Epithalamium

Cantata per soli, coro e orchestra

Musica: Ildebrando Pizzetti (1880 - 1968)
Testo: da Catullo
Organico: soprano, tenore, baritono, coro, flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno, percussioni, arpa, celesta, archi
Composizione: 1939
Prima esecuzione:Washington, 12 aprile 1940
Edizione: Curci, Milano, 1963
Guida all'ascolto (nota 1)

Il testo dell'Epithalamium di Pizzetti è stato tratto, per la massima parte, dal canto che Catullo compose (intorno al 50 a. C.) per le nozze dell amico Manlio Torquato con Vinia Aurunculeia: solo due strofe, per l'Aria del soprano e per quella del tenore, sono state tratte da quell'altro canto nuziale che comincia: Vespere ades, iuvenes consurgite.

«Il rito delle nozze romane, né anche ai di' nostri sparito affatto dagli usi delle popolazioni italiche particolarmente montigiane e isolane, era una poesìa per sé stesso.

«Il poeta, dinanzi alla casa, circondato dalle persone e dalle decorazioni della festa, invoca il giovine dio greco delle nozze; e chiama il drappello delle fanciulle a ripetere in coro l'inno dell'imeneo, che il dio del piacere legittimo si renda più facile alle preghiere di voci pure e dì bocche innocenti...

«Poi che i voti delle vergini e del poeta hanno attirato il nume la cui presenza guarentisce la santità dell'amore, e i fanciulli con le fiaccole aspettano alla porta per l'accompagnamento a casa del marito, è pur tempo che la sposa si mostri. E' chiamata: il padre la tiene: le sollecitazioni si rinnovano di momento in momento solo interrotte dalle Iodi della bellezza di lei e dalle promesse della felicità che l'attende sicura». Così, dell'Epitalamio catulliano, il Carducci.

Le due strofe a contrasto, tratte, come ora s'è detto, dal canto nuziale amebeo, sono state inserite nell'inno per aggiungergli varietà e movimento.

Dal punto di vista della costruzione musicale, la cantata consta di tre arie (una delle quali cantata dal poeta, un'altra da una fanciulla, la terza da un giovane), intermezzate da brevi episodi corali - ora fanciulle, ora giovani - e legate insieme dalle strofe rappresentative cantate dal poeta.

L'orchestra, oltre al quintetto di strumenti ad arco, comprende cinque soli strumenti a fiato (un flauto, un oboe, un clarinetto, un fagotto, un corno), vari festosi strumenti a percussione, un'arpa e, adoperata anch'essa quasi come strumento a pizzico, la celeste.

L'Epithalamium è stato scritto negli ultimi mesi del 1939.

