Sonata in la maggiore per violino e pianoforte


Musica: Ildebrando Pizzetti (1880 - 1968)
  1. Tempestoso
  2. Preghiera per gli innocenti: Molto largo
  3. Vivo e fresco
Organico: violino, pianoforte
Composizione: 1919
Edizione: J. & W. Chester, Londra, 1920
Dedica: Ernesto Console e Mario Corti
Guida all'ascolto (nota 1)

Le composizioni di Ildebrando Pizzetti sono ben note: nel campo teatrale: tre preludi per l'Edipo re, intermezzi per la Nave di D'Annunzio, preludi, cori e danze per la Pisanella di D'Annunzio, Fedra, tragedia musicale su testo di D'Annunzio, La sacra rappresentazione di Abramo e Isacco, musica di scena per il testo di Feo Belcari, Debora e Jaele, Fra Gherardo, Lo straniero; nel campo sinfonico e sinfonico vocale: Extase, Canto di guerra per coro e orchestra. Canzone a maggio per coro e orchestra, Edipo a Colono, ouverture, Canente, poema sinfonico, Ouverture per una farsa tragica, Poema emilìano per violino e orchestra; due liriche drammatiche, su testo di S. Di Giacomo, per tenore e orchestra; Concerto dell'estate, Rondò venieziano. Nel campo della musica da camera: pezzi vari per pianoforte, numerose liriche per canto e pianoforte, (fra cui I pastori, La madre al figlio lontano, Il Clefta prigione, Tre sonetti del Petrarca), Tre canzoni per canto e quartetto d'archi, Sonate (per violino e pianoforte, per violoncello e pianoforte), Trio in la per violino, violoncello e pianoforte. Nel campo corale: Messa da requiem a sole voci, ed altri lavori vari.

Il Pizzetti è anche autore di numerosi scritti di critica ed estetica musicale, fra cui i due libri: Musicisti contemporanei e Intermezzi crìtici. Dirige dal 1924 il R. Conservatorio «G. Verdi» di Milano.

La Sonata in la [per violino e pianoforte] è stata incominciata nel settembre 1918, sul finire del tempestoso periodo guerresco; ultimata fu nell'inverno del 1919, agli albori della nuova èra di pace (e così la musica, che si dibatte sull'inizio in un'atmosfera d'oscuro pessimismo, si rischiara in fondo in una rinnovata speranza). Ma già da tempo Pizzetti ne portava in sé i germi, da tempo ne coltivava in segreto l'idea.

Tre tempi: tre diversi stati d'animo che riassumono a grandi tratti tutta l' immensità d'una tragedia.

Il primo tempo «tempestoso» è l'uragano di dolore, che sorprende e trascina e sommerge ogni cosa, ogni creatura. L'anima debole e vacillante si dibatte, geme, implora, sperduta in questo furibondo scatenarsi di tutti gli elementi, di tutte le fatalità misteriose. Romba e imperversa inesorabile la bufera (grandiosa e terribile come un'allucinazione profetica); non un raggio di luce, non un segno di speranza per le povere creature oppresse, angosciate; solo di quando in quando, se un poco si placano i singulti e gli schianti e il sordo ululato della tempesta, sale su dall'anima affranta un mormorio triste e rassegnato, come una preghiera appena balbettata.

La Preghiera per gli innocenti è la preghiera per tutti gli infelici che hanno sofferto «e non sanno perchè si deve soffrire» (sono le parole sgorgate insieme alle prime note del tema dall'animo commosso del musicista). E qui c'è tutta la fede che manca nel primo tempo. Quella preghiera che là era appena balbettata, qui sale e si espande ardente, sicura. L'uomo crede e la sua fede senza confini illumina e trasfigura questa valle di lagrime, questa vita di dolore. Prega; e con lui pregano tutti coloro che credono in una bontà superiore.

E dopo tanto strazio un palpito nuovo di vita risorge: torna vivo e fresco, come torna e rifiorisce la primavera dopo la desolazione invernale, quando tutto pareva fosse spento. È la legge eterna del mondo, è la legge di bontà! Torna e ride la gioia; la vita è bella e l'uomo si abbandona alla dolcezza di vivere; l'individuo che prima soffriva, chiuso nel cerchio ristretto del suo dolore, ora quasi si annulla e naufraga in questa universale onda gioiosa, dinanzi al miracolo sempre nuovo della natura che rinverdisce e che s' infiora. L'uomo non dimentica la pena passata; ma dal ricordo doloroso sboccia, sempre viva, la parola di fede a far più lieta e più bella la festa della primavera.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 15 gennaio 1932


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Ultimo aggiornamento 7 settembre 2016