Le tombeau de Couperin (Elegia per Couperin)

Versione per pianoforte

Musica: Maurice Ravel (1875 - 1937)
  1. Prélude - Vif (mi minore)
    Dedica: tenente Jacques Charlot
  2. Fugue - Allegro moderato (mi minore)
    Dedica: sottotenente Jean Cruppi
  3. Forlane - Allegretto (mi minore)
    Dedica: tenente Gabriel Deluc
  4. Rigaudon - Assez vif (do majggiore)
    Dedica: Pierre et Pascal Gaudin
  5. Menuet - Allegro moderato (mi minore)
    Dedica: Jean Dreyfus
  6. Toccata - Vif (mi minore)
    Dedica: capitano Joseph de Marliave
Organico: pianoforte
Composizione: Saint-Jean-de-Luz, luglio 1914 - Lyons-la-Foret, giugno-novembre 1917
Prima esecuzione: Parigi, Salle Gaveau, 11 aprile 1919
Edizione: Durand, Parigi, 1918

Vedi al 1919 n. 106 la versione per orchestra ed al 1920 n. 112 la versione per balletto
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Ravel è stato uno studioso appassionato e meticoloso della letteratura musicale francese del Sei-Settecento e in più di un'occasione ebbe modo di esprimere la sua ammirazione per l'arte clavicembalistica di Francois Couperin "le Grand" (1668-1733) così trasparente nella scrittura e agile nell'architettura. Per questa ragione nel 1914 egli pensò di scrivere un pezzo per pianoforte intitolato Le Tombeau de Couperin per rendere omaggio a questo compositore e alla musica francese del XVIII secolo. Lo stesso titolo del resto è esplicativo, in quanto "tombeau" in francese sta a significare una specie di elegia funebre in onore di un personaggio importante nel campo della musica e della letteratura. Infatti Falla, Dukas e altri compositori scrissero "Le Tombeau de Claude Debussy" dopo la morte di quest'ultimo e un gruppo di letterati pubblicarono "Le Tombeau de Maurice Ravel" nel 1938 per esprimere la loro ammirazione per un musicista di straordinaria originalità creatrice. Allo scoppio della prima guerra mondiale Ravel, che aveva 39 anni, fu arruolato nei servizi di assistenza e divenne autista di ambulanze per il trasporto dei feriti; non pensò più a Le Tombeau de Couperin, su cui rimise le mani più tardi, scrivendo un pezzo in sei movimenti dedicati alla memoria di sei amici caduti al fronte: il primo, Prélude, a Jacques Charlot, la Fuga a Jean Gruppi, la Forlane a Gabriel Deluc, il Rigaudon ai fratelli Pierre e Pascal Gaudin, il Minuetto a Jean Dreyfus e la Toccata a Joseph de Marliave. La moglie di quest'ultimo, la pianista Marguerite Long eseguì Le Tombeau de Couperin per la prima volta l'11 aprile 1919, ottenendo larghi consensi. Più tardi Ravel orchestrò il pezzo e dei sei movimenti ne scelse soltanto quattro, presentati il 20 febbraio 1920 nei concerti "Pasdeloup". Nel novembre dello stesso anno Inghelbrecht diresse una versione per balletto della partitura di Ravel presentata dal coreografo Jean Borlin: anche questa volta non mancò il successo. Certo il motivo di maggior richiamo era dato dalla musica raffinata ed elegante di Ravel, che aveva pensato di includere in questo tipo di componimento molto elegiaco la Forlana, un caratteristico canto di gondolieri veneziani del diciottesimo secolo, e il Rigaudon, una danza dal ritmo delicato e leggero, diffusa in Provenza sempre nel diciottesimo secolo. Nel Tombeau de Couperin si può vedere in controluce tutto il gusto clavicembalistico dell'autore cui è dedicato il brano, ma in esso è presente in modo rilevante la indiscussa abilità di strumentatore di Ravel, che sa far sprigionare il clima di poesia da una semplice melodia collocata nella sua giusta dimensione timbrica e ritmica.

