Concerto n. 2 in sol minore per violino e orchestra, op. 63


Musica: Sergej Prokofiev (1891 - 1953)
  1. Allegro moderato
  2. Andante assai
  3. Allegro ben marcato
Organico: violino solista, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, piatti, triangolo, castagnette, grancassa, rullante, archi
Composizione: 1935
Prima esecuzione: Madrid, Asociación de Cultura Musical, 1 dicembre 1935
Edizione: Gutheil, Parigi, 1937
Guida all'ascolto (nota 1)

Nel 1933 Sergej Prokof ev è pronto a tornare in Russia. Aveva lasciato la sua patria nel 1918, nel bel mezzo della guerra civile, recandosi in volontario esilio negli Stati Uniti, dove diventa famoso sia come compositore che come esecutore. È spesso in giro per tournée: a Parigi (dal 1923 al 1933) dove incontra Djaghilev, e a Londra, dove conosce Claude Debussy, Maurice Ravel, Richard Strauss. Una genuina nostalgia e una tenue speranza di opportunità di carriera portano Prokof'ev a ignorare le minacciose nuvole staliniste: era sempre stato pieno di contraddizioni il suo rapporto con il regime, così diviso tra censura e celebrazione del potere, tra riconoscimenti ufficiali e umiliazioni.

Intenzionato a dare un contributo alla crescita del suo paese, il compositore nel 1931 scrive: «È passato il tempo in cui la musica veniva creata per un manipolo di esteti. Oggi vaste folle popolari sono giunte faccia a faccia con la musica seria e se ne stanno in attesa con ardente impazienza. Compositori, abbiatelo in mente. Se respingete queste masse, vi abbandoneranno per volgersi al jazz o alle volgarità. Mentre se ne avete cura, conquisterete un pubblico come il mondo non ne ha mai conosciuto l'eguale. Ma questo non significa che dovete cadere nell'adulazione. L'adulazione implica la non sincerità, dalla quale non può venire niente di buono. Le folle amano la grande musica, la musica di grandi eventi, di grandi amori, di vivide danze. Esse capiscono assai più di quanto credano taluni compositori, e vogliono approfondire la propria comprensione».

Inizia i difficili passi verso il rimpatrio nel 1932 quando accetta la commissione per le musiche del film Lieutenant Kijé (Luogotenente Kijé), basato sulla novella omonima di Yury Tynyanov, che uscirà nel 1934 per la regia di Aleksandr Faintsimmer.

Il suo non è un ritorno in patria del tutto felice, come scrive il grande violoncellista Mstislav Rostropovic, che racconta i giorni in cui, ospite nella sua dacia, aveva visto Prokof'ev piangere ogni mattina per la fame. E va detto a latere che perfino la morte di Stalin fu per il compositore una maledizione. Infatti, il 5 marzo 1953 è la data che tutto il mondo ricorda come quella della morte del dittatore russo. Una notizia eclatante, capace di oscurare una grandissima perdita: mezz'ora prima che fosse dato questo annuncio, Prokof'ev era spirato. A fronte della risonanza data alla fine del grande uomo di potere, quella del compositore si riassume in un trafiletto che la "Pravda" pubblica solo una settimana dopo.

Simbolo di canto e flessibilità, questo è per Prokof'ev il violino. Non induce il compositore russo in stravolgimenti tecnici, come invece fa quando si tratta di scrivere per pianoforte. Se vuole cercare nuove soluzioni, lo fa attraverso una richiesta al solista di presenza e di virtuosismo, di disponibilità estrema e di duttilità. Lo dimostrano ampiamente i due Concerti per violino e orchestra che, a distanza di circa diciotto anni uno dall'altro, restano l'emblema di un genere del secolo appena trascorso. (Il Concerto n. 1 op. 19 è del 1917, ma la prima esecuzione, prevista per l'autunno dello stesso anno, non ha luogo a causa dello scoppio della Rivoluzione, e il concerto sarà eseguito nel 1923, il 18 ottobre al Théàtre de l'Opera di Parigi, dal violinista Marcel Darrieux, sotto la direzione di Sergej Kusevitzkij). Lo stesso secolo e gli stessi anni che hanno visto nascere il balletto Romeo e Giulietta, commissionato a Prokof'ev dall'antico Teatro Mariinskij, ma che debuttò a Brno nel 1938 perché la partitura era stata giudicata troppo d'avanguardia. E contemporaneo anche del Concerto per violino "Alla memoria di un angelo" che Alban Berg scrive per la morte di Manon Gropius, figlia adolescente di Alma Mahler e Walter Gropius.

