Toccata per pianoforte e orchestra, P 156


Musica: Ottorino Respighi (1879 - 1936)
Organico: pianoforte solista, 3 flauti, 3 oboi, fagotto, controfagotto, 3 corni, archi
Composizione: Capri, Agosto 1928
Prima esecuzione: New York, Carnegie Hall, 24 Novembre 1928
Edizione: Milano, Ricordi, 1929
Dedica: Natalia e Bill Murray
Guida all'ascolto (nota 1)

Composta nel 1928 - ossia dopo i lavori del Respighi «europeo»: «Le Fontane» e «I Pini» -, la «Toccata» per pianoforte ed orchestra assume un significato «italiano»: nel senso che essa si caratterizza in relazione ad una situazione musicale propria, allora, soltanto di un'Italia a cui Martucci aveva proposto il problema della rinascita del sinfonismo, e che essa andava risolvendo, per opera di un manipolo di compositori, in direzioni ovviamente diverse e tuttavia convergenti nell'esigenza di un recupero più o meno largo dei valori storici del nostro strumentalismo, che, com'è noto, fu all'origine e alimentò quello europeo. Nella situazione musicale italiana che s'è detta, il problema prioritario da risolvere non era specificamente linguistico - ossia strutturale -, ma, per così dire, sovrastrutturale, cioè formale. Bisognava, cioè, ristabilire la possibilità di esistenza, da noi, di una forma sinfonica da contrapporre a quella melodrammatica, prima di impegnarsi a rinnovare le strutture di tale discorso o, quanto meno, di aggiornarle con quelle della contemporanea musica strumentale europea: cosa, quest'ultima, che cercarono di fare Casella, Malipiero e, fino a un certo punto, Pizzetti, ma non Respighi. Ad Ottorino Respighi, interessò, in questa «Toccata», di stabilire che un discorso sinfonico, in Italia, era possibile e dettato da una precisa necessità storica, senza preoccuparsi, per realizzarlo, di usare parole assolutamente nuove, ancora inassimilate allora dal nostro pubblico dei concerti. Così si spiega come nel 1928 - l'anno della «Toccata» - non vi sia traccia in questo lavoro delle rivoluzioni linguistiche musicali avvenute alquanti anni prima in Europa ad opera di Schoenberg, Strawinsky, Hindemith, Bartòk. Gli è che questi autori, allora, non ancora, da noi, «facevano linguaggio»; e quindi conveniva riprendere da prima di loro il filo di un discorso interrotto. E così: quali sono i punti di riferimento storici della «Toccata» respighiana? La prima presenza evocata - nel «Grave» iniziale - è quella di Bach: del Bach che ha assimilato dagli Italiani, e specialmente da Vivaldi, il gusto di un fare orchestrale che trae alimento dalle invenzioni tematiche commisurate alle specifiche possibilità degli strumenti ad arco e dal gioco dinamico delle alternanze fra «pieni» e «vuoti», proprie dei «Concerti» vivaldiani. Intramezzano questa prima sezione delle sortite solistiche, a volte «recitative» e a volte di bravura, del pianoforte: ed in tali tratti virtuoslstici lo stile bachiano sembra ripensato al modo di Max Reger, cioè in chiave armonica vagamente wagneriana. La prima sezione della «Toccata» si svolge in una forma libera ohe fa pensare a Frescobaldi, anche per il carattere «modale» più che tonale degli episodi ritmicamente ed agogicamente vari che la costituiscono. La seconda sezione, abbastanza sviluppata, è formata da un «Andante» di carattere lirico nel quale la densa corposità dell'introduzione acquista delle trasparenze che ben mettono in rilievo i prevalenti tratti in cui il pianoforte dialoga con singoli strumenti dell'orchestra.

La vera e propria «Toccata», nel significato brillante del termine, occupa l'ultima sezione. Questa inizia con un mosso tema del pianoforte - di sapore vivaldiano nel suo andamento da «moto perpetuo» - che dà luogo ad una sorta di «Giga» aerea e scintillante. Un'ampia «cadenza» del solista; quindi una solenne conclusione, dove Respighi, riprendendo a tutta orchestra e variando il motivo dell'ultima sezione, dà un saggio poderoso della sua bravura orchestrale.

Nicola Costarelli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 4 dicembre 1966


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Ultimo aggiornamento 10 dicembre 2014