La campana sommersa, P 152

Opera in quattro atti

Testo del libretto (nota 1)

ATTO PRIMO
Un prato fra i monti, ricinto di abeti sonori. A sinistra, in fondo, si vede una piccola casa, mezzo nascosta dalla rupe imminente. Dall'altra parte, ma più innanzi, sul limitare della selva, è un antico pozzo. Una fanciulla, una bimba quasi, è seduta sulla sponda del pozzo: è RAUTENDELEIN, creatura di spiriti. Pettina essa la sua fluente capellatura d'oro e di rame, e si schermisce da un' ape che le aleggia intorno al capo.
RAUTENDELEIN
Su, ronzio d'oro, su! Che vuoi? Che cerchi?
Perchè t'avvolgi, uccelletto di sole,
contro di me? Va! lasciami! Son forse
un fiore? E la mia bocca una corolla?
Via, lasciami, via! Hulle, hulle, hulle,
via, marsch!
(L'ape vola via.)
Oh! finalmente!
(Si pettina silenziosamente un poco. Ad un tratto s'affaccia sul pozzo e grida:)
Ondino, olà! Resta in ascolto. Non m'ode.
(Scrolla le spalle e riprende a ravviarsi la chioma, cantando:)
Chi son io? Piccola fata
son gemmata
fuor del cortice d' un pino,
o fluii, cerulea ninfa,
dalla linfa
d' un ruscello cristallino?
Nata son da una carezza
della brezza
alla fiamma
d'un roseto porporino?
Ah, conoscer la mia mamma! ...
ah, sapere il mio destino ...
(S'affaccia ancora sul pozzo e chiama:)
O vecchio ondino, vieni su, sii buono! ...
Nonna dei boschi è andata a cercar pigne
ed io m' annoio tanto ... Via, raccontami
qualcosa ... Viene, viene! Fa glu glu,
glu glu ... Le bollicine argentee salgono ...
(Appare fuor del pozzo. dalla cintola in su, un vecchio SPIRITO DELLE ACQUE, coronato di giunchi e di musco.)
Eccolo! Ah, bello no, bello non sei ...
L' ONDINO
(stillante acqua, soffia come una foca e batte le palpebre pei assuefar l'occhio alla luce del giorno.)
Brekekekex!
RAUTENDELEIN
(imitando.)
Brekekekex, già! Senti
la primavera e te ne maravigli?
L' ONDINO
Brekekekex !
RAUTENDELEIN
Dormivi? dormi ancora?
Non mi vedi?
L' ONDINO
(offeso.)
Brekekekex! Non essere
impertinente, scimmietta ... M'intendi?
Sì, scimmia ... E dico quorax, quorax, quak,
quak, quak, quak ...
RAUTENDELEIN
(ridendo e saltellando.)
Signor zio, se lei s'adira,
giro tondo,
gira gira,
un compagno più giocondo
troverò,
chè son giovine e son bella,
mirondella,
e lo so...
(Con grido di baldanza:)
Eja, giovine e bella!
IL FAUNO DELLA FORESTA
(ancora invisibile:)
Holdriho! Holdriho!
RAUTENDELEIN
Vieni, faunetto, a danzare con me!
IL FAUNO
(appare tra gli abeti: ha piccole corna sulla fronte, rada barba caprina, coscie e zampe di becco. Saltella gaiamente fin presso Rautendelein, e la tenta, lascivo:)
Io danzare non so... ma un altro ballo.
ninfetta, se lo vuoi, t'insegnerò ...
Vieni con me nel folto, dov' è un salice
cavo ed antico, che mai non intese
canto di gallo nè murmure d' acque.. .
Vieni! Laggiù sul mirabile sufolo
un invito alla danza intonerò ...
RAUTENDELEIN
(schivando l' avvolgimento, beffarda:)
Io, con te? Zampa vellosa,
zampa caprina, sette e sette,
corri dietro alle caprette ...
Io son svelta e la pelle ho ròsa ...
Marameo!
(Fugge, invano inseguita dal Fauno.)
L' ONDINO
(che ora è seduto sulla sponda del pozzo, si che s'intravvede la parte inferiore del suo corpo, squamosa e muscosa:)
Quak, brekekekex! Selvatica
è sempre, il fuoco folletto l'abbruci!
IL FAUNO
(ritornando verso il pozzo:)
Bene sarebbe l'addomesticarla ...
(Accende una sua pipetta, sfregando un fiammifero sullo zoccolo.)
L' ONDINO
Che nuove, a casa?
IL FAUNO
Bah, così, così ...
Qui si sta bene: è caldo. Ma da noi
lassù, sibila il vento, e sferza, e spazza.
L' ONDINO
E nient' altro di nuovo?
IL FAUNO
Ieri ho mangiato i primi raperonzoli,
e stamane sull' alba sono uscito
di casa, e pel burrone
sono disceso nell'alta foresta.
Han scavato la terra,
han spezzato la roccia ... Maledetti!
Ecco: non v'ha cosa che più m'irriti
che vedere inalzar cappelle e chiese
e udire il cupo suon delle campane.
L' ONDINO
Oimè !
IL FAUNO
Sta il nuovo tempio
sull'ardua rupe: sorge
con le finestre acute e con la torre
ed in cima la croce. S' io non era
già qui s'udrebbe
il bestiale muggir della campana
pendula in alto ...
Ah, no! Giace silente in fondo al lago.
Poffare! È stata una celia diabolica ...
Otto rozze soffiavano, legate
alle corde, e tiravano su il mostro
penosamente; il carro cigolava
per lo sforzo e soffriva anch'esso. Quando
furono presso alla ruina, io svelto,
alla maniera faunesca, li tolsi
tutti di pena.
Ghermii la ruota e ne divelsi un raggio:
la campana oscillò, scivolò giù;
un altro colpo, un' altra spinta ed eccola
che a capo steso ululando precipita.
Vedi come saltella
e ad ogni salto strilla!
Di roccia in roccia la palla di ferro
suona e risuona, geme, rugge, supplica.. .
In fondo l' acque s' aprono e l' accolgono.
Or vi resti per sempre e dorma in pace.
È disceso il crepuscolo.
Durante il racconto del Fauno, si erano udite, flebili e indistinte poi più vicine, invocazioni di aiuto. Ed ecco apparire ENRICO: subito il FAUNO dilegua nella selva e l'ONDINO scivola giù nel suo pozzo. Il fonditore di campane è pallido, affranto, riarso dalla febbre e dall'angoscia: penosamente si trascina fino alla porta della casetta.
ENRICO
O buona gente, apritemi ...
Sono smarrito ... Aiuto !
Sono caduto ... non ne posso più ...
È caduto sull' erba.
Cumuli di nubi purpuree trascorrono sulle vette. tramontato il sole: una brezza notturna accarezza il prato e lo fa rabbrividire.
RAUTENDELEIN apre la porta della casetta. si avvicina al giovine, si inginocchia presso di lui.
ENRICO
Dove son io? Buona fanciulla, dimmi.
RAUTENDELEIN
Qui, in mezzo ai monti ...
ENRICO
Gih ... sui monti ... Si ...
ma... come son qui giunto ... come? Dimmelo.
RAUTENDELEIN
Questo, caro straniero, io non lo so.
ENRICO
Tutto mi sembra un sogno ...
un sogno ... E, certo, io sto sognando ancora...
(RAUTENDELEIN entra rapidamente nella casetta e subito ne esce recando una ciotola di latte.)
RAUTENDELEIN
Ecco del latte :
debole sei, bisogna che tu beva ...
ENRICO
Si, bere ... voglio bere ... Dammi, dammi ...
RAUTENDELEIN
Avvezzo alla montagna non mi sembri:
Sei degli uomini che abitan le valli
e smarrita hai la via, come una sera
avvenne a un cacciatore che, inseguendo
la selvaggina, qui cadde per morto.
ENRICO
Ah, parla, parla ancora!
La tua bevanda era fresca: più dolce
è il refrigerio delle tue parole.
Non mi destare, bimba; ti dirò ...
sono caduto ... Ma no... parla tu. ..
La tua voce soltanto io voglio udire,
voce fatta da Dio pura e celeste.
Parla... parla... Perchè taci? Perchè
non canti? Io son caduto, te l'ho detto,
ma non so come. Ed ora...
ora son morto. Dimmi che son morto,
di' che nessuno mi risvegli più.
RAUTENDELEIN
(incerta:)
Mi sembra che tu viva ...
ENRICO
(in estasi, prendendo la mano della fanciulla tra le sue mani. Essa la ritrae, esita, poi l'abbandona indecisa, inquieta.)
Come sei dolce ... Resta.
Io già ti vidi ... dove t'ho veduta?
