La Sonata K. 124 si apre in Allegro e nel metro di 3/8. Il clavicembalo diffonde ghirlande di agili terzine, il cui movimento sembra animare un pulviscolo iridescente, ad annullare la consistenza della materia. Dietro lo spensierato scintillio delle tonalità maggiori (sol, re, la), la sonata rivela inopinatamente l'altro volto di un Giano bifronte: interrompe infatti la sua corsa alacre a più riprese, a spalancare bruscamente abissi di un'inquietudine lacerante, che si esprime attraverso una scrittura patetica, in modo minore (anche in tonalità remotissime: si passa senza mediazioni - soltanto con la brutale interruzione di una pausa - da re maggiore a fa minore).
Raffaele Mellace