Forse pensato in un primo momento come sonata per pianoforte e violino, il Concerto in sol minore n. 2 per violino e orchestra op. 63 viene composto nel 1935 ed eseguito per la prima volta il 1° dicembre dello stesso anno a Madrid dal violinista francese Robert Soëtens con l'Orquesta Sinfónica de Madrid diretta da Enrique Fernández Arbós. È questa l'ultima commissione occidentale per Prokof'ev, che inizia il lavoro dopo aver ascoltato la "prima" della sua Sonata per due violini, la cui esecuzione da parte di Soëtens e Samuel Dushkin nel 1932 gli era piaciuta molto. Proprio in quegli anni, Stravinskij aveva scritto un concerto per Dushkin, così Prokof'ev decide di fare altrettanto per Soëtens, mentre è in tournée con lui. Più tardi il compositore annoterà: «II numero dei posti in cui ho scritto il Concerto dimostrano il tipo di vita nomade che conducevo allora. Il tema principale del primo movimento l'ho scritto a Parigi, il primo tema del secondo movimento a Voronezh, l'orchestrazione l'ho finita a Baku e la "prima" è stata a Madrid». E tale è l'accoglienza nella capitale spagnola che a fine concerto una delegazione di musicisti si reca a ringraziare il compositore.

In terra britannica il Concerto sbarca l'anno successivo, sempre eseguito da Soëtens e diretto da Sir Henry J. Wood nel 1936 e dal compositore nel 1938. L'indole migrante resta come un'impronta caratteristica di questa composizione, che Soëtens suonerà moltissime volte e in ogni parte del mondo, fino al 1972, quando, all'età di 75 anni, la porta in Sudafrica. Il violinista francese continuerà, comunque, ad apparire in pubblico fino al 1992, e morirà nel '97 all'età di 100 anni.

Il solista, senza accompagnamento e inequivocabilmente in sol minore, apre il primo movimento, Allegro moderato, con una frase meditativa, che, in alcuni passaggi, ricorda la musica tradizionale russa, esponendo il tema principale. Alla fine della sua frase metricamente ambigua, il tema viene riproposto dai violoncelli e dai contrabbassi, questa volta in si minore. Segue un passaggio di virtuosismo violinistico, mentre il motivo rimane all'orchestra sullo sfondo. La tonalità di partenza viene subito ripristinata, fino a che il dolce secondo tema, con le sue ineffabili modulazioni, entra affermando la tonalità della relativa maggiore, si bemolle. La parte centrale sviluppa alternativamente le due idee; il primo tema, affidato spesso al fagotto, porta a una variazione energica del solista. Nella ripresa, sono i violoncelli e i contrabbassi che riportano il tema d'apertura. Importanti accordi del solista annunciano la coda che si conclude in pizzicato. È sui pizzicati di tutta l'orchestra, raddoppiati dal clarinetto, che inizia il movimento lento, Andante assai, quasi la versione luminosa del cupo lirismo del primo. Il canto del violino solo sovrappone il suo ritmo binario alle terzine dell'accompagnamento: una radiosa melodia la cui divergenza metrica con l'orchestra sembra suggerire più un delicato rubato che una reale tensione. Un dialogo tra il solista e il flauto all'acuto porta all'Allegretto centrale, pastorale e delicato, senza essere peraltro di facile esecuzione. Qualche doppia corda del violino al grave precede la ripresa. Il movimento si conclude con il tema al corno.

Il motivo del terzo movimento, Allegro ben marcato, è un rondò dal gusto spagnoleggiante. Per la "prima" prevista a Madrid, Prokof'ev aggiunge le nacchere e altre ornamentazioni iberiche. E così, mentre i due movimenti precedenti invitano a riflettere, l'ultimo incita all'azione. Le dissonanze si liberano, il tema viene sempre ritmato dalle nacchere. Un ballo scompigliato ed energico, che sfocia in una grande coda, dove il solista danza in 5/4 con le sole percussioni e una linea di basso. La raffica finale è marcata tumultuoso.

Anna Cepollaro


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorium Parco della Musica, 3 novembre 2012


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Ultimo aggiornamento 10 novembre 2012