Il primo brano. Prélude, è caratteristico per la sua mobilità armonica e la rapidità degli incisi strumentali, rievocanti una linea clavicembalista alla Rameau o alla Scarlatti (è in tempo vif). L'Allegretto in 6/8 della Forlane è punteggiato da salti di intervalli e da dissonanze, inserite in una piacevole tessitura orchestrale di tipica impronta raveliana. Il Minuetto (Allegro moderato) si richiama ai moduli arcaici e certi impasti timbrici risentono l'influenza della scuola musicale russa. Il Rigaudon dalla struttura tripartita (Assez vif - Moins vif - Premier mouvement) alterna un motivo di danza ritmicamente marcato ad una melodia più distesa e intrisa di malinconia, come una triste riflessione sugli amici scomparsi, immersa in una visione sonora di estrema semplicità strumentale nel gioco di armonie fra l'oboe, il flauto e il clarinetto.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Le tombeau de Couperin di Maurice Ravel (Ciboure, Bassi Pirenei, 1875 - Parigi, 1937) porta nel titolo inscritto un riferimento al clavicembalismo di Francois Couperin, che vale qui più come ideale - tutto francese - di chiarezza ed esattezza della scrittura, che come modello reale nella scrittura stessa e nelle forme. Il pianismo è interamente quello calibratissimo di Ravel, reso ancor più nitido da un'asciuttezza di tratto che non coincide affatto con un'asciuttezza di suono. L'uso implicito del pedale di risonanza nel Prélude fa fede al riguardo, e aiuta anche a capire come l'autore riformulasse personalmente l'armonia tonale. Ravel mantiene in piedi, di quell'impalcatura, solo gli appuntamenti non mancabili, la "grande punteggiatura" cioè, sospendendo entro quei confini la tensione accordale grazie ad un materiale nient'affatto cromatico o dissonante, ma irrimediabilmente ambiguo. A lungo, nel Prélude, alcune zone possono essere interpretate in due modi paralleli, e le ambiguità vengono risolte solo dall'appoggio fraseologico in corrispondenza di quei "grandi appuntamenti" rimarcati sopra.

Ognuno dei sei pezzi di questa suite è dedicato da Ravel alla memoria di un commilitone e amico morto nella Grande Guerra: lo stesso Ravel, fervente patriota, insistè per essere arruolato, finendo col riuscirci (nonostante l'età e la non florida salute) come autista di carri. L'edizione dei brani, scritti tra il '14 ed il '17 ma pubblicati da Durand nel '18, reca sul frontespizio un disegno di gusto grottesco-romano, che raffigura una sorta di urna cineraria, a sottolineare l'intento epigrafico già presente nel titolo (il Tombeau è, nella tradizione clavicembalistica francese, il lamento in mortem che un musicista dedicava a suoi colleghi o intimi). Dopo il liquido Prélude ed una Fuga a tre voci di grande eleganza e compostezza espressiva, ma anche di grande abilità nel tessere il contrappunto con sottili asimmetrie ritmiche e nell'articolare la forma attraverso i cambiamenti di intensità e di registro pianistico, Ravel allinea tre tempi di danza: la Forlane, col suo caratteristico andamento ternario, è la più articolata in piccole parti; il Rigaudon segue con semplicità uno schema A-B-A, ma le sue frasi - anche quando di otto battute - sono molto irregolari e fantasiose nell'aggregarsi e nel guizzare dei motivi; il Menuet segue lo stesso schema, con la finezza della sovrapposizione del tema B sul tema A al momento della ripresa. Si tratta dunque di forme ben solide, anche se "salottiere", di estensione media ma non aforistica: una scelta emblematica, dato che proprio Couperin è stato uno dei maggiori bozzettisti della storia musicale. Il tempo della concentrata ricerca aforistica, del "romanzo racchiuso in un gesto" (definizione impiegata da Schönberg per le Bagatelle di Webern), stava però tramontando, e anche per precisa posizione estetica classicista Ravel scelse qui di non percorrerlo. Il lavoro si chiude con una Toccata scintillante e caleidoscopica, nella quale il pianismo sorvegliato e centellinato, della suite ha un'esplosione di vitalità ed una sua piena affermazione. È proprio per la sua natura schiettamente pianistica che Ravel decise di non comprenderla, al pari della Fugue, nella versione per orchestra del Tombeau approntata nel 1919.

