Il matrimonio

Opera in quattro atti (completato solo il I°)

Libretto dell'opera (nota 1)

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

Camera di giovanotto. Podkolessin coricato sul divano furna la pipa.
PODKOLESSIN
Sì, a sognar così, da solo e tranquillo, è chiaro, insomma, che il matrimonio ci vuole. Sì, siamo giusti! E dai, e dai, questa vita in solitudine fa schifo. Ecco qua, la Quaresima viene. E tutto è di già pronto, mi pare; la mezzana è un bel po' che qui viene. Eh sì; anzi, anzi, lei che confusione mi dà! Ehi, Stepan! È di già qui la vecchia?
(entra Stepan)
STEPAN
No. Hai visto il sarto, eh? Sì.
E allora? Il frac? Dì, il collo sta per finire?
Che? Sì. Va avanti: gli manca il collo e basta.
PODKOLESSIN
Che cosa dici?
STEPAN
Ho detto: gli manca il collo e basta.
PODKOLESSIN
E... lui non t'ha domandato: perché il tuo padrone, perché mai si fa un frac?
STEPAN
Ma no. No. Proprio no.
PODKOLESSIN
Ma forse ha buttato là: il tuo padrone, per caso, si sposa?
STEPAN
No, non mi ha detto un bel nulla.
PODKOLESSIN
Però... E... avrai visto lì altri frac, di certo; lo so: lavoro, eh! Se ce n'ha!
STEPAN
Ah, sì? ho visto dei vestiti già fatti.
PODKOLESSIN
Ma la stoffa... sarà meno morbida.
STEPAN
Mi pareva. Sì signore, la stoffa era meno morbida della vostra.
PODKOLESSIN
Mmmm... Va bene. Ma... non t'ha chiesto poi: perché il tuo padrone ha mai scelto una stoffa così per il suo frac?
STEPAN
Lui? No, no niente.
PODKOLESSIN
E non ha fatto allusione, dì? Se per caso pensavo a sposarmi?
STEPAN
No, l'ho detto: nessuna allusione.
PODKOLESSIN
Ma guarda! Ma tu gliel'hai detto... chi sono io? E il grado che ho?
STEPAN
Sì certo.
PODKOLESSIN
E lui, allora?
STEPAN
Che farà il meglio che può.
PODKOLESSIN
(sospirando)
Ah, va bene. Va pure.
Pel mio grado, credo che l'abito nero ci vorrà. Questi altri vanno bene ai segretari, fattorini... Sì, ai ballerini, a quegli sbarbatelli... Io, col posto che tengo, io devo osservare, come si dice? Mm... un certo... un certo... mm... c'è una parola molto tipica, anche... Ah, l'ho perduta. Eh, sì caro mio, sì c'è poco da dire; c'è poco da fare. Tu hai quasi il grado di un colonnello. So io... non puoi portare le spalline. Ehi! Stepan! La cera da scarpe? Di dove? Dalla bottega presso Vosnessenski?
STEPAN
Ce l'ho. Sì, proprio.
PODKOLESSIN
Ah! E com'è? Dì, l'hai provata? E brilla?
STEPAN
È buona. Per brillare, brilla.
PODKOLESSIN
Ascolta... e quello lì, quando l'hai comprata mica... eh? Tha detto: perché mai il tuo padrone si prende la migliore cera? O che, per caso, il tuo padrone pensa a sposarsi?
STEPAN
(appoggiandosi ora su una gamba ora sull'altra, in attesa di ritirarsi, già di fronte all'uscio, con sguardo cattivo)
Lui? No, nulla.
PODKOLESSIN
Per sposarsi, Dio mio, Dio mio, che fatica! E qui e là e poi ogni cosa dev'essere a posto. No, santo cielo: è una cosa impossibile! Ehi! Stepan! Stepan!
STEPAN
Che cosa ancora?
PODKOLESSIN
Piccolo mio, vien qui: una domanda... Ah!
STEPAN
La vecchia è là.
PODKOLESSIN
Fiokla? Su, che venga qui, che venga qui... Mm... Ah, che fatica! Che si fa? Oh, che fatica!