Ho lottato, ho servito
per te ... per te ... Quanto tempo? Volevo
mescolare la tua voce nel bronzo
della campana, disposarla all' oro
del giorno, quando si festeggia il sole:
ecco il capolavoro
cui tendevo e cui giungere non seppi!
Ed ho pianto tante lagrime di sangue ...
RAUTENDELEIN
(commossa:)
Piangevi ... che vuol dire? Non ti posso
comprendere. Che cosa son le lagrime?
ENBICO
(dolcemente, perdutamente, volgendo intorno lo sguardo:)
È bello qui: risuonano
strane voci. Gli abeti cupi accennano
solennemente, e muovono le braccia.
La leggenda trascorre la foresta,
sì, la leggenda vestita di nebbia ...
RAUTENDELEIN
Sta quieto, dormi ...
ENRICO
(con voce debolicsima, cercando di trattenere la fanciulla che si è un po' discostata:)
O tu, leggenda, abbracciami!
RAUTENDELEIN
(si leva stupita, trepidante, e guarda fiso il giovine. Subitamente getta un grido angoscioso:)
Nonnina !
LA STREGA
(risponde dail, interno deila casetta:)
Figlia !
RAUTENDELEIN
Vieni !
LA STREGA
(ancora invisibile:)
Entra tu, aiutami
ad accendere il fuoco ...
RAUTENDELEIN
(sempre immobile e fisa nell'aspetto del giovine che giace come morto:)
Nonna !
LA STREGA
Sbrigati,
chè bisogna dar l' erba alla capretta
e mungerla ...
RAUTENDELEIN
Nonnina, aiuto... muore !
LA STREGA
(appare sulla soglia, recando in mano una scodella.)
Micio, micino, vieni ...
(Volge lo sguardo indifferente al caduto e crolla il capo:)
Non C' è nulla
da fare. È figlio d'uomini e morire
deve. È, così. Lascialo stare: è meglio.
(Sbucano dalla selva otto o dieci SPIRITELLI e s'aggruppano intorno alla scodella che la Strega ha deposto in terra.)
Hulle, hulle, mimmina bella,
ecco il latte nella scodella.
Hulle, hulle, gnomi del bosco,
eccovi il latte e il pane fresco,
il crostino che si rosicchia ...
Un po' per uno e si sparecchia.
Ecco fatto. Più non ce n'ho :
basta per oggi! Sciò, sciò, sciò!
Gli SPIRITELLI fuggono nella selva, come sono venuti.
È sorta la luna.
Sulla rupe che sovrasta alla casetta appare il FAUNO e con la mano alla bocca imita l' eco d' un grido.
IL FAUNO
Aiuto ! Aiuto !
LA STREGA
Che C' è?
VOCI LONTANE
(dalla selva)
Mastro Enrico!
IL FAUNO
Aiuto ! Aiuto !
LE VOCI
Mastro Enrico!
IL FAUNO
Vengono.. . dilegua
LA STREGA
Vengano pure: a me che me ne importa?
Rientriamo in casa e spegni il lume. Noi
dormiamo. Presto.
RAUTENDELEIN
(che era rimasta fin ora assorta e fisa nel tormento di Enrico, risponde con voce di dispetto, torva:)
Non voglio.
LA STREGA
Non vuoi?
RAUTENDELEIN
No.
LA STREGA
Che cosa?
RAUTENDELEIN
Lo vengono a cercare...
LA STREGA
Ebbene?
RAUTENDELEIN
... ed io non voglio.
LA STREGA
Figlia, vieni.
Lascia questo mucchietto di miserie
del cielo: e che lo levino e lo portino ...
I morti con il morto. Morir deve,
e lascialo morir, chè gli fa bene.
ENRICO
(vaneggiando:)
Il sole fugge ...
LA STREGA
E non l' ha mai veduto
il sole, poveraccio ... Andiamo, andiamo.
Ascolta me, figlia: io ti voglio bene.
(Entra nella sua casetta.
RAUTENDELEIN, rimasta sola. ascolta. S' ode ancora chiamare: "Enrico, Enrico!".
Allora la fanciulla coglie un ramo fiorito e traccia un cerchio intorno al caduto, pronunciando magiche parole)
RAUTENDELEIN
Col primo ramo fiorito
io traccio il magico cerchio,
come la nonna m' apprese.
O tu che venisti, immune
rimanti, e restami, tuo
e mio, però che niuno
qui entri, nè uomo nè donna,
nè adolescente nè vecchio.
Si nasconde nell' ombra.
(L'un dopo l'altro, escono dalla selva il BARBIERE, il MAESTRO, il CURATO.)
IL CURATO
Vedo una luce.
IL MAESTRO
Anch' io.
IL CURATO
Ma dove siamo?
IL BARBIERE
Lo sa il buon Dio ...
IL MAESTRO
E dev' esser qui presso:
di qui veniva il grido.
VOCE LONTANISSIMA
Aiuto !
IL CURATO
Ancora
una voce...
IL BARBIERE
Lontana ...
IL CURATO
E vicinissima
era dianzi ...
IL MAESTRO
Non l' odo.
IL BARBIERE
Iddio ci guardi,
questo è il Piano d' Argento, ecco, e noi siamo
a men di cento passi dalla casa
della strega! Carogna maledetta!
Andiamo via!
IL MAESTRO
Ma che strega! che streghe!
Io vi dico che qui certo è il Maestro
delle Campane, certo come spero
d'andare un giorno in Paradiso... Attenti,
or che le nubi svelano la luna,
attenti, amici, attenti ... Ah! che v'ho detto?
IL CURATO
È vero!
IL BARBIERE
Mastro Enrico!
(Accorrono tutti, urtano nel cerchio magico, retrocedono gridando insieme:)
IL BARBIERE, IL MAESTRO, IL CURATO
Ahi!
RhUTENDELEIN
(appare e scompare, ridendo beffarda.)
Ah! ah! ah!
IL BARBIERE E IL MAESTRO
(dopo un momento di sileiizio e di stupore:)
Che cosa è questo?
IL CURATO
Un riso.
IL MAESTRO
Già.
IL BARBIERE
La femmina
d' inferno ...
IL CURATO
(impugnaiido alta la croce, avanza risolutamerite verso la casetta:)
Sia come dite. E se è il Diavolo
stesso, che qui s'annida, avanti! addosso!
Lottiamo armati del verbo di Dio,
chè rare volte Satana ne apparve
così maligno come oggi, che in una
abbattè la campana e il suo artefice,
il servo del Signore e quella voce
che doveva cantare le sue lodi
dall' alta vetta e spargere nei cieli
un messaggio d' amore e di bontà.
Or qui noi siamo i soldati di Dio.
Batto alla porta.
IL BARBIERE
Non lo fate!
IL CURATO
(battendo:)
lo batto.
LA VOCE DELLA STREGA
Chi è là?
IL CURATO
Un cristiano!
LA VOCE DELLA STREGA
Cristiano o pagano
che volete da me?
IL CURATO
Apri !
LA STREGA
(apre e appare siilla soglia, con in mano un lumino acceso)
Che vuoi?
IL CURATO
Donna, in nome del Dio che tu non temi ...
LA STREGA
(interrompe.)
Oè, qui male si comincia! male!
IL MAESTRO
Chiudi la gola maledetta, e taci!
IL BARBIERE
(facendosi continuamente il segno della croce)
E non credere ch'io tema il malocchio!
IL CURATO
Donna, in nome del Dio che non conosci,
lascia il tuo gioco d' inferno, ed aiutaci.
Qui giace un uomo, un servitor di Dio,
che mercè l' arte sua domina l' aria
per gloria del Signore
e per maledizione eterna ed onta
delle potenze infernali...
LA STREGA
Finiamola !
Che vi prendiate quel povero diavolo
che giace là, non mi cale. Io non feci
a lui male. Se può, campi. Per me
finchè avrà fiato lascierò che viva ...
Prendete la barella, e trasportatelo
il fonditore di campane fesse. ..
IL CURATO
Bestemmiatrice, immagine di froda,
taci e riprendi la via dell' inferno.
(I tre uomini hanno rapidamente formato una barella di rami e di frasche ed ora vi adagiano Enrico.)
LA STREGA
Basta di ciancie! So le vostre prediche ...
le so... le so... Rientra e sbatte la porta.
IL CURATO
Diavolessa!
IL BARBIERE
Tacete:
a esasperarla ci porta sventura.
(Il Barbiere e il Maestro levano la barella e si avviano. Tutti scompaiono eritro la selva.
La luna è piena, alta. Il prato è inondato d'argento. Sul limitare del prato appare una ELFE, poi un' altra, poi un' altra ... Emergono lunghe nei fluenti veli, e per la cheta sera chiamano le sorelle; poi guidano danze sotto l' imminente luna, cantando in coro.)
LA PRIMA ELFE
(mormora:)
Sorella!
