Fantasia in do minore per pianoforte, D. 2e

sopra temi di Mozart

Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
Organico: pianoforte
Composizione: 1811
Edizione: inedito

In origine catalogata come D. 993
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Rimasta sconosciuta per lungo tempo, la «Fantasia» in do minore è stata ritrovata manoscritta alcuni anni fa, a Malmò, in Svezia. Si tratta di una composizione giovanile che gli esperti fanno risalire al 1813, ossia all'anno in cui il sedicenne Schubert si trovava allo «Stadtkonvit» di Vienna: una sorta di Conservatorio, dove gli allievi venivano istruiti in canto corale, strumento ed esercitazioni d'insieme, ricevendo nel contempo un insegnamento letterario. Il padre di Schubert - che voleva fare di suo figlio un istitutore e non un compositore (a quei tempi, in Austria, il maestro elementare doveva saper suonare bene e insegnare canto ai fanciulli... proprio come oggi nel Paese della Musica...) - aveva espressamente proibito a Franz di scrivere musica («carmina non dant panem»), sicché l'adolescente doveva comporre di nascosto. Ce lo conferma il suo condiscepolo Joseph von Spaun, che così ne scrisse: «Lo trovai, un giorno, solo nella sala di musica, seduto al pianoforte, che già suonava assai bene con le sue piccole dita. Stava studiando una Sonata di Mozart e mi disse che gli piaceva, ma che trovava Mozart molto difficile. Gli chiesi di farsi ascoltare da me, e mi suonò un suo Minuetto. Dapprima si comportò timidamente, arrossendo, ma poi i mìei complimenti lo rinfrancarono. Mi disse che traduceva spesso in musica i suoi pensieri, ma in segreto, poiché guai se suo padre l'avesse saputo!».

Nonostante trovasse Mozart «assai difficile», il giovane Schubert lo adorava. Erano, quelli, tempi in cui amare Mozart significava non conformarsi al gusto corrente che portava sulla cresta dell'onda gli Steibelt, Hummel, Cramer, Spohr, Rosenberg, ecc. Contro tale gusto, Schubert afferma nella «Fantasia» in do minore la sua devozione mozartiana e la sua «serietà» artistica, riprendendo testualmente non solo il tema della «Fantasia» nella stessa tonalità del Salisburghese, ma elaborandolo nei modi di un «hommage» al suo idolo giovanile.

Nicola Costarelli

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Il giovane Schubert all'età di 14 anni compose la Fantasia in do minore D2e per pianoforte. Il manoscritto originale, ancora scritto a matita e ritrovato nel 1968, non riportava né segni di partizione né l'indicazione della durata delle battute. L'assenza di questi segni metrici rimanda all'intenzione del compositore nell'imitare i grandi clavicembalisti e organisti francesi, italiani e tedeschi della fine del Seicento e della prima metà del Settecento. Questi infatti, svincolando la Fantasia dalle leggi rigide del metro e del fraseggio misurato, non usavano specificare il riferimento metrico delle battute, così come avveniva nel canto improvvisato e nel canto gregoriano. Sin dai primi suoni, di timbro molto grave, Lino Rossini comunica la suggestione che la Fantasia sia in realtà una partitura per organo trascritta per pianoforte; se pensati infatti per la pedaliera dell'organo, gli stessi suoni con la loro drammaticità acquistano un tono di solennità ieratica, fugando ogni sospetto di falso o goffo romanticismo nelle intenzioni del giovane compositore.

Alfonso Vitale


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 27 gennaio 1967
(2) Testo tratto dal libretto inserito nel CD AMX 009-2 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 12 luglio 2022