An den Mond (Alla luna), D. 259

Lied per voce e pianoforte - prima versione

Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
Testo: Johann Wolfgang von Goethe Organico: voce, pianoforte
Composizione: Vienna, 19 agosto 1815
Edizione: Diabelli, Vienna, ca. 1850

Vedi a D 296 la seconda versione
Testo (nota 1)

AN DEN MOND ALLA LUNA
Füllest wieder Busch und Tal
Still mit Nebelglanz,
Lösest endlich auch einmal
Meine Seele ganz;
Di nuovo inondi bosco e valle
silenziosa, con nebbioso chiarore,
sciogli infine ancora una volta
tutta l'anima mia;
Breitest über mein Gefild
Lindernd deinen Blick,
Wie des Freundes Auge mild
Über mein Geschick.
Sulla mia terra il tuo sguardo
serenatrice distendi,
soave come l'occhio dell'amico
sul mio destino.
Jeden Nachklang fühlt mein Herz
Froh' und trüber Zeit,
Wandle zwischen Freud und Schmerz
In der Einsamkeit.
Il mio cuore sente l'eco
di un tempo lieto e turbato,
mi aggiro tra gioia e dolore
nella solitudine.
Fliesse, fliesse, lieber Fluss!
Nimmer werd ich froh;
So verrauschte Scherz und Kuss,
Und die Treue so.
Scorri, scorri, caro fiume!
Mai più sarò lieto;
così trascorse scherzo e bacio,
e così la fedeltà.
Ich besass es doch einmal,
Was so köstlich ist!
Dass man doch zu seiner Qual
Nimmer es vergisst!
Pure ebbi una volta
ciò che è così prezioso!
che mai, benché sia un tormento,
lo si dimentica!
Rausche, Fluss, das Tal entlang,
Ohne Rast und Ruh,
Rausche, flüstre meinem Sang
Melodien zu.
Mormora, fiume, lungo la valle,
senza posa, mormora,
suggerisci melodie
al mio canto!
Wenn du in der Winternacht
Wütend überschwillst,
Oder um die Frühlingspracht
Junger Knospen quillst.
Quando nella notte d'inverno
furioso straripi,
o nel fulgore primaverile
di giovani gemme stilli.
Selig, wer sich vor der Welt
Ohne Hass verschliesst,
Einen Freund am Busen hält
Und mit dem geniesst,
Beato chi senza odio
si chiude dinanzi al mondo,
stringe al petto un amico
e con lui gode
Was, von Menschen nicht gewusst
Oder nicht bedacht,
Durch das Labyrinth der Brust
Wandelt in der Nacht.
ciò che, non conosciuto dagli uomini
o non meditato,
attraverso il labirinto del petto
vaga nella notte.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 30 gennaio 1969


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Ultimo aggiornamento 10 marzo 2016