LA SECONDA ELFE
Sorella!
LA PRIMA ELFE
Bianca
e bionda regna la luna
sovra il paese dei monti:
fredda è quest' alba sui prati.
LA SECONDA ELFE
Donde vieni?
LA PRIMA ELFE
Di laggiù
ove la luce si frange
sull' acqua della cascata
nei sette vaghi colori;
dov' è la roccia che piange
perle e la spuma si sfiocca,
entro gli abissi sonori
la via secreta ho trovata.
LA TERZA ELFE
(accorrendo:)
Sorelle, si danza a tondo?
PRIMA ELFE
Via, presto, il volo si scocca!
LA SECONDA ELFE
Donde tu vieni?
LA TERZA ELFE
Lassù,
nel lago freddo e profondo
che m' è adamantina cuna,
dove si specchian le stelle,
ho preso al chiaro di luna
un velo a lame d' argento,
e giù verso voi, sorelle,
sono fuggita sul vento.
LA PRIMA ELFE
Sorelle! Su, capo biondo!
LA SECONDA ELFE
Canta, ghirlanda, il tuo coro!
LA TERZA ELFE
Ghirlanda, canta, ghirlanda!
LA PRIMA ELFE
Gira a tondo! capo d' oro.
TUTTE
Ghirlanda, canta, ghirlanda!
(RAUTENDELEIN è venuta sulla soglia della casetta e guarda la danza delle Elfi. La luna l'irraggia di luce.)
RAUTENDELEIN
O Elfi, o Elfi !
LA PRIMA ELFE
Una voce...
LA SECONDA ELFE
Ahi, mi s'impiglia la veste
a un ramo secco di noce...
RAUTENDELEIN
O Elfi, o Elfi!
LA TERZA ELFE
Su leste,
chè mi si lacera il velo
trapunto a fili d'argento!
RAUTENDELEIN
(entrando nel giro tondo:)
Prendetemi nella ghirlanda
ch' io danzi con voi giro tondo:
l' argentea mia veste confondo
con la tua veste, o Elfe blanda.
Prendetemi nel vostro coro,
Elfi dalla chioma d' oro.
Anch'io sono lieve e son bionda ...
TUTTE
Ghirlanda, ah, canta, ghirlanda!
RAUTENDELEIN
... pur vago un pensiero m'attrista ...
Elfe, è caduta nell' onda
una campana ... L'hai vista?
LE TRE ELFI
Ghirlanda, canta, ghirlanda!
Danza con noi giro tondo.
RAUTENDELEIN
Elfe, è caduta nell' onda
una campana ... L' hai vista?
TUTTE
Il canto nell' aria si spanda
giro tondo, giro tondo,
ghirlanda, ghirlanda, ghirlanda!
c'è una campana nel fondo.
IL FAUNO
(sopraggiunge e a salti caprini irroinpe nel giro)
Il canto è un invito all' amore,
il ballo alle nozze c' invita:
or grida, s'io colgo il tuo fiore,
il canto di gioia e di vita!
(Ghermisce un'Elfe e la solleva: l'Elfe si torce e repugna, inentre il Fauno la rapisce via dentro il bosco. Le altre ELFI dileguano ululando.
RAUTENDELEIN, sola e pensosa, siede sulla sponda del pozzo. Emerge lo SPIRITO DELLE ACQUE.)
L' ONDINO
Brekekekex, hrekekekex ... Sei tu?
che hai?
RAUTENDELEIN
Son tanto triste, ondino caro,
tanto triste ...
L' ONDINO
(malizioso)
'Brekekekex, da quale
occhio?
RAUTENDELEIN
(turbata, confusa, indicando l'occhio sinistro:)
Da questo ... Perchè? non mi credi?
L' ONDINO
Si, credo, credo ...
RAUTENDELEIN
Guarda cosa c'è.
L' ONDINO
Un bel diamante:
brillano in questa gemma, a riguardarla,
tutte le gioie e le pene del mondo.
Si chiama lagrima.
RAUTENDELEIN
E allora mi sembra
che son io che l' ho pianta questa lagrima ...
(Fissa lontano gli occhi lagrimosi.)
Voglio andarmene, andarmene lontano.. .
L' ONDINO
(dolorosamente:)
E che t'ho fatto? Perchè, dove andare?
Forse nel mondo maledetto e cieco?
RAUTENDELEIN
Nonna dice che tu sei buono e saggio:
guarda i ruscelli che saltan fra i sassi
filo d' acqua non v' ha, per quanto piccolo,
che non trascorra giù verso la valle.
L' ONDINO
(con voce dolorosa, poi insistente, suasiva:)
Quorax, brekekekex ... Ma non tu ,... no,
principessa Rautendelein, non tu,
nata per esser la sposa d'un re!
Ho una corona di cristallo verde
e te la donerò, nella mia reggia
che azzurro ha il pavimento, e le pareti
di madreperla e di roseo corallo.
RAUTENDELEIN
Se la corona è di puro zaffiro
cingine il capo alle tue vaghe figlie.
Basta a me l'elmo d'oro dei capelli:
è una corona che splende e non pesa.
(Si leva, s'avvia.)
L' ONDINO
(con angoscia crescente:)
Dove vai? dove vai?
RAUTENDELEIN
Che te ne importa?
L' ONDINO
Assai, brekekekex ...
RAUTENDELEIN
Dove m' aggrada.. .
L' ONDTNO
Dove t' aggrada?
RAUTENDELEIN
Andrò ... di qua ... di là...
L' ONDINO
Di qua. .. di là ...
RAUTENDELEIN
(levando alte le braccia:)
Nel paese degli uomini!
(Correndo dilegua entro la selva.)
L' ONDINO
(costernatissimo:)
Quorax!
(gemendo)
Quorax!
(come un sospiro)
Quorax!
(crollando il capo)
Brekekekex!

ATTO SECONDO
Una stanza di vecchio stile tedesco, nella casa del Maestro delle campane. La parete di fondo è per metà occupata da una profonda nicchia, cori il focolare e il camino: sui carboni spenti v'ha un paiolo di rame. L' altra metà della parete è aperta a finestra: accanto alla finestra è un lettuccio. In ciascuna parete laterale, una porta: quella di sinistra conduce all'officina, quella di destra all'andito. Avanti, a destra. è una tavola con qualche seggiola intorno; sulla tavola un boccale di latte, tazze, pane. Una piccola secchia è li presso. La stanza è adorna di immagini: copie di Adam Kraft, Peter Vischer e d'altri. Campeggia un crocefisso in legno dipinto.
I due FIGLI DI ENRICO, l'uno di cinque e l'altro di nove anni, vestiti da festa, siedono a tavola e han d'nnanzi la loro bella tazza di latte. La signora MAGDA, anch'essa adorna delle sue vesti migliori, entra da destra recando in mano un fascio di primule. È mattino di buon'ora, e la luce a poco a poco aumenta.
LA SIGNORA MAGDA
Ve', bimbi, quante primule! In giardino
c'è un cantuccio di fior tutti così!
E noi, nel giorno che onorano il babbo,
ci adorneremo come si conviene.
I BIMBI
Un mazzolino ! A me !
MAGDA
Ciascuno avrà
cinque fiori: e sapete che uno solo
basta ad aprire il cielo. Ora bevete
il vostro latte e mangiate il buon pane:
erta è la via fino alla chiesa, e lunga.
UNA VICINA
(dalla finestra)
Siete già desta, vicina?
MAGDA
Altro che!
occhio tutta la notte non ho chiuso
per aspettare il disiato sole:
ma fresca son, come dormito avessi
un dolce sonno... Bel tempo, mi pare.
LA VICINA
E mastro Enrico non è ritornato?
MAGDA
Dura fu la fatica e dolce è il premio.
Ah, non immaginate come pura
e chiara e pia suoni la nuova voce!
Ascoltatela quando canterà
la prima volta: è una preghiera, un coro
d' angeli, che conforta e benedice.
LA VICINA
Certo che sì: però mi maraviglia
questo, vicina mia: dalla terrazza
si scorge la chiesetta in mezzo ai monti,
e dovevano dare il segno, appena
issata la campana sulla torre.
Ma la bianca bandiera ancor non sventola
MAGDA
Guardate bene, e certo or la vedrete.
LA VICINA
Dicono che gli Spiriti dei monti
abbiano in odio la chiesa e la squilla ...
MAGDA
Per l'amore di Dio! ...
LA VICINA
Ma non so nulla ...
non tremate, vi supplico ... No, no,
chè non si parla d'alcuna sventura:
una ruota spezzata, a quel che dicono,
e, pare, un po' di danno alla campana. ..
Ma non si sa...
MAGDA
Pur ch'egli mi sia salvo,
che fa? che fa? ... pur ch'egli mi sia salvo!
Prendete i bimbi, vi prego ... Volete?
