Le dodici Variazioni in si bemolle su un Allegretto K. 500 sono il terzultimo ciclo di Variazioni di Mozart, risalente al 12 settembre 1786. La raccolta venne scritta, secondo la testimonianza della vedova Constanze, dietro sollecitazione dell'editore Franz Anton Hoffmeister, per una destinazione editoriale che poi non ebbe luogo, ma che certamente condizionò il carattere estremamente semplice della raccolta; è questo peraltro l'unico ciclo di cui non si conosca l'autore del tema; forse lo stesso Mozart, anche se in genere questi cicli pianistici prendevano spunto da una melodia celebre. La brevità del tema viene rispettata in tutte le Variazioni, che seguono schemi consolidati.
Il tema, in stile di Gavotta, o di Contraddanza, viene modificato nelle prime due Variazioni in modo parallelo, con le terzine alla mano destra, e poi alla sinistra. Parallele sono anche la terza e la quarta Variazione, con le scorrevoli quartine alla destra e poi alla sinistra. La quinta Variazione offre cromatismi e screziature armoniche, la sesta si fonda su arpeggi spezzati. La settima Variazione passa dal maggiore al minore, con una netta transizione espressiva. L'ottava Variazione si basa su note ribattute, la nona su scale e spostamento d'accenti, la decima sull'inversione della mano destra sopra la sinistra. Una cadenza conduce all'undicesima variazione, un Adagio dalla melodia fiorita, che è una vera pausa contemplativa prima dell'ultima Variazione. La dodicesima offre infatti una repentina conversione verso lo Scherzo, con un cambio di metro da binario a ternario. Infine, una breve cadenza porta alla riesposizione del tema, nella sua veste originale, approdo circolare delle dodici Variazioni.
Arrigo Quattrocchi