Trio in mi bemolle maggiore per clarinetto "Kegelstatt-Trio" (Trio dei birilli), K. 498


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Andante (mi bemolle maggiore)
  2. Minuetto (si bemolle maggiore)
  3. Rondò. Allegretto (mi bemolle maggiore)
Organico: clarinetto, pianoforte, viola
Composizione: Vienna, 5 agosto 1786
Prima esecuzione: Vienna, Großer Redoutensaal del Burgtheater, 5 agosto 1786
Edizione: Artaria, Vienna 1788
Guida all'ascolto (nota 1)

Il Trio in mi bemolle maggiore per pianoforte, clarinetto e viola KV. 498, fu incluso da Mozart nel suo catalogo personale il 5 agosto 1786. Secondo un aneddoto non verificabile il brano sarebbe stato composto da Mozart nel corso di una partita a birilli; e da qui nasce appunto il suo soprannome di "Trio dei birilli" ("Kegelstatt-Trio"). Secondo un'altra fonte il Trio era destinato alla pratica della "Hausmusik" (cioè della musica "domestica", esercitata all'interno del circolo familiare da esecutori dilettanti) presso la famiglia Jacquin, intima del compositore; la giovane Franziska, allieva di Mozart, avrebbe suonato il pianoforte, il celebre virtuoso Anton Stadler il clarinetto, e lo stesso autore la viola.

La destinazione a un circolo "familiare" avvicina il Trio K. 498 a un particolare gruppo di opere degli stessi anni, i Trii per pianoforte, violino e violoncello, caratterizzati da un contenuto brillante e disimpegnato, da un ruolo protagonistico del pianoforte, e da una partecipazione più dimessa da parte degli altri due strumenti (soprattutto il violoncello, spesso confinato nel semplice raddoppio della linea del basso pianistico). Tuttavia la particolare destinazione strumentale dona certamente un rilievo di interesse peculiare a K. 498.

Per favorire la diffusione editoriale del lavoro la prima edizione a stampa (Artaria, Vienna, 1788) prevedeva l'impiego di un violino, e recitava testualmente: «La parte del Violino si può eseguire anche con un Clarinetto». Tuttavia proprio il suono del clarinetto - strumento privilegiato nella tarda produzione mozartiana per la intensa e felicissima collaborazione con Stadler; basti citare il Quintetto K. 581, il Concerto K. 622, gli interventi concertanti in due arie della "Clemenza di Tito" - è elemento imprescindibile dell'economia del brano; la presenza dello strumento a fiato spinge infatti il compositore a donare al Trio una ricchissima abbondanza melodica, temperando la tecnica di elaborazione con il prevalere di una logica paratattica; d'altra parte il ruolo della viola - altro strumento amatissimo da Mozart, che lo suonava nelle sedute di quartetto - è assai più protagonistico di quello assegnato al violoncello negli altri Trii. La presenza di due strumenti dal timbro "opaco" si trasforma inoltre in una minore brillantezza del contenuto musicale.

Anche la successione dei tre movimenti è in parte anomala rispetto ai brani con violino e violoncello. In prima posizione troviamo un Andante dal carattere di serenata, formalmente tripartito ma senza Sviluppo (dunque quasi più simile a un Rondò), che si basa sulle trasformazioni espressive attribuite al motivo principale. Seguono un Minuetto - che ha nei giochi di imitazione cromatici del Trio i suoi momenti più seducenti - e un Rondò conclusivo di espansiva eloquenza melodica, con un episodio in minore dominato dalle nervose terzine della viola.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 25 ottobre 1990


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Ultimo aggiornamento 11 ottobre 2014