Nel 1924, per un numero che la «Revue Musicale» dedicava al poeta delle Amours (numero illustrato da Dukas, Roussel, Aubert, Caplet, Honegger, Roland-Manuel e Delage), Ravel svolge forse il più spericolato dei suoi tours de force: le cinquantadue battute di Ronsard à son âme, sul più celebre epitaffio, forse, di tutta la letteratura. 'Amelette Ronsardelette', 'Animula vagula blandula... ': il diminutivo, il vezzeggiativo ostinato come veicolo d'un patetico di decadenza, trepidamente agnostico: 'Je dors'. L'esile linea vocale è sostenuta da una serie di quinte, magari 'per la mano destra sola' sì da permettere alla sinistra, secondo l'autore, di accendere una sigaretta.
Mario Bortolotto
RONSARD
À SON ÂME Amelette Ronsardelette, Mignonnelette, doucelette, Très chère hôtesse de mon corps, Tu descends là-bas foiblelette, Pâle, maigrelette, seulette, Dans le froid royaume des morts, Toutesfois simple, sans remords De meurtre, poison et rancune, Méprisant faveurs et trésors Tant enviés par la commune. Passant, j'ai dit; suis ta fortune, Ne trouble mon repos: je dors! |
RONSARD
ALL'ANIMA SUA Animuccia ronsardina, Piccolina, dolcina, ospite cara del mio corpo, tu scendi laggiù deboluccia, pallida, magrolina, soletta, nel freddo regno dei morti, tuttavia semplice, senza rimorsi di delitto, veleno e rancore, sprezzando favori e tesori dai più tanto invidiati. Passante, ho detto; segui la tua sorte, non turbare il mio riposo: io dormo! |