Del 1906 sono i Cinque Pezzi P062, pubblicati a Vienna, dove la casa editrice Mozarthaus, gestita dal triestino Carlo Schmidl, dava impulso notevole alla diffusione degli autori italiani. Rappresentativi di una fase evolutiva più matura, in cui il violinista va lasciando spazio creativo sempre più ampio al compositore, questi sketches non impongono un ascolto in sequenza, come dimostra il fatto che siano stati pubblicati singolarmente. Insieme, piuttosto, formano una sorta di polittico articolato in sei miniature, ognuna in grado di esibire la propria carica inventiva - formale e melodica - in margini ridotti. I titoli, la cui funzione sembra essere più allusiva che didascalica, forniscono delle cordinate emotive, mentre i brevi racconti si snodano in un sapiente equilibrio di luci e ombre che contribuirà a fare dell'op. 62 uno dei punti di riferimento della letteratura cameristica di inizio Novecento. Gran tessitore di temi melodici, Respighi fornisce un pregevole esempio di questa sua qualità nella Romanza che apre il ciclo. Aubade è appena uno schizzo, attraversato da echi popolari. Con Madrigale l'autore si addentra con acclarata consapevolezza nel territorio classico, ma la traccia di base è trasformata fino a dare sviluppi sorprendenti. Ancora una melodia dolcissima per la Berceuse, sostenuta da una trama pianistica fitta e sapiente. L'ultimo brano, Humoresque, è anche il più lungo dei cinque, trovando sviluppo in tre sezioni che si intersecano, facendo seguito alla brillante cadenza violinistica di esordio.
Stefano Valanzuolo