LA VICINA
Ma certo, certo! li terrò con me.
MAGDA
(fa uscire i due bimbi dalla finestra; e intanto dice, con voce rotta dall' emozione:)
Custoditeli nella vostra casa
mentr'io m'affretto, quanto posso, e corro
a vedere ... a portare aiuto ... a... a...
Io debbo essere là dov'è il Maestro.
(Esce precipitosamente. La vicina con i bimbi s'è allontanata. S'ode, non lungi, un lieto coretto di bambini che giocano.)
CORO DI BAMBINI
Tutti quanti son già qui
gli uccellini! oh, quanti!
Da ogni fronda «uit uit ui!»
da ogni gronda «cirelì!»
fan richiamo e pare, sì,
che ogni ramo canti.

Tutti quanti già in cortil
i bambini! Avanti!
Chi tra i fiori oili, oilà.
danze e cori guiderà?
Ben tornato, o dolce April,
ogni prato canti.
(A poco a poco si stende, sulle fresche voci infantili, un brusio di folla lontana; il mormorio cresce rapidamente, si distingue in parole di domanda, di incitamento, di commiserazione. La folla passa sotto la finestra: in un istante di silenzio se n'ode lo scalpiccio. Entra, a passo svelto, il CURATO: si guarda d'intorno come cercando qualcosa; poi va rapido al letto e lo scopre. Il MAESTRO e il BARBIERE varcano la soglia portando, sulla barella di rami e di frasche, ENRICO svenuto. Accanto cammina MAGDA, sconvolta, contratto il viso da un dolore profondo e arido: un uomo e una donna le camminano ai fianchi, pronti a sorreggerla. Dietro loro viene la folla, commossa e silenziosa.)
IL CURATO
Coraggio, Magda, Iddio v'aiuterà.
L'abbiam levato su questa barella
come morto, ma poi s' è ravvivato,
e il medico l'ha visto e dice che
c'è speranza...
MAGDA
(smarrita:)
Sperare, Dio del Cielo ...
Un batter d'occhio ... ero cosl felice ...
Che cosa avviene? Che cosa è avvenuto?
Si guarda intorno, immemore, cercando:
I bimbi ... i bimbi ...
(Quasi ostile, si volge alla folla:)
E che volete, voi
tutti qui? Via !
(Al Curato, ai Maestro, al Barbiere:)
Ma ditemi
che cosa gli è accaduto ... Siete muti?
IL BARBIERE
Nessuno sa, nessuno lo può dire ...
Volle fermare il bronzo che cadeva?
Sol questo è certo, che se voi vedeste
il luogo dove cadde, inginocchiata
ringraziereste Iddio. .. Ch' ei viva ancora
è un miracolo, dico, in verità.
ENRICO
(con debole voce:)
Datemi un sorso d' acqua.. .
MAGDA
(correndo a prender l'acqua:)
Tutti via !
IL CURATO
(alla folla:)
Via, buona gente, lasciamoli in pace.
(La gente mormora parole di saluto ed esce lentamente. Il brusio a poco a poco si allontana.)
IL CURATO
Se vi bisogni di me, cara Magda,
sapete dove trovarmi.
IL BARBIERE
E me pure.
IL MAESTRO
Io resterò ...
MAGDA
No, nessuno, nessuno !
(I tre uomini si consultano a voce bassa, poi escono silenziosi. MAGDA è inginocchiata accanto al lettuccio e porge l'acqiia al malato)
Sei desto, Enrico?
ENRICO
(quasi fra sè:)
Morire ... morire ...
MAGDA
Ah, Enrico, no! ... Ch'io tremo tutta, quando
parli così...
ENRICO
Vinci la tua paura
per vivere ... chè ti bisogna vivere ...
MAGDA
Io non posso ... io non voglio ... senza te.
ENRICO
Pianto di bimba, non mi tormentare!
Non è degno di te, perchè sei mamma...
MAGDA
Dio mi perdoni, ch' io t'amo assai più
dei nostri figli, più di me, di tutto.
ENRICO
Ah, triste voi, o dolci creature,
e tristo, tristo, tristo io, condannato
a togliervi di bocca il latte e il pane.
(dolcemente)
Dammi la mano. Il male che ti feci
con parole e con atti, e le ferite
molte al tuo amore... perdonami, Magda.
MAGDA
Io perdonare? io te?
Ma se tu m'ami, Enrico, non dir questo!
Ben sai che la mia vita ...
ENRICO
(tormentato:)
Io non lo so.
MAGDA
Povera, ignara, inquieta io mi vivevo
sotto un ciel grigio, livido di pioggia:
tu mi chiamasti, e via verso la gioia!
Nè mai tanto il tuo amor conobbi, come
quando dal buio, con la mano forte,
volgesti la mia fronte contro il sole.
ENRICO
(inquieto:)
Io muoio: è bene. Dio vuole il mio bene.
Vivessi, Magda ...- vienmi più vicina -
meglio per me, meglio per te, ch' io muoia.
Perchè hai fiorito ed ho colto il tuo fiore
credi ch' io sia la virtù che t' avviva?
Non io; l'eterno Fattor di miracoli
che nella selva domani a mille a
mille i fioretti della primavera
discioglierà dalle invernali brume.
Meglio per te, meglio per me, ch'io muoia.
Sì, l'opera malvagia
era: la mia campana, ch'è sommersa,
nata non era per le vette, nata
non era per destar gli echi dei monti.
MAGDA
(accarezzandogli i capelli, con grande dolcezza.)
No, caro, no... tu non udisti, io si,
che il curato all' accolito diceva :
«Come si spargerà chiara la squilla!»
ENRICO
(febbricitante:)
A valle suona e non sulla montagna:
soltanto io vedo ... Il curato non sa.
MAGDA
Cento campane
da cento torri cantan la tua gloria;
la bellezza dell'anima tua versano
a piene coppe sui borghi e sui pascoli,
e nei sanguigni occasi e nelle aurore
d'oro ti aduni tu, voce di Dio!
ENRICO
Là, nell'alpestre lago
l'ultima creatura della forza
mia, dell'arte che fu mia, si giace.
La vita, che crear meglio non seppe,
io l'ho gittata con l'opera mala
giù, nell'alpestre lago.
Ringiovanire, ecco, dovrei, per vivere.
Forse trarrei, da un favoloso fiore
maraviglia dei monti, un nuovo frutto.
Fiammante sangue nel cuore mio giovine,
vigor nei polsi, nei muscoli acciaio,
e a generar l'inaudito prodigio
il grido vittorioso!
MAGDA
Enrico, Enrico,
se potessi capire la tua pena!
La fontana che dà la giovinezza
io cercherei coi piedi sanguinosi,
per morire, morir nella sorgente
che desse nuova vita alle tue labbra.
ENRICO
(tormentato, delirante:)
O amore, amore! No, non voglio, no,
il beveraggio: sangue è nella fonte ...
sangue ... no... va, va ,... lasciami morire.
(IL CURATO entra, seguito da una giovinetta che porta un cesto di frutta. La giovinetta vestita da campagnola; si ferma sulla soglia, timida e muta.)
IL CURATO
Come va, cara Magda?
MAGDA
Ah, male assai!
Lo tormenta un'angoscia incomprensibile
e non so che temere e che sperare ...
(Si getta uno scialletto sulle spalle, nervosamente:)
Conoscete la donna dei miracoli?
IL CURATO
Sì, cara Magda, e perciò son venuto:
abita poco lontano e si chiama ...
come si chiama? ... Monna del Trifoglio.
È un'onesta e pia vedova, e conosce
i segreti dell' erbe che guariscono
miracolosamente ... Se volete. ..
MAGDA
Oh, sì, sì, reverendo.
IL CURATO
Adesso? subito?
MAGDA
(che soltanto ora s' avvede della presenza della giovinetta:)
Che cosa cerchi, ragazza? chi sei?
IL CURATO
È Anna del casale di Michele,
ma non l' interrogate, perch'è muta.
Porta le frutta. È, una buona figliuola.
MAGDA
(confusa, come chi parla pensando ad altro.)
Vieni dunque, bambina. (Che volevo?)
Guarda: è malato. Appena egli si desti
sii lì vicina: intendi quel che dico?
(La donna del Trifoglio ...) Torno subito,
torno subito ... Oh, Dio, povera me!
(Esce.)
IL CURATO
(alla ragazza:)
Bene tu fai, e Dio te ne rimeriti.
Ma quanto sei mutata, figliuoletta,
da che più non ti vidi!
No, veramente, a chi meglio riguardi,
sei tu e non sei tu: la principessa
delle favole, sembri. Ora su, bagnagli
la fronte, su... Arde!
(a Enrico)
Che Dio ti sani.
(Esce.)
