Le Trachinie

Musica di scena per la tragedia di Sofocle

Musica: Ildebrando Pizzetti (1880 - 1968)
  1. Preludio
  2. Esortazione alla speranza - Andante sostenuto
  3. Canto di tripudio e danza - Allegro, ma non troppo mosso
  4. La potenza di Afrodite - Appassionato e languente
  5. Invocazione - Andante, non molto sostenuto
  6. Presentimento tragico - Concitato (non presto)
  7. Lamento - Andante sostenuto
  8. La morte di Eracle - Andante largo
  9. Finale - Movimento di Marcia funebre, ma non troppo lento
Organico: coro misto, orchestra
Composizione: 1932
Prima rappresentazione: Siracusa, Teatro greco, 26 aprile 1933
Edizione: Curci, Milano, 1961
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La «musica vocale e strumentale» per «Le Trachinie» è stata composta per la rappresentazione della tragedia di Sofocle nel Teatro greco di Siracusa nel 1933. La prima esecuzione della autonoma versione sinfonica di questa musica ha avuto luogo sotto la direzione dell'autore l'8 marzo 1949 all'Associazione Alessandro Scarlatti (Conservatorio San Pietro a Maiella) a Napoli. Non staremo a descrivere l'azione alla quale la musica si riferisce dal momento che una voce recitante ne indica, volta per volta, i momenti essenziali. Ricorderemo solo agli ascoltatori che Le Trachine fanno parte del gruppo delle più antiche tragedie di Sofocle, di quelle tragedie il cui significato converge ad esaltare la bellezza del sacrificio eroico. E ci sembra che sia questo aspetto morale che la musica di Pizzetti tende a porre in primo piano e a trasfigurare poeticamente.

Roman Vlad

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

La musica per le Trachinie di Sofocle è stata composta da Pizzetti nel 1932.

«Il coro intona il testo sofocleo, nella traduzione italiana di Ettore Bignone. E per far sì che l'ascoltatore possa seguire lo svolgimento della tragedia e comprendere quindi la comunanza patetica esistente fra il testo e le musiche, Pizzetti ha introdotto, fra l'uno e l'altro dei brani musicali, brevi discorsi di una voce recitante, la quale o espone sommariamente lo svolgersi dell'a¬zione scenica, o ripete frammenti particolarmente significativi del testo poetico. I nove pezzi sono distinguibili coi seguenti titoli: 1) Preludio; 2) Esortazione alla speranza; 3) Canto di tripudio e danza; 4) La potenza di Afrodite; 5) Invocazione; 6) Presentimento tragico; 7) Lamento; 8) La morte di Eracle; 9) Finale.

L'ascoltatore) invitato a cogliere il valore essenzialmente musicale dei brani, dovrà porre particolare attenzione all'impiego che l'autore ha fatto del coro femminile. Il mezzo corale, vien qui usato con una particolare morbidezza di linee, con duttilissima fantasia. In esso vibra il riflesso psicologico di Dejanira, di questa creatura mansueta che, assente fisicamente nella musica, ne è tuttavia la protagonista effettiva, in tutta la sua malinconica rassegnazione. L'orchestra, a sua volta, basata su legni e ottoni, su arpa e strumenti a percussione, unitamente ai quali intervengono gli archi ridotti ai soli violini e contrabbassi, compone un paesaggio strumentale i cui timbri son regolati costantemente dalla natura delle invenzioni musicali. La concordanza patetica, insomma, esistente fra la tragedia e la musica, si spinge fino a permeare gli impasti istrumentali e a determinarne di volta in volta la natura.

Testo

1. - Preludio (coro)

Ha tra gli uomini fama un detto antico:
«D'alcuno mai la vita non puoi scorgere,
prima che muoia, se felice o trista.»

2. - Esortazione alla speranza (Coro)

Non la notte solenne, scintillante di stelle,
non la notte perdura perenne;
nè ricchezza nè avventure non dura;
ma nel volger d'unattimo
e la gioia e l'affanno
dall'uno all'altro passano
e tosto l'abbandonano.

3. - Canto di tripudio e danza (Coro)

Tutta la casa levi in tripudio grida di gioia,
ora che giungere deve lo sposo;
squilli dei giovani l'inno che esalta
il divo Apolline
che ci difende che ci protegge
col suo terribile arco d'argento.
Alto il peana levate e vergine
alla sorella Ortigia Artemide,
che caccia gli agili cervi,
che squassa con le due mani le ardenti fiaccole.
Oè, peàn, eoè!...

O Dio che preda fai del mio spirito,
tutta mi domini, io non ricalcitro,
e mi abbandono al sospirare molle del flauto.

Ecco la bacchica corona d'ellera
con sè mi trae nell'ebro turbine.
Oè, peàn, eoè!...

4. - La potenza di Afrodite (Coro)

Grande è la forza sempre invincibile
della dea Cipride. Afrodite!...

5. - Invocazione (Coro)

Oh, ritorni, ritorni l'atteso;
la prora non arresti il suo corso,
non freni dei molteplici remi la gara.

6. - Presentimento tragico (Coro)

Ahi, di pianto una fontana sgorga,
una fitta rugiada di pianti prorompe.
Antico responso si compie,
si compie infallibile la sacra parola.
Oh certo impassibile muta
Afrodite ha quest'opera compiuta!

7. - Lamento (Coro)

Qual male più, qual male più pianger dovrò?
Qual'è più mortale tra queste sciagure
ch'io soffro, ch'io piango, non so.

8. - La morte di Eracle (orchestra sola)

9. - Finale (Coro)

Ellade sventurata!
Del futuro le vie niuno sa,
ma il presente è sventura per noi.
E pur nulla accade che Giove non volle.
(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Eliseo, 5 marzo 1956
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Teatro Argentina, 6 novembre 1949


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Ultimo aggiornamento 23 dicembre 2016