Nel 1916 Respighi intraprende la Sonata in si minore per violino e pianoforte P 110. Lo stesso anno compone anche il poema sinfonico Le fontane di Roma, il primo della famosa trilogia; la sonata è portata a termine nel 1917, lo stesso anno delle Antiche arie e danze per liuto (prima suite): tre opere totalmente dissimili che dicono molto sul ventaglio linguistico e stilistico del compositore. Questa sonata, chiaramente radicata nella tradizione romantica, non impiega nessun modo gregoriano né alcun elemento caratteristico tra quelli sopra elencati. Il nucleo musicale dell'opera è un soggetto oscillante, che prende forma dalla nebbia iniziale di terzine del pianoforte; esso costituisce la base di tutto il primo movimento, ricompare dopo il culmine dell'Andante espressivo con sorprendente veemenza, e finalmente diventa, opportunamente modificato, il tema della passacaglia con venti variazioni. Ciò impone alla sonata una forma ciclica. Se per la parte pianistica è richiesto un virtuosismo prodigioso, l'esecuzione gratificante del violino rispecchia la conoscenza personale dello strumento da parte del compositore: la tecnica violinistica di Respighi era altamente professionale, avendo egli studiato lo strumento e debuttato con uno spettacolare esordio all'età di 20 anni eseguendo Le Streghe di Paganini.
François R. Heiler-Nupin