SCENA SECONDA

Attraverso la porta aperta si intravede Fiokla in conversazione con Stepan, lei si contorce e gli indica qualcosa con dei gesti. Fiokla entra, leziosamente e guardandosi intorno. Si avvicina a Podkolessin, salutando e inchinandosi ripetutamele.
PODKOLESSIN
Ah! Buondì, buondì Fiokla Ivanovna. Che c'è? Dì. Siedi qui; su, su e poi raccontami. Lei come sta? Dì, Melania, no? si chiama...
(Fiokla prende una sedia, continuando a salutare, e si siede)
FIOKLA IVANOVNA
Agafia Ticonovna.
PODKOLESSIN
Sì, si, Agafia Ticonovna. Di certo una qualche zitella, con tutti i suoi begli annetti.
FIOKLA IVANOVNA
Ma no; no e poi no. Quando sarete sposato, allora sì, mi ringrazierete; ve lo dico io.
PODKOLESSIN
Sempre bugie, all'età che mi ritrovo, bugie. Tu menti sempre, Fiokla Ivanovna! Bugie. E che porterà come dote? Ricomincia un po'.
FIOKLA IVANOVNA
Cosa porterà? Là nel quartiere moscovita una casa. E quale casa! Un piacere tornare, riparlarne, davvero un piacere.
Dallo speziale Bebai settecento d'affitto, lui solo.
E poi, sai che va a gonfie vele la mescita della vodka.
(si avvicina alla sedia di Podkolessin)
Due locali, ben messi... in legno, tutti in legno, uno e l'altro con le basi di pietra. L'affitto sarà più o meno di 300 rubli e un grand'orto in più, là un ortolano già da tre anni ci pianta dei cavoli. Ha tre figli ormai grandi, e che uomo tranquillo! Due hanno moglie ma il minore non è ancora sposato, sta con il padre lui per poterlo aiutare un po'. "Son vecchio" dice il padre "che lui rimanga con me". Così il commercio va meglio.
PODKOLESSIN
Ma dimmi, il suo aspetto com'è.
FIOKLA IVANOVNA
Un bijiou, giglio e rose. Bianca e rossa come sangue e latte, affascinante da non dire. Voi impazzirete, ne son certa, e mi verrete a dire davanti a tutti: "Cara Fiokla Ivanovna, mille grazie!".
PODKOLESSIN
Non è mica, mi pare, la figlia d'un ufficiale?
FIOKLA IVANOVNA
No, è la figlia d'un mercante. Ma quant'è bella, anche un generale n'andrebbe fiero. Noi, noi vogliamo commercianti; noi siamo troppo delicate! Di domenica lei col vestitino in seta brillante, è tutto uno sfarfallare, la regina che passa!
PODKOLESSIN
Va bene, così appunto d'essere.
FIOKLA IVANOVNA
Sì, lo capisco.
PODKOLESSIN
Vice capo ufficio, lo sai... ho bisogno.

FIOKLA IVANOVNA
Un certo capo ufficio per far colpo. Ah! Poveretto perse il posto! Che strano temperamento aveva, mentiva sempre, ad ogni parola! Era furioso, ma che poteva farci lui. Così voleva il Buon Dio e così sia.
PODKOLESSIN
E a parte lei, qualch'altra tu non l'avresti?
FIOKLA IVANOVNA
Ma qual'altra ti posso offrire, di tutte quante la migliore è lei.
PODKOLESSIN
Sì? Di tutte quante è la migliore?
FIOKLA IVANOVNA
Puoi correre il mondo in lungo e in largo! Di meglio non trovi.
PODKOLESSIN
Ci penserò, ci penserò Matiuska. Torna qui domenica.
Sai com'è, allora; io e te insieme, io in panciolle e te che parli...
FIOKLA IVANOVNA
Ma la vorrei finire! Son tre mesi che vengo qui; ma a che prò'! La pipa in bocca, lui bello disteso in vestaglia...
PODKOLESSIN
Ma che credi, il matrimonio non è mica come gridare: "Ehi, Stepan! I miei stivali!". Ecco qua, l'infilo e me ne vò! Devo pensarci su, e vedere un po'.
FIOKLA IVANOVNA
E va bene. Guard'allora fin che vuoi; usciamo, andiamo su!
PODKOLESSIN
Ah, uscire! Ma non vedi che tempo fa? Esco e piove! 
FIOKLA IVANOVNA
Guarda, sai che ti dico? Hai i capelli grigi, sei troppo vecchio per fare il fidanzatino.
PODKOLESSIN
Cosa? Bell'assurdità davvero, che mi vieni a raccontare? Capelli grigi? E dove? Capelli grigi?
FIOKLA IVANOVNA
Perché no? Succede a tutti d'invecchiare.
PODKOLESSIN
Tu menti! Lo specchio deciderà. Che cosa mi racconti?
Capelli grigi. Ehi, Stepan, Stepan! Lo specchio, subito.
Anzi, no farò da me. Guarda un po'! Dio ci liberi! Molto meglio la morte!

