Trio per pianoforte n. 6 in do maggiore, K. 548


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro (do maggiore)
  2. Andante cantabile (fa maggiore)
  3. Allegro (do maggiore)
Organico: pianoforte, violino, violoncello
Composizione: Vienna, 14 luglio 1788
Edizione: Artaria, Vienna 1790
Guida all'ascolto (nota 1)

Datato 14 luglio 1788, il Trio in do maggiore fu composto giusto a ridosso delle tre grandi sinfonie viennesi. Di quelle giungono qui pallidi echi. La forma del trio è concertante piuttosto che dialettica, e si potrebbero definire i tre trii composti da Mozart in quell'anno come dei piccoli concerti per pianoforte e orchestra. La parte del pianoforte è difatti preminente, e il discorso si articola piuttosto quale contrasto tra timbri che come dialettica d'idee. Il primo tempo presenta una rilevante instabilità armonica. Lo sviluppo, ad esempio, predilige il minore, le modulazioni si susseguono senza posa, come è caratteristico del fantasticare mozartiano, incline alla malinconia nera, ed anche alla ripresa la risposta del violino appare in do minore. L'Andante cantabile espone al pianoforte una melodia atona, resa ancor più tale dall'armonizzazione in accordi tenaci degli archi. Sono le frasi dell'ultimo Mozart, quelle che andrebbero definite rinuncia alle passioni, eppure il tarlo dello Sturm una Drang riappare nell'improvvisa modulazione all'attacco dello sviluppo, e nella chiusa, dove una variazione ritmica prende vita da una terzina della terza battuta del tema.

Il Rondò, quasi pastorale, presenta secondo la tradizione francese un episodio centrale, più lento, in minore. E sarà un Andante dalla cantilena penetrante, lo sbalzo d'umore di una natura fragile e pronta all'immedesimazione con le pene degli uomini, soprattutto le inconfessate, inspiegabili, represse.

Gioacchino Lanza Tomasi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 29 gennaio 1975


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Ultimo aggiornamento 22 settembre 2015