Sono sette, op. 30

Cantata per tenore, coro e orchestra

Musica: Sergej Prokofiev (1891 - 1953)
Testo: Konstantin Bal'mont
Organico: tenore, coro misto, 2 ottavini, 2 flauti, 3 oboi, corno inglese, 3 clarinetti, clarinetto basso, 3 fagotti, controfagotto, 8 corni, 4 trombe, 4 tromboni, 2 basso tuba, timpani, campane tubolari, xilofono, piatti, tam-tam, grancassa, tamburo, tamburello, 2 arpe, archi
Composizione: 1917 - 1918
Prima esecuzione: Parigi, Théâtre de l'Opéra, 29 maggio 1924
Edizione: Edizioni Musicali di Stato, Mosca, 1922
Guida all'ascolto (nota 1)

Nella seconda pagina dedicata al cinquantesimo anniversario della scomparsa di Prokof'ev ritorna il nome di Konstantin Bal'mont, il maggiore esponente della corrente "impressionista" che attraversa come un brivido, negli anni della Rivoluzione, il movimento simbolista russo. È proprio la penna immaginifica di Bal'mont, a cui Prokof'ev si era già ispirato per le Vision fugitives op. 22 e a cui sarebbe ritornato pochi anni dopo per i Cinque Canti op. 36, a generare il fiume in piena della Cantata Sono sette op. 30, composta per l'appunto nel cruciale diciassettesimo anno del secolo. Il demonismo mistico, messianico e paganeggiante del testo di Bal'mont suggerisce a Prokof'ev una delle composizioni più aspre e violente della sua produzione, assai vicina all'altissima temperatura fonica della, ben più barbara, Suite Sciita. Dopo una breve introduzione "percussiva" dell'orchestra e del coro, il tenore, incalzato dalle voci maschili, intona i primi versi della Cantata in forma di recitativo. Ma una transizione orchestrale particolarmente accesa e impulsiva conduce il solista ad una melodia più pronunciata anche se non meno aspra, tutta giocata sul registro acuto della voce. Il coro ripete ossessivamente la frase "Semero Ikh" (Sono sette), ma improvvisamente sembra distendersi in un canto più terso e trasparente. Si tratta però di uno smaccato trompe l'oreille. L'orchestra riprende immediatamente la sua marcia "funebre", battendo forte i piedi, mentre le voci femminili danzano una sorta di "sabba" indiavolato reso ancora più febbrile dal glissando aggressivo degli ottoni. Nella coda le voci gravi del coro ripetono ossessivamente la parola "zakliani" (esorcismo), fino a farla sfocare in un alone di etereo e vaporoso misticismo.

Guido Barbieri

Testo

SETTE, LORO SONO SETTE
Esorcizzazione accadica
di Konstantin Bal'mont

Telai! Telai! Telai! Telai!
Loro sono sette! Sono sette!
Nella profondità dell'Oceano sono sette!
Nelle alture Celesti sono sette!
Nascono tra le montagne dell'Occidente in sette.
Crescono tra le montagne dell'Oriente in sette,
Siedono su troni nelle profondità della Terra,
Fanno tuonare la loro voce nelle alture della Terra,
Si estendono nelle immensità della Terra e del Cielo,
Sono sette! Sono sette!
Sette, sette ecc. Telai! Telai!
Non sono né maschi, né femmine.
Non hanno mogli, non partoriscono figli,
Sono come il vento vagabondo,
Si stendono come le reti, si allungano, si allungano,
Sono cattivi, loro! Sono molto cattivi!
Non conoscono la beneficenza loro.
Non conoscono la vergogna.
Non sentono le preghiere.
Non posseggono l'udito per le suppliche.
Loro rimpiccioliscono il cielo e la terra.
Loro chiudono, come con una porta, interi paesi.
Loro tritano i popoli interi, come questi popoli tritano il grano.
Sono sette! Sette!
Sono due volte sette!
Oh, Spirito dei cieli. Spirito dei cieli.
Tu esorcizza loro! Esorcizzali!
Oh, Spirito della terra! Esorcizzali!
Venti cattivi! Tempeste rabbiose!
Vortice mortale! Turbine di fuoco!
Loro rappresentano il giorno del dolore, della vendetta.
Sono annunciatori della terribile peste!
Sette Dei dei cieli infiniti! Sette Dei della terra infinita!
Sette Dei potenti! Sette Dei cattivi!
Sette diavoli ridenti!
Sette geni dell'orrore!
Il loro numero è sette, è sette.
Oh, Telai! Oh, Alai! Oh, Ghighim! Oh, Maksim! Oh, dio cattivo!
Oh, Spirito cattivo! Oh, Mostro! Loro sono sette!
Esorcizzali! Lo Spirito dei cieli! Sono sette!
Esorcizzali! Lo spirito della Terra! Sono sette!
Telai! Esorcizzali!

(Traduzione di Valeri] Voskobojnikov)
(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorium Parco della Musica, 1 marzo 2003


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Ultimo aggiornamento 19 dicembre 2012