La rappresentazione di S. Uliva

Musica di scena in due giornate

Musica: Ildebrando Pizzetti (1880 - 1968)
Libretto: Corrado d'Errico da un anonimo del secolo XVI
Organico: orchestra
Composizione: 1933
Prima rappresentazione: Firenze, Chiostro grande della Basilica di Santa Croce, 5 giugno 1933
Edizione: Carisch, Milano, 1935
Guida all'ascolto (nota 1)

Per la ripresa della Rappresentazione di Santa Uliva, di Anonimo del XVI secolo, su adattamento di Corrado d'Errico e per la regia di Jacques Copeau (ripresa che ebbe luogo nel Chiostro di S. Croce in Firenze, il 5 giugno 1933), su invito del Maggio Musicale Fiorentino e per iniziativa di Guido M, Gatti, Ildebrando Pizzetti (che già nel 1917 aveva musicato La sacra rappresentazione di Abramo e Isacco di Feo Belcari) scrisse in poco più di un mese quella musica di scena, della quale lo stesso Gatti ha sottolineato la «semplicità», la «naturale e felice riduzione al miniino essenziale», la «tersa trasparenza».

«L'ignoto autore cinquecentesco - prosegue il Gatti - ha trovato un fratello nel Novecento che ha sentito quelle espressioni ingenue non con l'intelligenza di un letterato ma con l'anima di un poeta, e la stilizzazione musicale dei sentimenti e degli atteggianienli di Uliva e delle altre figure della sua storia è riuscita opera viva e fresca della fantasia. Una caccia, una battaglia, una scena, d'osteria, la raffigurazione di un viaggio doloroso nell'avvicendarsi delle stagioni, una incoronazione e uno sposalizio e altri sono i «soggetti» delle musiche pizzettiane, ma il «soggetto», come negli artisti primitivi, non è che il motivo per esprimere l'amore, la fede, l'umiltà dinanzi alle cose divine e a quelle umane che del divino sono emanazione. Perciò gli elementi «illustrativi» di queste scene non sono mai in primo piano ma sempre intuiti attraverso il sentimento che guida le azioni della protagonista. L'episodio esterno diviene interiore mutamento, un trasecolare, un brivido patetico, un moto dell'animo. Un esempio bellissimo di questa, trasposizione del visivo su di un piano emotivo ci è offerto dalla gemma della partitura, il viaggio, di Uliva alla ricerca del bimbo che le fu trafugato dal Maligno. Dolorosa odissea seminata di improvvise speranze e di tragici scoramenti sino al ritrovamento nella mistica luce dell'Empireo. Un tema solo accompagna Uliva nel viaggio, un tema umile che par voglia esprimere la dura ascesa di lei verso la luce che le sfugge e il ripiegarsi dell'anima dolorante, - un tema che non vuol emergere per la sua bellezza e peregrinità ma cosi perfettamente aderisce alla figura della protagonista da non farci desiderare - è sempre il Gatti che parla - variazioni o nuove incarnazioni o altri accorgimenti elaborativi. La musica , risveglia gli echi più riposti di un passato ideale, che non sappiamo definire, ch'è come un'infanzia favolosa del mondo, quando la Vergine e il suo Divino Figliolo apparivano ai fedeli e guidavano i loro passi, e il Maligno era raffigurato come un uomo nobiledi cuor duro, e l'ali degli angeli facevano tra cielo e terra un tremolìo di luci».

La leggenda, che ha ispirato la Sacra Rappresentazione dell'Anonimo autore italiano del Cinquecento e le musiche di Ildebrando Pizzetti, narra di Uliva, la figlia di un Imperatore il quale, rimasto vedovo, non riuscendo a trovar donna per bellezza e leggiadria di mani pari alla perduta consorte, pretenderebbe imporre alla giovine Uliva un mostruoso connubio. Per sfuggirgli Uliva, si brucia le mani e allora il padre la scaccia, affidandola a due sgherri con il compito di ucciderla. Ma gli sgherri hanno pietà di lei e l'abbandonano in un bosco ove la trovano gli scudieri del re di Castiglia, che la conducono alla loro reggia. Il re di Castiglia, vedovo anch'egìi, le affida il suo liglioletto, ma Siniscalco, consigliere del re, innamoratosi di Uliva e da lei respinto, ruba il principino accusandone Uliva. Il re perdonerà Uliva solo se sarà capace di ritrovarlo. Comincia la dolorosa, odissea di Uliva: ma la Vergine Maria ridona ad Uliva le mani e le fa ritrovare il principino. Non solo Uliva è perdonata, ma il re di Castiglia la sposa, malgrado l'opposizione della madre; le cui perfide trame volte a mettere la regina in cattiva luce presso il re vengono tuttavia sventate. La vicenda si chiude in un'atmosfera di pace serena: anche l'Imperatore, pentito, si riconcilia con la figlia e l'Angelo Divino conclude la Sacra Rappresentazione con le parole «Se volete fruir l'eterna gloria / Vivete sempre in pace con amore»,

Poiché il testo originale della Santa Uliva indica dove debba essere interposta la musica strumentale o vocale, ma non dà per la musica i testi, il musicista dovette ricercarli altrove.

Nel Preludio e nel finale il coro canta su testi latini.

Per la Caccia e la Danza di battaglia (si tratta non già della descrizione di una battaglia, ma di una danza di carattere guerresco) l'autore si giovò di testi dì antiche Caccie e Battaglie di polifonisti italiani.

Carlo Marinelli

Testo

I. PRELUDIO (coro)

Qmnis terra adoret te, Deus, et psallat tibi; psalmum dicet nomini tuo, Altissime. Alleluja.

II. CACCIA (coro)

Su, cacciator, mettetevi in assetto,
Trovate cani, falconi e sparvieri;
El re vuole ire a caccia.
Di compiacer al re molto è diletto
A ciascheduno, e veniam volentieri;
Siam tutti in punto. Andiamo
Sus'alto al monte, co' buon, cani a mano
E gli bracchetti al piano,
Vìen qua, Rossina. - Te', te' qui, Grifagno,
Rubin. - Te' qui, Giordano.
Ajo! Quaglina suona!
Ajò! La cerva è presa!

III. NINNA NANNA DI ULIVA (soprano)

Gesù ti guarda, Gesù ti culla,
Dormi sereno, figlio di Re.
Splendono gli astri sulla tua culla.
Sia dolce il sonno, Iddio è con te,
Tra lotte ardenti, guerre e tornei
Un gran Monarca ti generò.
Ei t'ha affidato ai voti misi,
Donna ferita, ti veglierò;
Gesù ti, guarda. Gesù ti culla,
Dormi sereno, figlio di Re.
Splendono gli astri sulla tua culla,
Sia dolce il sonno, Iddio è con te.

(Versi appositamente scritti da Corrado D'Errico)

IV. NAVARRA E CASTIGLIA (Danza di battaglia) (coro)

- All'arme, all'arme, all'arme,
Ognuno all'arme gridi.
- Butte selle !
Alla battaglia, o prodi cavalieri,
Venite tutti quanti arditamente;
E dei nemici nostri arditi e fieri
Domiam col ferro l'orgogliosa mente.

(V, VI e VII) II. TRIONFO DI ULIVA (coro)

Justus ut palma florebit: sicut cedrus Libani multiplicabitur. Alleluja.
(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Teatro Argentina, 3 novembre 1957


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Ultimo aggiornamento 22 dicembre 2016