(La giovinetta si spoglia subito della sua timidezza: è Rautendelein, che con improvvisa alacrità corre al focolare, soffia sulla cenere, affretta il bollir del brodo nel paiolo. E canta:)
RAUTENDELEIN
Scintilletta, che ti celi
della cenere tra i veli,
col mio fiato, ecco, ti desto
perchè il brodo bolla lesto.
Su, sussurra, canta!

Rosmarino maggiaiolo,
io ti getto nel paiolo,
onde tutto s' insapori
il buon brodo, e lo ristori.
Su, gorgoglia, canta!
ENRICO
(ha riaperto gli occhi e li tien fissi su Rautendelein. E pieno di niarariglia chiede:)
Che dici? ... Chi sei tu? ...
RAUTENDELEIN
(tutta gaia, seriza timore:)
Sono Rautendelein.
ENRICO
Rautendelein... M'è nuovo questo nome...
ma non il viso, non il viso, o caro
sogno che torni a me strano e soave...
Che cerchi tu nella mia casa, dove
giaccio affannato e novero gli istanti
ultimi della vita?
RAUTENDELEIN
Tu mi piaci.
Ma dond' io venga non lo saprei dire,
nè dov' io vada. La Nonna dei boschi
mi raccolse tra i muschi e tra i licheni
ed una cerva fu la mia nutrice.
Vivo tra il bosco, la palude, il monte;
e quando il vento soffia, ulula, geme
e miagola come un gatto selvatico,
allor mi godo a volgermi nell' aria
e rido, strillo ... ed i miei gridi echeggiano
e Fauni e Ninfe e Spiriti dell'acque
fan coro alle mie risa. Son cattiva.
sì, mordo, graffio quando vado in collera.
Ma tu mi piaci e non ti graffierò.
Se vuoi, resterò qui: ma sarà meglio
che tu venga con me sulla montagna.
Vedrai: ti servirò devotamente,
ti mostrerò i diamanti ed i rubini
e le cune ove dormon da le origini
gli smeraldi, i topazi e le ametiste.
E farò tutto quello che vorrai.
Nonna de' boschi crede ...
ENRICO
Mia piccina,
chi è la Nonna dei boschi, dimmi un po'?
RAUTENDELEIN
Nonna dei boschi?
ENRICO
Si.
RAUTENDELEIN
Non la conosci ?
ENRICO
Uomo e cieco son io ...
RAUTENDELEIN
Vedrai! vedrai!
È in me virtù di aprire, a cui li baci,
gli occhi alla vista d'infiniti cieli.
ENRICO
Luce, si!
RAUTENDELEIN
Starai fermo?
ENRICO
Prova! Prova!
RAUTENDELEIN
(fa rin gesto magico, si concentra in una misteriosa invocazione, poi, con la lentezza solenne di un rito, si china su Enrico e lungamente gli bacia, l'uno dopo l'altro, gli occhi.)
Pupille, apritevi!
ENRICO
(balza in piedi, barcolla, si tocca: protende le braccia, con i pugni chiusi, quasi volesse misurar la forza novella che miracolosamente sente fluir per le vene, poi apre le palme e volge la faccia al cielo, a rendimento di grazie.)
Qual prodigio s' annunzia? Da qual sonno
mi desto? Il sol di quale aurora folgora
da l'aperto balcone, e si m'indora?
O mattutina brezza! O cielo, è un segno
tuo la forza che m'agita e travaglia?
L'aspirazione che mi avvampa l'animo
è forse un segno di tua volontà?
Ebbene, voglio, voglio, s'io risusciti,
tendere il passo alle vette più ardue,
ambire, osare sperare, tentare
e creare, creare !...
MAGDA
(appare sulla soglia e gitta un grido d'esultanza.)
ENRICO
Sei tu, Magda?
Ecco la vita!
Sento fluir la vita! vivo! vivo!
MAGDA
(accorre a lui e l'abbraccia perdutamente:)
Ei vive, ei vive!... Amore, amore, amore!
RAUTENDELEIN
(è in disparte, silenziosa. immobile: ma gli occhi suoi folgorano.)
ATTO TERZO
Una vetreria abbandonata, sull'alta montagna, non lungi da'nevai. La parete di destra è roccia viva, e l'acqua vi scende condotta in un tubo d'argilla entro una vasca di pietra. A sinistra v'è la fucina col suo camino e il suo mantice. Attraverso la porta che s'apre in fondo, alta e larga come la bocca d'un fienile, appare il paesaggio alpestre: una rupe scoscesa e, in lontananza, una foresta di conifere, un piccolo lago, le vette biancheggianti. Nel tetto è un foro ond'esca il fumo. A destra, nella roccia, è tagliata una porta che dà adito a una grotta. Incudini, martelli, molti arnesi; presso il proscenio, un basso giaciglio coperto di pelli caprine. Nella fucina il fuoco divampa. ENRICO regge con le tenaglie grandi un pezzo di ferro rovente su una delle incudini. Una schiera di NANI in veste di minatori si affatica a lui d'intorno: L'UNO afferra, con Enrico, le tenaglie; UN ALTRO brandisce un gran martello e lo fa cadere sul ferro; UN TERZO muove il mantice; ALTRI battono sulle incudini o sono diversamente intenti al lavoro, intorno a pezzi già fusi e forgiati, o a modelli d'architettura e di scoltura. Seduto sulla pietra della vasca, l' ONDlNO lava un muccliietto d'oro.
ENRICO
Picchia, su, finchè il braccio ti si stronchi.
sconcio poltrone, e non piagnucolare!
Picchia! travàgliati i tuoi cento colpi
o ti brucio la barba sulla vampa!
IL SECONDO NANO
(getta il martello.)
ENRICO
Ah, lo sapevo, monellaccio! Aspetta,
chè se minaccio non lo fo per gioco!
(Lo acciuffa e lo regge alto sul fuoco: il Nano spiringa le gambe nel vuoto, e strilla. Gli altri raddoppian di lena.)
IL PRIMO NANO
(nelle cui mani Enrico ha lasciato le tenaglie grandi:)
Non reggo più ... una mano, maestro!
ENRICO
Vengo.
(Accorre, riprende le tenaglie. Poi si volge al secondo nano:)
L'hai ritrovato il tuo vigore?
(Il secondo nano accenna di sì: rapido e gaio ha riafferrato il suo martello e batte più che può.)
ENRICO
Bene.
(Prende un gran pezzo di ferro forgiato e lo scruta con occhio intenditore.)
È, perfetto. Bravi!
(Subitamente il dubbio l'invade.)
No ... no... Rompi,
schiavo del mio tormento e del mio dubbio!
Rompete! e via ... Tutti via! Nella grotta.
(I nani abbandonano il lavoro e dileguann per la piccola porta che s'apre nella roccia, a destra. In fondo si vede passare il FAUNO, che porta un tronco di pino e lo depone su una catasta. ENRICO è disceso nella grotta, dietro ai nani.)
L' ONDINO
Entra, Fauno, brekekekex!
IL FAUNO
(facendo capolino:)
Sei tu ?
L' ONDINO
Sì, malannaggia il fumo e la fuliggine ...
IL FAUNO
(ammiccando:)
Sono volati via?
L' ONDINO
Chi?
IL FAUNO
(si porta la maiio alla bocca e vi scocca sul dorso due baci:)
Ciù, ciù.
(Gorgoglia un cupo riso.)
Holdriho !
L' ONDINO
Gli romperò la testa.
IL FAUNO
Bene, bene.
L' ONDINO
All' uno e all' altra.
IL FAUNO
(ridendo:)
Razza maledetta,
che fruga i monti e ne strappa i metalli
e li arroventa e li piega e li domina ...
Gli spiriti dell'acque e delle piante
lega al suo carro e sferza a suo talento;
ruba l'Elfe più bella e l'innamora ...
L' ONDINO
Per lei foggia corone e bei monili,
e quando glieli offre le bacia la bocca ...
(piange)
IL FAUNO
Ora ti metti a piangere? Oh che matto!
E ci son tante oceanine in mare,
tante najadi ... E poi, chi sa? ... col tempo ...
RAUTENDELEIN
(entra rapida dalla porta di fondo:)
Oh, chi si vede! Amici, buona sera.
M'ha ben lavato l'oro il vecchio Ondino?
M'ha bene accatastato i tronchi il mio
Zampadibecco? Guardate: son tutta
carca di preziose maraviglie:
un cristallo di rocca, un diamante,
ecco un mucchietto di polvere d' oro,
ecco un favo di miele ... Ma che caldo!
L' ONDINO
Calde giornate ... e più calde le notti.
RAUTENDELEIN
Può essere. Ma tu, per tua ventura,
hai l'acqua ghiaccia: tuffati e rinfrescati.
(Il FAUNO ride sgangheratamente. L' ONDINO silenzioso dilegua giù nell' acqua.)