Testo

I
Baritono
Collis o Heliconiì
cultor, Uraniae genus,
qui rapìs teneram ad virum
virginem, o Hymenace Hymen,
o Hymen Hymenaee,
Abitante del colle d'Elicona,
figlio d'Urania,
che conduci allo sposo
la Vergine, o Imeneo Imene,
o Imetre Imeneo,
cinge tempora florìbus
suave olentis amarici,
flammeum cape, laetus huc
huc veni niveo gerens
luteum pede soccum,
cìngi le tempie coi fiori
dell'amaraco dal soave profumo,
prendi lieto il flammeo velo
e qui vieni, di socco giallo
il niveo pie calzato,
excitusque hilari die
nuptialia concinens
voce carmina tinnula
pelle humun pedibus, manu
pineam quate taedam.
e inebriato dalla letizia
di questo giorno,
con tinnula voce cantando l'inno dì nozze,
picchia coi piedi il terreno,
squassa nella mano la face dì pino.
Vosque item simul, integrae
virgnes, quibus advenìt
par dies, agite in modum
dìcite «o Himenase Hymen,
o Hymen Hymenaee».
E voi pure insieme,
intatte vergini per le quali verrà
simil giorno, su, cantate
a tempo: «O Imeneo Imene,
o Imene Imeneo».
Coro di Vergini
Hymen o Hymenaee,
Hymen ades o Himenaee!
Imene o Imeneo
Imene vieni, o Imeneo!
II
Barìtono
Claustra pandite januae,
virgo adest. Viden ut faces
splendidas quatiunt comas?
Tardet ìngenuus pudor.
Aprite i battenti della porta.
La vergine viene. Non Vedi come le torce
scuotono le rutilanti chiome?
La ritarda ingenuo pudore.
Aria prima
Flere desine. Non tibi,
Auruncuìeia, periculum est,
nequa femina pulcrior
clarum ab Oceano diem
viderit venìentem.
Cessa di piangere.
Non, v'è pericolo, Aurunculeia,
che una donna più bella di te
vegga sorger dall'oceano
il luminoso giorno.
Talis in vario solet
divitis nomini hortulo
stare flos hyacinthius.
Sed moraris, abit dies:
prodeas, nova nupta.
Tale nel vario giardino
d'opulento signore ergesi
il fiore di giacinto.
Ma tu indugi, il dì se ne va;
inoltra novella sposa.
Coro di Giovani
Hymen o Hymenaee,
Hymen ades, o Hymenaee!
Imene o Imeneo
Imene vieni, o Imeneo!
Soprano (Aria seconda)
Hespere, quis caelo fertur crudelior ignis?
Qui natam possis complexu avellere matris,
complexu matris retinentem avellere natam
et iuveni ardenti castam donare puellam.
Quid faciunt hostes capta crudeìius urbe?
Espero, quale fra gli astri che vanno per il cielo è di te più crudele? Di te che puoi sveller la figlia dal materno amplesso, dal resistente amplesso della madre sveller la figlia, e donare all'ardente giovine la casta fanciulla. Che fanno di più crudele alla città conquisa i nemici?
Coro di Vergini
Hymen o Hymenaee,
Hymen ades, o Hymenaee!
Imene o Imeneo
Imene vieni, o Imeneo!
Tenore (Aria terza)
Hèspere, quis caelo lucet iucundior ignis?
Qui desponsa tua firmes conubia flamma,
quse pepigere vìri, pepigerunt ante parentes
nec iunxere prius quam se tuus extulit ardor.
Quid datur a divis felici optatius hora?
Espero, qual astro brilla più giocondo di te nel cielo? Di, te che con la tua fiamma suggelli il connubio degli sposi, che, preparato dai genitori, pur non è perfetto se non quando appare il tuo fuoco.Quale cosa largiscono gli Dei più desiderabile di quest'ora?
Coro di Giovani
Hymen o Hymenaee,
Hymen ades, o Hymenaee!
Imene o Imeneo
Imene vieni, o Imeneo!
III
Baritono
lam licet venias, marite:
uxor in thalamo tibist
ore floridulo nitens,
alba parthenice velut
luteumve papaver.
Ora ti è lecito venire, marito;
la sposa è nel tuo talamo,
splende il fiorente viso,
come di bianca rnatricaria
e di giallo papavero.
Ille pulveris Africi
siderumque micantium
subducat numerum prius,
qui vetri numerare vult
multa milia ludi.
Conti prima i granelli
di sabbia in Africa
e gli astri scintillanti,
colui che pretende numerare
i mille e mille vostri piaceri.
Claudite ostia, vìrgmes:
lusimus satis. At boni
coniuges, bene vivite et
munere adsiduo valentem
xercete juventam.
Chiudete le porte, giovinette;
abbastanza ci siam dilettati. Quanto a voi,
buoni coniugi, possiate viver felicernente;
e la valida giovinezza
compia assidua i grati doveri.
Coro di Vergini e Giovani
Hymen o Hymenaee,
Hymen ades, o Hymenaee!
Imene o Imeneo
Imene vieni, o Imeneo!
(Traduzione di Ugo Fleres)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Teatro Adriano, 8 aprile 1945


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Ultimo aggiornamento 21 dicembre 2016