Nel «Trittico Botticelliano», composto nel 1927, Respighi abbandona la grande orchestra dei suoi celebri «poemi sinfonici» per meglio evocare, con una formazione strumentale di proporzioni ridotte, la delicata, lirica tavolozza del Botticelli.
La prima impressione del «Trittico» si ispira all'«Allegoria della Primavera». Con trilli e tremoli, il musicista - come dice il De Rensis - evoca il boschetto animato dagli zeffiri primaverili e il gorgoglio delle sorgenti, mentre con la soavità di antichi motivi e coi ritmi di perdute danze suggerisce l'estatico sorriso della «Primavera» e le figure danzanti delle tre Grazie.
Il secondo brano, ispirato all'«Adorazione dei Magi», «crea un'atmosfera pastorale al suono di un'antica cantilena popolare natalizia».
Il terzo quadro, «La nascita di Venere», si svolge su un movimento ondeggiante, «quasi ad evocare la visione del mare che rabbrividisce al soffio degli zeffiri. Da questo sfondo emerge un ampio motivo costruito sulle antiche scale greche, come a rendere la suggestione pagana del soggetto».