Marie Victoire, P 100

Opera lirica in 4 atti e 5 quadri

Musica: Ottorino Respighi (1879 - 1936)
Libretto: Edmond Guiraud

Ruoli: Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, fagotti, corni, trombe, tmmboni, tam-tam, timpani, arpa, campana (orologio) e archi
Composizione: 1914
Prima rappresentazione: postuma, Roma, Teatro dell'Opera, 27 gennaio 2004
Edizione: Milano, Ricordi, 1991

Ottorino Respighi ha fatto anche una riduzione per canto e pianoforte rimasta inedita
Sinossi

ATTO PRIMO. Anno I della Repubblica. Nella villa patrizia di Lanjallay, a Louveciennes, Maria suona al clavicembalo la famosa romanza di Fabre d'Englatine ("Il pleut bergère") ma ben presto l'esecuzione è interrotta dall'irrompere del giardiniere sanculotto Cloteau, che osserva quanto sia pericoloso cantare nel primo anno della Repubblica una canzone scritta per la vedova Capet. Su invito di Maurizio, Maria riprende la canzone, ma è interrotta nuovamente da rulli di tamburi che si avvicinano e dalle tremende grida «ça ira». È la folla che irrompe nel giardino per mostrare ai presenti i nuovi decreti votati alla Convenzione nazionale: morte agli emigrati e a coloro che li ospitano. Sopraggiunge Kermarec che annuncia l'arrivo del nobile bretone Cloriviere di ritorno dalla Bretagna con un messaggio da parte del vecchio Lanjallay per il figlio Maurizio: «La mia vita è in pericolo». Maurizio parte per la Bretagna, mentre Maria piange silenziosamente alla finestra e un gruppo di sanculotti, sotto gli occhi stupiti della donna, penetra nella casa immobilizzando Cloriviere.

ATTO SECONDO. 9° Termidoro, anno II della Repubblica (1794). Nella cappella di un convento, trasformata in prigione, il marchese di Langlade è impegnato a far rappresentare dai prigionieri l'intermezzo di Rousseau L'indovino del villaggio. Cloriviere scopre che la marchesa di Langlade ascolta di nascosto le conversazioni tra lui e Maria. Alla dichiarazione d'amore di Cloriviere Maria si ritrae lanciando un grido: accorre il deputato girondino Simon che deplora l'accaduto. Un rullo di tamburi mette in subbuglio la prigione: è Cloteau che viene per l'appello dei condannati, tra cui ci sono Cloriviere, Simon e Maria. Nel secondo quadro, allo scoccare delle undici, un colpo di fucile preannuncia il subbuglio che si trasforma subito nel canto rivoluzionario "Carmagnola". Sopraggiunge Cloteau che esclama: «Robespierre è morto e voi siete salvi!». Mentre tutti i prigionieri si precipitano fuori dalla prigione, Maria stuprata resta sola in preda alla disperazione e invoca la morte.

ATTO TERZO. Anno IX, 24 dicembre 1800. Sei anni dopo Maria vive in incognito nella Parigi postrivoluzionaria: ha rinunciato a ogni privilegio legato al suo status nobiliare e vende cappelli in una boutique di moda sotto il falso nome di Maria Vittoria. È qui che entra Emerantina in compagnia del piccolo Giorgio, figlio di Maria. Essendo Natale, Giorgio ha preparato una lettera per Gesù Bambino, affinché la dia al suo papà che lui crede essere in cielo. Maria, dissuadendo il bambino dal leggerla, lo affida a Cloteau per la passeggiata quotidiana. Rimasta sola, la donna alza gli occhi al cielo e chiede perdono per la menzogna che deve sostenere con il piccolo innocente. Giunge Simon ad annunziare un'imminente visita di «colui che causò tanta rovina», Cloriviere: sta per lasciare per sempre la Francia, ma prima vorrebbe baciare suo figlio. In ginocchio davanti a Giorgio, Cloriviere lo bacia e gli chiede di pregare per lui. Giunge Maurizio che incontra Maria e Giorgio: nel momento in cui la moglie gli fa capire che il piccolo non è suo figlio, disperato, tenta di fuggire. Al sopraggiungere della folla e del commissario, alla ricerca dell'attentatore che ha fatto saltare la carrozza di Buonaparte, Maurizio in preda alla disperazione si costituisce in sua vece.

