>È noto il giudizio espresso su Schubert da Nietzsche: «Questo artista viennese ebbe fra tutti una grande ricchezza musicale. Egli la elargì a piene mani con un cuore generoso ed i musicisti avranno per qualche secolo da nutrirsi dei suoi pensieri e delle sue idee. Nelle sue opere si nasconde un tesoro di trovate non messe a frutto; altri saranno grandi per il modo come riescono a sfruttare la loro grandezza». In queste parole c'è il ritratto di Schubert, la sua semplicità e fresca generosità di animo e la sua inesauribile capacità creatrice in tutti i generi musicali, a cominciare dai Lieder, che gli guadagnarono subito il favore del pubblico, sino all'arte sinfonica, quartettistica e pianistica, a cui la Vienna del suo tempo era abituata attraverso i modelli di Haydn, Mozart e Beethoven. Schubert ha uno stile inconfondibile che si riconosce alle prime battute e, anche se a volte i rigidi censori della critica gli attribuiscono lungaggini e ripetizioni, nessuno contesta la purezza e l'originalità del suo linguaggio, fatto di innocenza e di assorta contemplazione del mondo dei sentimenti, tanto da far dire a Liszt che questo timido maestro viennese è «il musicista più poeta che sia mai stato».
La personalità creatrice di Schubert si può cogliere anche nella inconsueta pagina oggi in programma, i Cinque Minuetti con sei Trii, scritti nel novembre del 1813 e compresi nella produzione per orchestra d'archi. Il primo Minuetto in do maggiore si compone anche di due Trii: esso ha un carattere marcatamente ritmico, arricchito da una mutevolezza di accenti dinamici. Il secondo Minuetto è il più breve ed è costituito da sole sedici misure senza gli abituali episodi denominati Trio. La tonalità di questo secondo Minuetto è in fa maggiore, sottodominante di do maggiore, il che lascia immaginare come Schubert abbia voluto dare a questi cinque piccoli pezzi un senso di unità e di omogeneità strutturale, costruendo una grande cadenza in do maggiore; infatti il primo Minuetto è in do maggiore, come abbiamo già detto, il secondo in fa, il terzo in re minore, il quarto in sol maggiore e il quinto di nuovo in do, disegnando così a livello di macroforma la ben nota formula di cadenza I-IV (II)-V-I. Il terzo Minuetto contiene due Trii di larga effusione melodica, tipicamente schubertiana. Il quarto e il quinto Minuetto racchiudono tratti di spiccata verve ritmica, specie per quanto riguarda gli interventi delle viole e dei bassi.