Ed anche tu, Faunetto,
va via, chè male odori, e un nero nugolo
di mosche adduci, che intorno ti ronzano.
(Il FAUNO, sempre ridendo, obbedisce. RAUTENDELEIN è intenta a deporre in un angolo le cose che ha portato seco, quando appare sulla soglia il CURATO. È in abito da montagna, accaldato e ansante per la faticosa ascesa.)
IL CURATO
Chi C'è?
(Vede Rautendelein.)
Tu? Lo sapevo.
RAUTENDELEIN
(pallida, ostile:)
Che volete voi qui?
IL CURATO
Dimmi: sei sola?
RAUTENDELEIN
Non dimandate: io non rispondo.
IL CURATO
Ehi, ehi !
non c'è male, ragazza ... E in questo modo
subito mostri la tua faccia vera:
meglio! Sarà più rapido il mio dire.
Tu ...
RAUTENDELEIN
Bada a te, uomo!
IL CURATO
Nessun potere
hai contra me: puro è il mio cuore e saldo.
Tu l'hai condotto qui sulla montagna ...
RAUTENDELEIN
Chi?
IL CURATO
Mastro Enrico. E di chi vuoi che parli?
Con arte maga, con filtri d'inferno
tu l'hai rapito e te lo tieni avvinto ...
RAUTENDELElN
Fossi pur ladra, a te nulla ho rubato.
IL CURATO
Non solo a me, non alla sposa, ai figli,
tu l'hai rubato alla Cristianità.
RAUTENDELEIN
(ode il passo di Enrico e subitamente si tramuta. Con voce di trionfo:)
Guardati innanzi, ecco l'eroe che viene.
Non odi il passo libero e sicuro?
Non senti l'occhio di Balder che splende?
È, un re, che viene, incontro ad un mendico.
Eja, juchheja! Salute al Maestro!
(Corre incontro a Enrico e si getta nelle sue braccia: egli è sulla porta della grotta e regge nella destra il pesante martello. Avanza, con la sinistra nelle mani di Rautendelein, e riconosce il Curato :)
ENRICO
Benvenuto, pastore, benvenuto!
IL CURATO
Salute in Dio, caro Maestro. Io guardo
il miracolo, in voi, giovine pianta
rinnovellata di novella fronda.
L'amor divino v'ha subitamente
toccato col suo soffio, come Davide.
ENRICO
Quel che voi dite è verità.
IL CURATO
Miracolo !
ENRICO
Riconosco il miracolo e l'adoro.
IL CURATO
Ah, non siete mutato, a Dio merce.
Mentivano gli stolti: hanno mentito.
ENRICO
Sono lo stesso e sono un altro. Aprite
le finestre: entrerà la luce e Dio.
IL CURATO
Saggia parola!
ENRICO
(a Rautendelein:)
Va, piccola mia,
offri vino al Curato.
(Rautendelein esce.)
IL CURATO
No, no, grazie.
ENRICO
Guarito sono, rinnovato: sento
in ogni vena, in ogni nervo, gioia
impaziente, rapido vigore,
volonta creatrice. Il Dio m'inspira.
Penso un'opera quale non fu mai
pensata: sopra un prodigioso tempio
un prodigioso coro di campane
nel metallo più nobile, da un'intima
forza agitate. S'io metto la mano
come ritorta conchiglia al mio orecchio,
ben odo l'ineffabile armonia;
se chiudo gli occhi, la forma perfetta
vedo. Quel che cercai tant' anni in vano,
ecco ricevo in dono dal Signore.
Maestro mi chiamavano, e non ero:
oggi sono Maestro, veramente.
IL CURATO
Per qual chiesa sarà l'opera vostra?
ENRICO
Per nessuna.
IL CURATO
Ma chi ne paga il prezzo?
ENRICO
Chi me ne paga il prezzo? O prete, prete..
chi ricompenseri la ricompensa?
chi dà gioia alla gioia?
Alba di luce, allor che primamente
sui marmi del mio bel tempio fiorito
vibrerà forte come tuon di maggio
l'appello: ed io vedrò venire innumeri
pellegrini del Sole ... Gloria, gloria!
Canteran le mirabili campane
con voce di promessa e di conforto;
rievocheranno i canti della culla
e della mamma, i canti della terra
e le leggende che ciascuno ha in cuore.
E in ogni cuor pullulerà una vena
di bontà, un desiderio di bontà,
e tutti gli odii e i malvagi pensieri
si scioglieranno in lagrime d'amore.
Accederemo in lagrime alla Croce
e il Salvatore - oh gioia! - liberato
dalla forza del Sole, adolescente
d'eterna giovinezza, scenderà
tra i mandorli fioriti, alleluiando!
(Fiso nella mirabile visione, il vasto petto ansante e il volto irradiato di luce, ENRICO resta immobile; RAUTENDELEIN, che poc'anzi era rientrata recando anfora e coppe e s'era fermata, amorosa e trepida, ad ascoltare l'inno del maestro, ora cade in ginocchio d'innanzi a lui e gli prende la mano e la bacia lagrimando. Ma il CURATO ha udito con crescente orrore le parole eretiche: si domina tuttavia, e comincia a parlare lento e grave; ma via via che parla lo spavento e lo sdegno prevalgono.)
IL CURATO
Ho bene inteso. Quel che mi fu detto
è verità dolorosa. Venuto
sono in soccorso alla vostra miseria.
ENRICO
Alla miseria mia?
IL CURATO
Perduto sei, perduto! L'eresia
è innanzi a te, il peccato è con te;
dietro te versa silenziose lagrime
una donna, e i figliuoli tuoi le bevono.
(ENRICO china il capo, commosso: par che esiti.)
Anàtema sarài sul tempio: nega
l'idolo e torna alla Chiesa verace.
Caccia la meretrice e sarai salvo.
ENRICO
(sussulta: l'ingiuria gli ha reso la forza:)
Io morivo, e per sua virtù rinacqui.
IL CURATO
Ah, meglio t'era morire, che l'anima
perdere!
ENRICO
(risoluto:)
Or bene: uditemi. Non io
rinnegherò la mia forza e la vita.
So quel che voglio e quel che posso: verbo
non sarà che mi smuova dal proposito.
Più facile è che suoni la campana
sommersa, in fondo al lago. Dio vi guardi.
IL CURATO
(pieno d'ira e di sdegno:)
Sì, per te suonerà ... per te ... Ricordati.
(Fa un gesto d' orrore ed esce, senza volgersi indietro.)
(È sera. Anche nell'anima degli amanti è discesa l'ombra. I silenzi son pieni d'amore e di dolore.)
ENRICO
Posa la mano tua sulla mia fronte.
Così ... ch'io senta i tuoi capelli ... il cuore...
Più vicina ... Mi porti la frescura
della selva, l' odor di rosmarino.
Un bacio, un bacio ...
RAUTENDELEIN
Amore, amore, amore. ..
ENRICO
O mia vita ...
RAUTENDELEIN
Tu ardi.
ENRICO
No, sto bene,
vicino a te sto bene. Amore, dimmi:
credi tu in me?
RAUTENDELEIN
Balder, eroe solare!
Balder! Io bacio i chiari sopraccigli
che s'inarcan su gli occhi azzurri e puri...
ENRICO
Sono io dunque, son io simile a Balder?
Fa ch'io lo senta, bimba, ch'io lo creda
e che conservi la mia fede immune.
Discaccia tu lo spettro pauroso
che s'arma di maledizioni oscure,
o sempre amata, o lungamente attesa.
RAUTENDELEIN
Bacio la fronte che raggia e risplende.
ENRICO
Da te, da te ogni virtù mi viene.
RAUTENDELEIN
Stringo il tuo braccio possente clie crea.
ENRICO
E tu sei la mia forza e la mia fiamma.
RAUTENDELEIN
Balder, eroe solare !...
(Pausa. Rompe il silenzio la voce lontana del FAUNO.)
IL FAUNO
Holdriho ! Holdriho!
Avanti, su, che diavolo temete?
Signor maestro, su, signor barbiere!
E il tempio di Baal rovini in cenere.
ENRICO
(balzando in piedi:)
Ma che gridi tra nebbia e notte, bestia?
(Salgono e s'avvicinano grida e voci confuse.)
RAUTENDELEIN
Non odi, Enrico? Uomini, voci d'uomini!
Gridan rabbiosamente contro a te.
(Una pietra, gettata di lontano, colpisce Rautendelein.)
Aiuto, nonna !
ENRICO
E sia! L'armi, qua l'armi!
È& la muta selvaggia del mal sonno
che mi s'avventa ... Non m'azzannerà ...
Latrate, cani! Giungete in buon iempo!
(Armato, s'avventa. S'ode il clamore della mischia, ed or sembra più vicino, or più lontano, come vuole il vento. RAUTENDELEIN corre qua e là, agitata, trepidante.)