ATTO QUARTO. Nel corso di una seduta notturna del Tribunale criminale della Senna, Maria confessa il suo martirio e la violenza sessuale subita, il giorno prima del suo supplizio, in prigione: il canto commuove il giudice e anche Maurizio. La Corte si pronuncia per il lieto fine e l'assoluzione dell'imputato, ma pretende che si riveli l'identità del vero colpevole. Di fronte al rifiuto di Maurizio, Cloriviere si fa avanti e, inneggiando al Re, intona la romanza "Il pleut, bergère", la cui conclusione è troncata dal colpo di pistola con cui si fa saltare le cervella.

Guida all'ascolto (nota 1)

Composta tra il gennaio del 1912 e l'inverno del 1914, Marie Victoire fu annunciata nella stagione 1914-15 del Teatro Costanzi di Roma, per poi essere tolta dal cartellone. A portare sul palcoscenico l'opera, in prima esecuzione assoluta, è stato Gianluigi Gelmetti in occasione dell'inaugurazione della stagione 2004 del Teatro dell'Opera di Roma: «Il più grande avvenimento musicale, e forse culturale, del secolo ventunesimo, dal suo principio a oggi» lo ha definito il critico musicale Paolo Isotta sulle pagine del Corriere della Sera. Come spiega Gelmetti, «è una "prima assoluta" e la sua eccezionalità sta nel fatto che non si tratta di un lavoro minore, giovanile o incompiuto, ma di un'opera assolutamente integra di un maestro nella sua prima maturità». Di Marie Victoire, infatti, si erano perse le tracce dopo che lo scoppio del primo conflitto mondiale fece decadere il progetto dell'allestimento romano. Il soggetto del libretto (tradotto in italiano da non meglio identificati Reni e Marsili) è rivoluzionario, essendo ambientato all'epoca della Rivoluzione francese e svolgendosi nell'arco di sette anni, dalla primavera del 1793 (Atto primo) al dicembre 1800 (Atto quarto). L'idea del dramma storico era stata di Giovacchino Forzano, sollecitato dall'editore Lorenzo Sonzogno a trovare un soggetto per Respighi dopo il successo bolognese di Semirima (1911). Il librettista individuò nell'omonima pièce (1911) del giornalista Edmond Henry Guiraud quell'insieme di tinte forti che avrebbero potuto fare colpo sul pubblico: verità storica, passioni sentimentali e pulsioni erotiche. All'epoca l'opera fu presa in considerazione dai maggiori Enti lirici italiani, tra cui il Teatro alla Scala di Milano che rinunciò ad allestirla a causa della ricorrenza, nel 1913, del centenario della nascita di Verdi e di Wagner.

Basata su ventun ruoli, l'opera si trova al centro della produzione di Respighi, a cavallo tra il periodo giovanile e quello della maturità. Per quanto riguarda la produzione teatrale, Marie Victoire si colloca tra l'opera seria Semirama su libretto di Alessandro Cere e la commedia lirica Belfagor da Ercole Luigi Morselli. A differenza di queste, in Marie Victoire l'organico dell'orchestra è di normali proporzioni, anche se riveste sempre una funzione da protagonista che - con colori francesi - commenta, racconta e reagisce, facendo ricorso alle tecniche leitmotiviche. Come annunciava il Resto del Carlino nel 1914, «lo strumentale è espressivo, elegante, colorito, ma scevro da virtuosità o da eccessi di colore e da troppa densità. Il canto è naturale, la melodia preponderante». Diversi sono i pezzi lirici: nel primo Atto si trova il breve duetto tra Maurizio (baritono di timbro chiaro) e Maria (soprano lirico), mentre nel secondo troviamo quello tra Maria e Cloriviere, concluso dalla lunga perorazione di Cloriviere (Andante espressivo). Il dato più rilevante della partitura è l'eclettismo stilistico: l'opera si presenta come un reticolo di citazioni o di calchi di musica in uso nel tardo Settecento, come ad esempio la romanza "Il pleut bergère" di Fabre d'Englatine (il poeta giustiziato insieme a Danton), con cui si apre il primo Atto e si chiude il quarto. Culmine del montaggio sono le scene di prigione del secondo Atto, in cui Respighi sovrappone più citazioni: il coro dei prigionieri del cortile che intona L'indovino del villaggio di Rousseau, i violini che ne eseguono l'ouverture, il canto della "Marsigliese", la "Carmagnola" e il "«ça ira".

Filippo Poletti


(1) "Dizionario dell'Opera 2008", a cura di Piero Gelli, edito da Baldini Castoldi Dalai editore, Firenze


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Ultimo aggiornamento 8 aprile 2015