso l'Ottetto in fa maggiore op. 166 considerato un componimento di indubbia freschezza melodica e di immediata acquisizione di ascolto per la brillante varietà armonica e ritmica della sua struttura.

L'Ottetto fu scritto da Schubert in breve tempo, dal febbraio al 1° marzo del 1824, su commissione dell'intendente dell'arciduca Rodolfo (l'arciduca di Beethoven), conte Ferdinand Troyer, clarinettista dilettante. Questi, quando invitò il musicista a comporre l'Ottetto impose la clausola che fosse «esattamente come il Settimino di Beethoven». E in effetti il lavoro che Schubert gli consegnò era simile al modello, tanto che ogni ascoltatore fu in grado di cogliere questa somiglianza, sia nel concerto privato eseguito nella primavera del 1824 con la partecipazione dello steso Troyer e sia nella serata organizzata il 16 aprile del 1827 dal violinista Schuppanzigh per aiutare finanziariamente il musicista. Identica è la composizione dei fiati con il clarinetto, il corno e il fagotto (il Settimino si trasforma in Ottetto solo perché Schubert aggiunge un violino agli archi), uguale è il numero dei movimenti, sei come in Beethoven, e uguale è l'ordine in cui sono disposti, secondo la forma del divertimento.

Ma il temperamento lirico e romanticamente cantabile di Schubert è presente sin dal primo movimento nello schema della sonata classica con due temi, uno lento e l'altro vivace, alternati e fusi con una sensibilità strumentale di elegante fattura. Pieno di seducente e malinconica musicalità è l'Adagio dominato dal timbro pastoso del clarinetto, senza tuttavia sacrificare troppo gli archi e le altre voci concertanti. L'Allegro vivace è uno scherzo di tono frizzante e con venature umoristiche, intercalato da un trio dagli accenti vagamente popolareschi e danzanti. L'Andante è un tema con variazioni, che riprende e sviluppa il motivo idillico del duetto d'amore Die Freunde von Salamanka (Gli amici di Salamanka), composto da Schubert nel 1815. Particolarmente carezzevole nel suo sfumato ritmo di danza è il Minuetto con i lontani accordi del corno. Un senso di sospensione e di attesa si percepisce nell'Andante molto sul vibrato degli archi; ma solo per poco, in quanto tutto ritorna chiaro e sereno nell'Allegro finale, come un arcobaleno dopo la tempesta. Secondo il musicologo inglese Maurice Brown, che ha collaborato alla pubblicazione del catalogo tematico di Schubert insieme a Otto Erich Deutsch, diversi studiosi hanno sottolineato il fatto che l'Ottetto «riassume lo spirito della Vienna Biedermeier, con la musica delle sue strade, dei suoi Caffehäuser, dei suoi teatri, del suo Prater, delle sue sale da ballo».

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Nel settore della musica per piccoli complessi strumentali, la produzione di Schubert annovera due gemme: il Quintetto detto "La Trota" (1819) e il Quintetto con due violoncelli, scritto nell'estae del 1828, pochi mesi prima della morte dell'Autore. Fra i due Quintetti si inserisce, terzo ma non ultimo, l'"Ottetto in fa maggiore", vero capolavoro del repertorio strumentale da camera. Composto nel 1824 su commissione del conte Ferdinand von Troyer, esso fu eseguito per la prima volta nello stesso anno in una sala del palazzo di Vienna del Conte, che sostenne la parte del clarinetto avendo come compagno, fra gli altri, un violinista di gran fama quale Ignaz Schuppanzigh. Dopo qualche altra esecuzione privata, l'Ottetto fu presentato al pubblico viennese il 16 aprile 1827 mentre la pubblicazione avvenne venticinque anni dopo la morte dell'autore, nel 1853 (con l'omissione di due tempi) e nel 1872 (completo).

L'Ottetto, per due violini viola violoncello contrabbasso clarinetto corno e fagotto, è in forma di Suite e, molto probabilmente per desiderio dello stesso committente, ha come modello formale il Settimino op. 20 di Beethoven, composizione molto nota e popolare nel mondo musicale viennese di allora. L'organico strumentale dei due lavori differisce soltanto per la semplice aggiunta, in quello di Schubert, di un secondo violino, mentre identici sono il numero dei tempi e la loro disposizione (salvo che Schubert scambia la collocazione dello Scherzo e del Minuetto).

Ma, nonostante tali ed altre rispondenze, compreso il comune riferimento alla Serenata e al Divertimento settecentesco, l'Ottetto, nel dolce intimismo romantico, nella serena inventività delle melodie, nell'incantata tenerezza, nella purezza malinconica, nella dimensione poetica dell'insieme, rimane una incontrovertibile espressione del più autenico Schubert. "Tutto ciò, naturalmente, si realizza attraverso una scrittura di esemplare purezza cameristica: la fusione tra i cinque archi e i tre fiati e le molteplici combinazioni cui possono dar vita sono sfruttate da Schubert in modo magistrale, con esiti di straordinaria suggestione timbrica" (Paolo Petazzi).

Il primo tempo inizia con un breve "Adagio", immerso in una suggestiva e misteriosa atmosfera, che introduce al successivo "Allegro", ampiamente sviluppato, nel quale il gioco animato e brioso degli strumenti è percorso a tratti da venature di sommessa inquietudine.

Il secondo tempo "Andante un poco mosso" crea subito un clima di trepidante e trasognata contemplazione, quasi di sogno ad occhi chiusi sulle ali dell'incantato fluire della melodia del clarinetto; i successivi temi, esposti, lasciati, ripresi, singolarmente e in gruppo, dagli altri strumenti (vero esempio di densa polifonia melodica), mantengono il clima iniziale di questa meravigliosa pagina, il cui fascino ha generato varie discutibili trascrizioni, come pezzo a sé, sotto l'arbitrario titolo di "Preghiera".

L'"Allegro vivace", in forma di Scherzo, dall'ampio respiro sinfonico, fortemente ritmato nella prima parte e con richiami alle pittoresche vivaci danze viennesi di puro sapore popolare, si scioglie poi, nel Trio, in dolci ondulazioni su movenze di valzer, per terminare con una ripresa del ritmo iniziale.

L'"Andante", svolto in forma di Tema seguito da sette Variazioni, riprende un duetto del Singspiel "Die Freunde von Salamanka", composto da Schubert nel 1815. La linea melodica del Tema, esposta dagli archi e dal clarinetto, viene poi ripresa volta a volta da ciascuno degli strumenti i quali, col proprio accento particolare, si esibiscono quasi tutti in eleganti arabeschi di galante reminiscenza.

Il "Minuetto" è un omaggio allo spirito della mondanità viennese, espressa in un ritmo di Landler ed evocata come un sorridente ricordo, tra movimenti di danza e malinconiche pause, su un tessuto sonoro di squisita poetica eleganza.

Dopo un brevissimo introduttivo "Andante molto", di drammatica forza espressiva, percorso da cupi tremoli e da ritmi incisivi, l'"Allegro" finale si lancia, con andamento impetuoso qua e là frenato da improvvise soste, verso la sfavillante corale conclusione.

Salvatore Caprì


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 16 marzo 1979
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 4 marzo 1987


I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 22 maggio 2013