Di questo «Concerto» composto nel 1875 scrive Alfred Cortot: «Il Concerto in do minore, nel suo insieme, rappresenta l'opera la più completa composta da Saint-Saëns per il pianoforte. E' possibile che qualcuno preferisca il romanticismo della 1a parte del Concerto in sol minore, oppure la scrittura più raffinata e l'atmosfera più luminosamente trasparente del V Concerto. Ma in questo la concezione è più solidamente equilibrata, e la struttura formale d'una invenzione più affascinante. Qui Saint-Saëns sfrutta un principio ciclico che non ha nulla in comune con quello di Franck, e nel quale i temi generatori non vengono impiegati come leit-motives carichi di significato e di conseguenze, ma trattati semplicemente come elementi d'architettura musicale, e pretesto a trasformazioni piuttosto che a sviluppi.
L'esistenza di idee melodiche o di ritmi comuni a tutte le parti dell'opera e che assicurano una dipendenza reciproca tra queste, conferisce a questo Concerto una unità di carattere e di linea veramente notevoli. Questa unità è anche accentuata dai legami tra i vari movimenti, poiché la prima parte comprende un Allegro e un Andante, e la seconda parte lo Scherzo, un Andante in forma d'intermezzo, e il Finale».
Quando avremo aggiunto che il modello evidente di questo lavoro è il «Concerto» per pianoforte e orchestra di Schumann e i due «Concerti» egualmente per pianoforte e orchestra di Liszt non resta molto da aggiungere.
Vale la pena di ricordare invece che il musicista dichiarava: «Per me l'arte è anzitutto la forma. Tutto ciò che è ben fatto è grande». Aggiungeremo che nel pianoforte detestava il gioco di pedale, le armonie vaporose che tendono a fare atmosfera, la morbidezza del tocco, l'abuso di sfumature dinamiche e espressive: tutto ciò ch'egli definiva: «la mania dell'esecuzione espressiva e la monotonia del legato». Si potrebbe moltiplicare le citazioni del genere. Preferiamo concludere col giudizio che l'anziano Berlioz dava del compositore adolescente Saint-Saëns: «Cet adolescent sait tout, mais il manque d'inexpérience».
Domenico De' Paoli
Composto nel 1875 su esortazione dell'amico Liszt, il Concerto in do minore per pianoforte e orchestra fu presentato a Parigi dall'autore stesso nella veste di solista. Penultimo dei cinque concerti pianistici di Saint-Saëns, questo n. 4 spicca per la libera fantasia formale. Divisa in due ampie campate, inglobanti tuttavia le articolazioni classiche della forma del concerto, la composizione osserva procedimenti rapsodici e ciclici, nel senso che i temi in gioco non scompaiono mai completamente dalla scena, apparendo rielaborati lungo tutto il divenire della composizione. La prima sezione del primo movimento (Allegro moderato) consiste in un tema con tre variazioni, che viene inizialmente esposto dall'orchestra e subito dopo ripetuto dal solista. All'Allegro moderato fa seguito, senza pausa in mezzo, un Andante in la bemolle maggiore, che ha il carattere e la forma di un secondo movimento indipendente, e che presenta un primo tema dall'andamento di inno intonato seraficamente dagli strumentini, e un secondo tema, contrastante col primo e affidato al pianoforte, che conduce a una pomposa riesposizione dell'inizio. La prima sezione del secondo movimento (Allegro vivace) è basata sul tema d'apertura del primo movimento. Il breve Andante, che funge da ponte fra la prima e l'ultima sezione (Allegro) del movimento finale, usa, a sua volta, del materiale derivato dal corrispondente Andante del primo tempo. L'Allegro conclusivo è un brillante rondò in do maggiore basato, anch'esso, su una variante del primo Andante.