SCENA TERZA
KOTCHKAREV
(entrando precipitosamente)
Ehi, Podkoliessine, cosa ci fai? Ehi tu! Vien qua! Ah, che roba il mio matrimonio!
FIOKLA IVANOVNA
Come che roba, ma è l'usanza.
KOTCHKAKEV
È l'uso... certo! ma che faccia tosta! Una moglie potevo star così bene!
FIOKLA IVANOVNA
Ma se sempre gridavi: "Una mogliettina al più presto!".
KOTCHKAREV
Ah! Vecchiaccia infernale!
FIOKLA IVANOVNA
Ebben? Dio ci fa poi ci accoppia.
KOTCHKAHEV
Per caso Podkoliessine vorrebbe... Ma, possibile, a me non dir nulla? All'amico? Così? Ma che maniera, eh? Ah, tradimento, eh!
PODKOLESSIN
Che succede? Ma perché? Dì, ma perché? Tu, come piombi qui, ah, che spavento mi hai fatto, non ho non ho più fiato.
KOTCHKAREV
Ma io scherzavo, non è nulla.
PODKLOLESSIN
Begli scherzi, amico mio. Che spavento, mio Dio, ancora non ho fiato. E per di più lo specchio in pezzi.
KOTCHKAREV
Chiedo scusa. Ne ricomprerò un altro uguale.
PODKOLESSIN
Sì, un altro uguale! Sì li conosco i vostri specchi, che ti fanno invecchiare di dieci anni con tutta la faccia in isbieco.
KOTCHKAREV
Ascolta, Podkoliessine, son io piuttosto che ti devo sgridare. Simulatore, fare misteri con me, ti vuoi prender moglie.
PODKOLESSIN
Come? Cosa? Io? Prender moglie?
KOTCHKAREV
E lei cosa ci fa, allora? Io so chi è la pollastra, sai?
Dopo tutto, la cosa può andare. È cristiana, reca beneficio alla patria, sì, sì, bravo! Mi assumo ogni responsabilità.
A noi, presto qui! Dimmi un po' come è, forse nobile o commerciante o che cosa? Il nome!
FIOKLA IVANOVNA
Agafia Ticonovna.
KOTCHKAREV
Agafia Ticonovna Branda - Khlastova.
FIOKLA IVANOVNA
Ma no, Kuperdiaghina.
KOTCHKAREV
Ah, si e sta in via delle sei Botteghe!
FIOKLA IVANOVNA
Nossignore, sta vicinissima al corso via dei saponai.
KOTCHKAKEV
Ah, ah! Via dei saponai, casa di legno e accanto il suo negozio.
FIOKLA IVANOVNA
Ma che dici, lì presso c'è un vinaio.
KOTCHKAREV
Un grosso vinaio.
Senti un po', non so raccapezzarmi.
FIOKLA IVANOVNA
Appena sceso di qui, vai dritto alla baracca là in fondo.
Tu vai avanti ancora quindi volta a sinistra e davanti al tuo naso, tu troverai la casa d'un sarto piccola, bassa di legno. Non è che si debba andar là. Se stai attento vedrai che lì presso c'è in pietra un'altra casa più bella, la casa della fidanzata Agafia Ticonovna: di lei.
KOTCHKAREV
Ah, sì benissimo. A questa ci penserò. Perciò va pure, tu sei di troppo, ormai.
FIOKLA IVANOVNA
Ma come! Tu non vorrai mica pigliare il mio posto? Ma come non ti vergogni, non sono cose per uomo!
KOTCHKAREV
Ma certamente, e perché no?
FIOKLA IVANOVNA
Spetta a me, batiuska - roba mia!
KOTCHKAREV
Ma va, ma va! E ciascuno per sé! Marsc!
FIOKLA IVANOVNA
Ma non finirà così! Di che s'immischia lui?
Sono io la bestia. Non so reggere la lingua.
KOTCHKAREV
Amico: bisogna decidere in quattro e quattr'otto, andiamo!
PODKOLESSIN
Ah, mio Dio! Andarci adesso!
KOTCHKAREV
Che vorresti tardare ancora? Ma pensaci un po', la vita da solo non ti disgiusta? Stare sempre nel disordine. Guarda là uno stivale spellato. E il catino giù per terra, sul tavolo un monte di trinciato per pipa. E anche tu stesso qui stravaccato non fai che dormire.
PODKOLESSIN
Sì, è giusto, disordine ce n'è, ne devo convenire.
KOTCHKAREV
