Pur essendo vicino a Debussy per quel gusto a cesellare e a raffinare il suono così da cavarne tutto il profumo lirico in esso racchiuso, Ravel tende a distaccarsi nettamente dall'estetica impressionistica per quel senso della ricerca di un'espressione più immediata e umana, meno simbolica e immateriale e rivolta principalmente verso un ideale artistico di chiarezza nelle immagini e di misurata compostezza nella forma. Un esempio di questa accentuata preferenza per il classicismo, che Ravel aveva ricavato dallo studio attento e meticoloso del mondo sonoro francese sei-settecentesco e in particolare della letteratura clavicembalistica così trasparente nella scrittura e agile nell'architettura, si ritrova nella Sonatina scritta nel 1905 in occasione di un concorso bandito da una rivista musicale e subito stampata da Durand, che divenne poi l'editore di tutte le opere del compositore. La Sonatina, che è dedicata ai coniugi Godebsky, nel cui salotto si raccoglievano ogni sera artisti più o meno illustri viventi a Parigi nei primi anni del Novecento, è così chiamata non per la brevità o la facilità di esecuzione, ma per la concisione del discorso musicale in cui ogni elemento è armonizzato e fuso con equilibrata sapienza di invenzione.
La struttura di questa composizione ubbidisce allo stile della sonata classica secondo un carattere ciclico, perché il tema iniziale, così fresco e brillante, ritorna in tutti e tre i movimenti, che hanno una fisionomia ben distinta fra di loro: slanciato e appassionato il primo tempo, grazioso e sognante il Minuetto, vivace e trepidante il terzo tempo, in cui si avverte una leggerezza di tocco e un fremito di danza che ricorre spesso nella produzione raveliana.
Ennio Melchiorre
Composta nel 1905 per un concorso indetto da una rivista musicale, e dedicata ai carissimi amici Godebski, la Sonatina incontrò subito un successo pieno, aprendo una serie di musiche pianistiche nelle quali Ravel si rifà a schemi compositivi e a modi di scrittura propri della tradizione preromantica.
L'importanza di questa composizione, che ha il fascino di un gioco seducente, e nella quale l'autore raggiunge un equilibrio ideale, è infatti più grande di quanto possa apparire a prima vista: la sua struttura musicale ben definita, la levigatezza semplice e delicata della scrittura, la controllata concisione del discorso, si richiamano alla chiarezza e al nitore delle più pure espressioni clavicembalistiche francesi del Settecento, mentre la perfezione dell'insieme, la linearità della forma e il lirismo del contenuto rendono la Sonatina un meraviglioso, piccolo gioiello.
Il fascino e la tenerezza carezzevole del primo movimento, Modéré, ci immergono subito in un clima di delicata malinconia mentre l'eleganza e la fragile filigrana sonora del Minuetto centrale hanno il sapore agrodolce del rimpianto di un tempo felice, rivissuto con classica compostezza.
Chiude un fervido, entusiastico Animé, i cui ardori e le cui bizzarrie sono temperati da momenti di abbandono e di raccolta commozione, che ci richiamano espressamente al clima del primo movimento.
Salvatore Caprì