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

L'opera pianistica di Maurice Ravel, estesa dalla Sérénade grotesque del 1894 composta durante gli anni di studio al Conservatorio alla pubblicazione nel 1917 del Tombeau de Couperin, copre tutta la prima fase della sua attività creativa e ne sintetizza fedelmente l'evoluzione stilistica. Tra le composizioni per pianoforte solo di Ravel sono chiaramente isolabili due diverse coordinate ispirative: la prima gravitante nel colorismo descrittivo impressionistico e influenzata da Debussy (Jeux d'eau, Gaspard de la nuit, Miroirs); la seconda volta a un ripensamento in termini moderni della musica del passato, ricostruzione lucida ma a volte velata di nostalgia del buon gusto antico, lavoro finemente arabescato di esercitazione stilistica (Pavane pour une infante defunte, Sonatine, Valses nobles et sentimentales, Menuet sur le nom d'Haydn, Menuet antique, Le Tombeau de Couperin). Le caratteristiche di questi due filoni sono anche costanti rintracciabili nell'opera sinfonica di Ravel, oscillante tra le seduzioni timbriche, le mollezze sensuali del decadentismo e il ripensamento razionale dell'antico cristallizzato in un neoclassicismo asciutto e levigato che sembra far affiorare ancor più struggente la malinconia del «tempo perduto». Ai colori sgargianti e variegati dei primi si contrappongono gli intarsi in bianco e nero dei secondi particolarmente riferiti allo stile fiorito del clavicembalismo preclassico. E la scrittura strumentale raveliana è sensibile in tutti e due i generi, inventando sulla stessa tastiera mondi sonori opposti e complementari, nelle sfuggenti trasparenze voluttuose dei pezzi descrittivi, sempre ammiccanti all'orchestra, come nella astratta combinazione di linee e volumi della musica di pure forme in movimento, semmai allusiva ai registri del clavicembalo.

Le Tombeau de Couperin, ultimo capolavoro per pianoforte solo di Ravel, è il tipico esempio di questo indirizzo neoclassico. Composto tra il 1914 e il 1915, al momento della pubblicazione fu dedicato agli amici perduti durante la guerra e questa stessa dedica sembra voler sottolineare nel lavoro il carattere di elegia funebre, la malinconia del buon tempo andato rispetto agli errori e alla desolazione del presente. Il «Tombeau» fu nella musica francese del XVII secolo una vera e propria forma di omaggio nei confronti di un personaggio illustre. In questo caso Ravel identifica in Couperin il rappresentante più illustre della scuola clavicembalistica francese e nello stesso tempo il simbolo di un'epoca lontana irrimediabilmente perduta. Il lavoro è articolato nella successione di sei pezzi brevi come nella struttura della Suite barocca o meglio Ordre pensando alla dizione di Couperin. I sei pezzi a loro volta sono riunibili in tre gruppi: Prelude e Fugue, le tre danze (Forlane, Rigaudon e Menuet), la Toccata finale. Il Prelude costruito su un solo tema è una specie di vivace Courante cembalistica col carattere di un girotondo infantile. La Fugue a tre voci, al di là della rievocazione più o meno ortodossa della forma, si mantiene in sonorità caste e discrete in una uniformità statica velata di tristezza. Le tre danze si succedono in un'atmosfera composta e indolente dove anche la ricostruzione delle crinoline e dei profumi settecenteschi sembra congelata in una profonda lontananza. La Toccata finale è il pezzo più scopertamente virtuosistico col suo moto ritmico incessante e ossessivo.

Presentato al pubblico nel 1919 da Marguerite Long Le Tombeau de Couperin conobbe nello stesso anno una nuova versione orchestrale dalla quale Ravel espunse i due pezzi più scopertamente tastieristici: la Fugue e la Toccata. Il personalissimo neoclassicismo del Tombeau non tende a ricostruire il passato proponendolo come attuale ma a farne sentire tutta l'irreversibile arcaicità in una rievocazione dolcissima che nasconde dietro il gioco disimpegnato e il divertimento stilistico tutta la tenera malinconia di Ravel, tanto più penetrante quanto più pudica.

Giuseppe Rossi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorium Parco della Musica, 24 maggio 1985
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 20 marzo 2003
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Muicale Fiorentino,
Firenze, Palazzo Pitti, 24 luglio 1983


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Ultimo aggiornamento 21 aprile 2016