Eh, sì! Ma tu sposati, perbacco e sarai un altro uomo. Là ci sarà un bel sofà, là un armadio, qui un pappagallino. Ah, che casa! Immagina un po'!
Tu ti siedi al tuo posto, serio, tranquillo ed ecco vien accanto la tua mogliettina, un fior di zucchero soavemente la tua mano ti accarezzi soavemente.
PODKOLESSIN
Al diavolo, proprio ciò che sognavo, proprio ciò che sognavo! Che per il mondo una mano esista bianca come la neve.
KOTCHKAREV
Che dici mai? Altro che una mano bianca... Le donne. Diavolo sa quel che hanno e non hanno.
PODKOLESSIN
Ma come vorrei amico, una moglie seduta qui, allegra, gentile con me.
KOTCHKAREV
Dunque, vieni con me, per il resto, lascia fare a me.
PODKOLESSIN
Aspetta. Che fai? Stai fermo, che ti prende, ad un tratto in quel modo? Come se...
KOTCHKAREV
Lasciami fare, te ne prego, piuttosto decidi.
PODKOLESSIN
Io? Oh, no!
KOTCHKAREV
Ah, basta.
PODKOLESSIN
Io non decido nulla ancora, ma se sarà appena presentabile... Ma cosa vuoi dire? Io non ho detto nulla. Che buffo, mi pare buffo. Non ti par buffo, da scapolo che sono, crac, diventar marito.
KOTCHKAREV
Tu non sei un uomo serio, ti devo dir due o tre cosette, amico mio, tirate le somme rifletti chi sei. Un verme. Perché mai vivi, lo sai? Non ti vedi allo specchio? Ma guarda che faccia, è faccia da idiota. Sposato, cambia tutto, bambini paffutelli saranno attorno a te e non tre o quattro, almeno sette, direi e ti somiglieranno come due gocce. Tu adesso sei vice capo ufficio impiegato, uno qualunque. Ma poi dopo accanto a te, quanti vice capo ufficio in erba, certo bricconcelli tutti. Uno di loro, senza dir nulla stenderà la manina, ti tirerà ben forte i favoriti e tu a sculacciarlo, eh! eh! eh! Esiste forse qualcosa di meglio, dì, su.
PODKOLESSIN
Lo dici tu, saran dei diavoli, rovineranno i mobili, scompiglieran le carte.
KOTCHKAREV
Che ti fa, somiglieranno a te, quei diavoli. Qui è il punto.
PODKOLESSIN
Certo, sì lo capisco, com'è curiosa la cosa, un bambino, un moccioso qualunque e tu hai davanti il tuo ritratto vivente.
KOTCHKAREV
Eh, sì, è curioso! Dunque, si va?
PODKOLESSIN
Va bene, si va.
KOTCHKAKEV
Ehi, Stepan, presto vieni a vestire il padrone!
PODKOLESSIN
Idiota, bestia, la camiciaia come inamida i colletti, son tutti menci.
KOTCHKAHEV
Andiamo, mio Dio, come sei lento.
PODKOLESSIN
Ascolta, Eliafomic, se tu te ne andassi là solo?
KOTCHKAKEV
Ma sei impazzito? Chi di noi si sposa? Tu o io?
PODKOLESSIN
Lascia, ci andremo domani. Non ti pare più saggio?
KOTCHKAKEV
Tu mi sembri un cretino, una bestia, un grande imbecille, idiota?
Peggio che idiota, tanghero, verme, donnicciola.
Ma senti un po'.
PODKOLESSIN
Per esempio, proprio adesso, col servitore presente, tu mi insulti e Dio sa come! Non puoi, dico io... un altro momento.
KOTCHKAKEV
Ma come si fa, me lo dici, con te a non insultarti, metti un uomo che un giorno dice di prendere moglie da saggio, come Dio vuole! E poi fa dietro fronti Da sputargli sul viso!
PODKOLESSIN
Finiscila, vengo. Tu urli, per far cosa?
KOTCHKAREV
Vengo, e presto, di corsa, tu portagli il cappello e mantello, presto.

(Traduzione di Luciano Alberti)
(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 4 ottobre 1996


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Ultimo aggiornamento 28 luglio 2011