RAUTENDELEIN
Nonna dei boschi, aiuto! Ondino, aiutalo!
(Appare l'ONDINO.)
Ah, buon Ondino, ti prego, ti prego:
apri la roccia, chè l'acqua precipiti
e travolga.. .
L' ONDINO
Brekekekex.. . Perchè?
RAUTENDELEIN
Fa che l'acque trabocchino a ruina.
L' ONDINO
Non posso ...
RAUTENDELEIN
Ondino, sì che tu lo puoi ...
L' ONDINO
Che mi darai?
RAUTENDELEIN
Che ti darò?
L' ONDINO
Sì.
RAUTENDELEIN
Dimmi
che vuoi ...
L' ONDINO
Te! Voglio te! Brekekekex...
Libera il dolce corpo tuo dai sandali
rossi, dalla cintura e dalla veste,
sii quale sei, balzami sulle spalle,
ch'io ti porti lontano mille miglia.
RAUTENDELEIN
(con riso di scherno:)
Ah! ah!
L' ONDINO
(bieco:)
Tal sia di lui.
RAUTENDELEIN
No. In vano! Ascolta:
è il grido suo, ma è grido di vittoria!
(L' ONDINO si tuffa. ENRICO entra, inebriato di lotta, ridendo d'un riso selvaggio e trionfale.)
ENRICO
Fuggono, i cani, fuggono! E tu dammi
una coppa di vino e un bacio ...
RAUTENDELEIN
(abbracciandolo, in un impeto d'amore e di gioia:)
Enrico!
Enrico! o mio vittorioso amore!
(Si baciano lungamente. Sciolto, egli si getta sul basso giaciglio. RAUTENDELEIN empie di vino una coppa e gliela porge: mentre beve, ENRICO trae ancora la fanciulla al suo fianco.)
ENRICO
Bevo a te, Elfe vestita di vento!
e con la libagione a te mi sposo
novamente...
RAUTENDELEIN
Ben son la giovinezza
tua, son la gioia sempre nova! Vieni,
ch' io ti suada il sonno con i baci
e ti ridesti con l'inno all'aurora!
ENRICO
(improwisamente:)
Taci ... Resta in ascolto.
RAUTENDELEIN
Perchè?
ENRICO
Non odi?
RAUTENDELEIN
Udire? che?
ENRICO
Nulla.
RAUTENDELEIN
Che pensi, amore ?
ENRICO
Non so, non so... Si mescola al tuo canto
un lamento ... una voce...
RAUTENDELEIN
Quale voce?
ENRICO
Una voce di pianto ... dal profondo ...
No. Follie. Non è nulla. Vieni, dammi
le tue labbra.
(Si baciano. Lungo silenzio. Subitaiiiente ENRICO balza, come percosso da un richiamo.)
Non odi nulla ancora?
RAUTENDELEIN
Odo il vento d'autunno nella selva,
odo il «cajac» del falco nella notte,
odo la voce tua strana e lontana ...
ENRICO
E, niente vedi? cieca sei! Chi ascende
penosamente di laggiù?
RAUTENDELEIN
Il tuo sogno.
Chiudo la porta e il fantasma dilegua.
(Muove verso la porta, ma ENRICO la trattiene:)
ENRICO
Ma guarda! salgon alto sempre più ...
RAUTENDELEIN
Dove ?
ENRICO
Là, nel sentiero della roccia ...
scalzi. ..
RAUTENDELEIN
Chi?
ENRICO
E solo una camicia vestono. .
e portano una coppa ... Come pesa!
E luce un nimbo intorno alla lor testa.
R,AUTENDELEIN
Un fuoco fatuo ...
ENRICO
No ... Giungi le rnani ...
ora li vedi! Sono qui.
(Vede apparire DUE BIMBI, simili a spettri: bimbi scalzi, in camicia, stanchi: il maggiore dei due regge a fatica una grande coppa. ENRICO cade in ginocchio.)
IL PRIMO BIMBO
(con voce spenta)
Papà...
ENRICO
Figlio ...
IL PRIMO BIMBO
Mammina cara ti saluta.
ENRICO
Figlio! piccolo mio caro... sta bene?
IL PRIMO BIlMBO
(lentamente, tristamente, staccarido le sillabe:)
Ora ... sta ... be-ne ... sì ...
ENRICO
Che avete li?
IL SECONDO BIMBO
Una coppa.
ENRICO
Per me?
IL SECONDO BIMBO
Si, babbo caro.
ENRICO
Che avete nelle coppa, creature?
IL SECONDO BIMBO
Amaro ...
IL PRIMO BIMBO
Sale. ..
IL SECONDO BIMBO
Lagrime di mamma ...
ENRICO
Signore Iddio !
RAUTENDELEIN
Ma che guardi tu fiso?
ENRICO
(senza ascoltare)
Dov'è la mamma vostra, dite, dite ...
IL PRIMO BIMBO
Mammina.. .
ENRICO
Si ... dov'è?
IL SECONDO BIMBO
Giù in fondo al lago.
IL PRIMO BIMBO
Nel lago ... Tra i nenufari.
(Squilla da lontananze profonde una campana. I due BAMBINI sono dileguati. ENRICO balza, con i capelli irti, gli occhi sbarrati, livido di terrore.)
ENRICO
La campana ... campana ...
RAUTENDELEIN
Quale? dove?
ENRICO
La campana sommersa... suona... suona...
Chi ha fatto questo? Non voglio ... non voglio!
aiuto!.. aiuto!..
RAUTENDELEIN
Enrico, torna in te.
ENRICO
Suona! Che Dio m'aiuti! Chi fa questo?
(Sembra avvedersi soltanto ora che Rautendelein gli è presso. Dà un balzo indietro e grida, folle d'orrore:)
Ah, t'odio! come t'odio! Indietro, indietro!
Io ti discaccio, Elfe d'inferno! Vattene,
spirito maledetto! Male a te,
a me, all'opera mia ... Eccomi, vengo,
vengo! Signore, abbi pietà di me!
(Barcolla, cade, si leva, fugge.)
RAUTENDELEIN
Enrico, resta! ... È finita ... è finita!

ATTO QUARTO
Il Prato d'Argento, come nel primo atto. Mezzanotte.
TRE ELFI siedono intorno al pozzo.
LA PRIMA ELFE
Ardono i fuochi.
LA SECONDA ELFE
E rosso d'olocausto
spira il vento da monte a valle.
LA TERZA ELFE
Il fumo
s' addensa, lambe gli abeti, s'avvolge
al fondo, giù.
LA PRIMA ELFE
Sull'abisso galleggia
una nuvola candida ...
LA SECONDA ELFE
Nel faggeto cantava un rosignolo
- tardi è - gemeva e sospirava sì
che accorata mi son distesa su le
umide foglie, e ho pianto ...
LA TERZA ELFE
Ahi, quante lagrime !
Dormivo nella mia tela di ragno
tesa tra i fili d'erba, rossa e d'oro:
l'amore mio da l'ali di libellula
era con me... Mi baciava e piangeva,
mi carezzava e piangeva, e il mio cuore
pur si disciolse in pianto senza nome.
Ei mormorò: Balder ... Balder è morto!
LA PRIMA ELFE
(levandosi.)
Ardono i fuochi.
LA SECONDA ELFE
(levandosi:)
Arde il rogo di Balder.
LA TERZA ELFE
(levandosi:)
Balder è morto. Ho freddo ...
LA PRIMA ELFE
Sulla terra
si stende il lutto, col fumo del rogo.
(Una nuvola passa sul prato. Le ELFI sono dileguate. Accorre saltellaiido il FAUNO: s'affaccia sul pozzo e grida:)
IL FAUNO
Eh, holdriho! Vieni su, re dei ranocchi!
Eh, holdriho! Battilacqua maledetto,
non odi tu? Ci son grandi novelle ...
L' ONDINO
(invisibile, dal fondo:)
Brekekekex !
IL FAUNO
Grandi novelle, dico !
L' ONDINO
(ancora invisibile:)
Bah! non ho tempo! Non mi fastidire! ...
IL FAUNO
Quel che predissi, vecchione, è avvenuto.
L'ha abbandonata: è il momento ... Sii lesto,
se coglier vuoi la trepida farfalla ...
L' ONDINO
(esce dal pozzo, battendo gli occhi e fingendo maraviglia:)
O guarda, guarda ... Abbandonata!? Via ...
E credi tu ch' io le correrò dietro?
Nemmen per sogno.
IL FAUNO
O che non la vuoi più?
Meglio! mi basta sapere ove sia ...
L' ONDINO
(beffardo:)
Cerca, faunetto, cerca...
IL FAUNO
Se ho cercato !
Ho corso nella notte e nella nebbia
fin là dove non salgono i camosci.
