Fra i compositori appartenenti alla generazione dell'ottanta, Respighi e Malipiero si sentirono più direttamente, seppur in modi assai diversi, sollecitati dalla corrente del gregoriano. Oltre che con il concerto per violino e orchestra (1922), Respighi si richiama esplicitamente al canto gregoriano col quartetto dorico, il concerto misolidio, i tre preludi per pianoforte. Ma tutta l'opera sua appare in qualche modo legata a elementi e a suggestioni derivanti dalle melodie medievali. Come già i compositori francesi usciti dal «renouveau», il Maestro italiano se ne vale per un fine puramente artistico, corrispondente a un bisogno di libera euritmia del discorso, di una trasparenza riguadagnata alla diatonicità, dopo l'ancor recente esperienza del cromatismo postromantico.
Nel concerto per violino queste premesse si attuano con una invenzione fondata su temi gregoriani o arieggianti il gregoriano, vivacemente articolati, con svolgimenti che alle volte assumono un andamento rapsodico. Nel primo tempo dominano due motivi ariosi presentati nell'andante introduttivo, l'uno calmo, su accordi di quinte e ottave, l'altro a ritmo puntato e di un sapore pastorale. Il discorso è principalmente fondato sulla libera variazione e la parafrasi della melodia. Principio che viene più strettamente mantenuto nel secondo movimento, dove lo spunto tematico insiste alle volte nell'orchestra a guisa di un «ostinato», consentendo al solista di svolgervi intorno dei disegni espressivi, di natura felicemente violinistica (Respighi, come è noto, è stato in giovinezza un violinista brillante); oppure la variazione si compie in senso coloristico, rinnovando la melodia attraverso il timbro e la disposizione strumentale. Il finale è una brillante parafrasi sul motivo dell'Alleluja.