Ho chiesto alla marmotta e al cardellino,
al falco, al serpe ... ma nessuno sa.
E corri e corri, nel pugno la fiaccola
fumosa, e dopo mille avvolgimenti,
eccomi innanzi alla fucina vuota ...
Ora anch' essa fiammeggia, crolla, incenera:
cosi la signoria del nostro omuncolo
è seppellita per l'eternità.
L' ONDINO
Lo so, lo so... Molt'altre cose io so,
vedute in fondo all'acque ed incredibili.
Ho veduto la mano d'una morta
brancolar tra i nenufari, toccare
appena la campana, oh maraviglia!
che il bronzo urlò terribilmente, come
tuono, come ruggito di leone ...
E visto ho un volto di martire ed una
capellatura effusa come aureola.
(Volubilmente passa dal tono elegiaco all'erotico.)
Quorax ... Quorax ... Ma più mirabil cosa
fu veder l'Elfe bellissima scendere
in questo pozzo e al mio silenzio verde
chieder conforto e ai gelidi lavacri.
Con gioia Brekekekex! è invaghita di me!
non ama corna nè ceffi di becco ...
lubrico Addio! bisogna ch' io vada ... M' intendi!
(L' ONDINO scivola giù nel pozzo. Il FAUNO rompe in risa croscianti e si china sul pozzo gridando con voce di scherno:)
IL FAUNO
Com' è vera la luce delle stelle,
tu canterai la nanna a un figlio d'uomo.
Addio, vecchione, e buona notte. Holdriho!
(La STREGA è uscita dalla sua capanna, mugolando infastidita dalle grida del Fauuo: lo guarda allontanarsi nella selva, poi apre le imposte delle finestre e attende alle prime faccende mattutine.)
LA VOCE DI ENRICO
Rautendelein, Rautendelein!
LA STREGA
(scrollando la testa, brontola:)
Si, sì,
chiamala, che verrà ... Chiamala ancora!
LA VOCE DI ENRICO
(più vicina:)
Rautendelein! ... Son io, son io ... Rispondi ...
LA STREGA
Temo che no. Temo assai che non t' oda.
(ENRICO, pallido, stanco, le vesti lacere, appare sulla roccia che sovrasta la capanna: si guarda attorno cercando la via.)
LA STREGA
(bonariamente:)
Non più oltre. Ti puoi fermare qui.
ENRICO
Vecchia, che brucia là in alto?
LA STREGA
Chi sa?
C'era pur anzi un uomo, a edificare
un tempio, o forse un castello di re:
l'uomo è fuggito ed il fuoco fa festa.
(ENRICO cerca disperatamente un valico per ascendere.)
LA STREGA
Ti dico che v'è un muro inaccessibile:
chi vuol salire, senz'ali non può ...
E le tue ali sono infrante, o misero!
ENRICO
(che è disceso dalla rupe, ma guarda sempre in alto coli angoscia indicibile e con indomata volontà:)
Infrante o salde, io volerò lassù.
Quel che il fuoco divora è mio, è mio,
intendi? opera mia. Io feci, e tutto
quel ch'era in me, quel ch'io era, ho gittato
là dentro ... Non ne. ..
(Un singiilto gli mozza la parola.)
Non ne posso più.
LA STREGA
Ripbsati. Le strade sono oscure.
(ENRICO cade seduto sul gradino del pozzo, abbandonando un braccio rulla sponda. Sale dalle acque una voce sommessa, dolce, dolorosa.)
LA VOCE
Enrico, dolce anima mia,
tu siedi alla fonte fatale ...
Ah, Ièvati, va via!
chè mi fai tanto male..,
Addio, addio..,
ENRICO
(levandosi:)
Vecchia, qual voce geme? Tu lo sai ...
Chi ha mormorato piangendo il mio nome?
Quale angoscia chiamava dal profondo?
Diceva: «Addio ... addio ... » Che luogo è questo,
ov'io mi sveglio? La rupe, la casa
e tu stessa, ogni aspetto non m'è nuovo,
eppure ... Vecchia, chi sei?
LA STREGA
Io? E tu?
ENRICO
Ah, quante volte ho dimandato al Cielo:
chi son dunque? - Risposta non fu data.
Pur questo è certo, questo è certo, che
gigante o nano, bruto o semidio,
io sono il figlio rejetto del Sole.
Tendo le braccia verso la dimora
eccelsa e piango disperatamente:
Padre, dimmi la strada della luce!
LA STREGA
Riposati: sei stanco. Quel che aneli
non sarà che tu giunga.
ENRICO
E allor ch' io muoia!
LA STREGA
E tu morrai. Quando s'è aperto il volo
verso la luce e si ricade giù,
è necessario morire.
ENRICO
Lo sento:
ecco la fine del lungo viaggio.
E sia.
LA STREGA
L' ora è vicina. Esprimi un voto,
ch' io lo posso esaudire. Bada: è l' ultimo
ENRICO
Il voto è fatto.
LA STREGA
E tu la rivedrai.
ENRICO
Madre, lo puoi? Sei tu tanto possente?
Un di, come oggi, presso al limitare
d'eternità, l'anima impaziente
noverava i respiri: ed ella venne
simile al vento della primavera
ond'io rinacqui in novità di vita.
Subitamente fatto lieve, ancora
potrei l'orma stampar su l'ardue vette.
LA STREGA
No, è finito.
(Va verso la sua capanna, si volge ancora a guardare Enrico e crolla melanconicamente il capo; esce.)
ENRICO
Finito! È, giunta l'ora.
Cuore che tutto sai, non dimandare.
L'annunziatrice del destino ha detto
la parola che sèpara: è finito.
Freddo viene dai monti. L' alba nuova
non è per me: vissuto ho tanti giorni
e quest'è il primo che non è più mio.
(Emerge dal pozzo - pallida, stanca, triste - RAUTENDELEIN; siede sulla sponda e volge l'amoroso sguardo al morente che la invoca con voce impercettibile:)
Rautendelein ! Rautendelein !
(Ella si china un poco su lui, bianca come l'Angelo della Morte.)
RAUTENDELEIN
Chi mi chiama, sì piano?
ENRICO
Io.
RAUTENDELEIN
Chi, tu?
ENRICO
Io:
vieni più presso e mi ravviserai.
RAUTENDELEIN
Non posso. Va. Chi meco parla, muore.
ENRICO
O mio tormento, sfiòrami la mano
e ricòrdati. ..
RAUTENDELEIN
Mai non ti conobbi.
ENRICO
Non mi conosci?
RAUTENDELEIN
No.
ENRICO
Nè mi vedesti?
RAUTENDELEIN
Non mi ricordo.
ENRICO
E allora ... accorri, o morte!
Non io baciai le tue labbra sanguigne?
RAUTENDELEIN
Mai.
ENRICO
Non mi offrivi tu le dolci labbra?
L' ONDINO
(invisibile:)
O Rautendelein!
RAUTENDELENIN
Vengo.
L' ONDINO
Vieni giù.
ENRICO
Chi ti chiama?
RAUTENDELEIN
Il mio sposo, ch'è nel fonte.
Addio!
ENRICO
Dove sei tu? Non te ne andare,
ch'io ti senta su me, viso di cielo!
RAUTENDELEIN
Addio, addio! Chè non sono il tuo amore...
Un tempo, sì, lo fui... di maggio... Maggio...
Ora è passato.
ENRICO
Passato...
RAUTENDELEIN
Passato...
Chi ti suadeva il sonno con il canto?
Chi ti destava con l'inno all'aurora?
ENRICO
Chi... se non tu?
RAUTENDELEIN
E il mio nome è...
ENRICO
Rautendelein.
RAUTENDELEIN
Chi ti fe' dono della sua freschezza?
Chi tu hai sospinto in questa fredda fonte?
ENRICO
Chi ... se non tu?
RAUTENDELEIN
E il mio nome è...
ENRICO
Rautendelein.
RAUTENDELEIN
Addio, addio!
ENRICO
Silenziosamente
portami giù nel fondo: l'ombra viene.
(RAUTENDELEIN accorre a lui gioiosamente, e gli abbraccia le ginocchia. D'un subito si leva e grida:)
RAUTENDELElN
È il sole! è il sole!
ENRICO
Il sole!
RAUTENDELEIN
(singhiozzando ed esultando)
Enrico!
ENRICO
Grazie.
RAUTENDELEIN
(cinge Enrico con le braccia, e lo bacia in bocca. Poi con dolcezza materna adagia il morente e lo compone.)
Enrico!
ENRICO
In alto! Cantan le campane
del sole! Il sole... Ma la notte è lunga...
È l'aurora.

FINE

(1) Edizione Bote & G Bock, Berlino, 1928


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Ultimo aggiornamento 6 settembre 2015