Sonata per violino e pianoforte n. 21 in mi minore, K1 304 (K6 300c)


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro (mi minore)
  2. Tempo di Minuetto (mi minore)
Organico: violino, pianoforte
Composizione: Parigi, giugno - luglio 1778
Edizione: Sieber, Parigi 1778
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Nella storia della sonata per violino e strumento a tastiera si possono individuare due fasi distinte. La prima risale all'inizio del Settecento, l'epoca nella quale questo tipo di sonata si affermò come genere musicale autonomo, parallelamente al consolidarsi della moderna tecnica violinistica e all'affermarsi, su scala europea, di uno stile cantabile di derivazione italiana che aveva proprio nel violino il suo strumento d'elezione. In questa fase allo strumento a tastiera spettava appena il compito di realizzare un basso continuo, ovvero la base armonica che sosteneva lo sviluppo di un materiale musicale affidato, invece, praticamente per intero al violino. Le Sonate per violino e clavicembalo op. V di Arcangelo Gorelli, pubblicate nel 1700 e ristampate più di cinquanta volte nell'arco di soli dieci anni, sono un esempio perfetto di questo tipo di rapporto fra violino e tastiera, e d'altra parte l'ulteriore perfezionamento della tecnica violinistica finì per approfondire in modo ancora più netto questa ripartizione di ruoli: da Tartini a Geminiani, da Leclair a Locatelli, la sonata per violino diventa un genere sempre più ardito e virtuosistico, con poche concessioni all'idea di un trattamento paritario dei due strumenti in gioco.

Questa proporzione era destinata a cambiare alla metà del secolo, cioè all'inizio di quella che viene definita l'età classica, quando il ruolo portante del violino nello sviluppo del linguaggio storico della musica venne sostituito dal protagonismo dei nuovi strumenti a tastiera, fortepiano e, subito dopo, pianoforte. Nel campo della Sonata per violino e strumento a tastiera, questo ribaltamento si rispecchiò dapprima nel diffondersi di un tipo di "sonata per pianoforte con accompagnamento", come si chiamava allora, nella quale il violino si limitava a raddoppiare la melodia pronunciata dallo strumento a tastiera e limitava drasticamente tutto il corredo tecnico e virtuosistico dell'esecuzione. Subito dopo venne affermandosi un tipo più equilibrato di composizione sonatistica, nella quale entrambi gli strumenti venivano trattati con pari dignità, ovvero ripartendo equamente il materiale melodico, integrando maggiormente la scrittura e dando vita a veri e propri dialoghi strumentali, non più a monologhi con l'assistenza di un partner.

Le Sonate per violino e pianoforte di Mozart appartengono senz'altro a quest'ultima categoria e sono, anzi, l'esempio canonico di un linguaggio ormai approdato a un livello di equilibrio e di integrazione fra le parti tale da superare ogni residuo problema stilistico e formale per approdare a una ricerca espressiva più densa di riflessione e di esperienza. Il caso della Sonata in mi minore K. 304 è, da questo punto di vista, emblematico. Mozart la scrisse nel 1778, a Parigi, in un periodo nel quale, giunto all'età di ventidue anni, egli aveva per la prima volta percorso fino in fondo le più acute tonalità emotive del dolore, quelle legate all'amore per la giovane cantante Aloysia Weber, naufragato poco prima che egli giungesse in Francia, e all'improvvisa morte della madre, che lo aveva accompagnato in quella città. Non è mai agevole stabilire quale rapporto intercorra tra le esperienze vissute da un autore e il carattere della sua opera, tanto che insistendo su questo aspetto si corre spesso il rischio di una inutile caccia al pettegolezzo. E tuttavia, pur non volendo tracciare nessuna linea di dipendenza diretta fra quegli eventi e la Sonata K. 304, è altrettanto difficile non osservare con sorpresa la distanza di questa composizione dai modelli di puro intrattimento ai quali con tutta evidenza, si ispira. L'impressione è che Mozart abbia mantenuto l'involucro per cambiare radicalmente il contenuto. L'idea di tagliare il secondo movimento della Sonata in "tempo di minuetto" corrisponde, per esempio, alla moda parigina di quegli anni, ma il tono introverso con il quale procede, anzi gli accenti persino acutamente drammatici con cui si chiude, dopo la pausa beffardamente luminosa del Trio che modula in mi maggiore, sono lontanissimi dalle galanterie di quella forma di danza e rinviano a esperienze più incisive, taglienti, quali mai prima avevano trovato posto in una forma "leggera" come quella del minuetto, appunto. I tempi della Sonata K. 304 sono due, conformemente a un modulo piuttosto diffuso allora e al quale Mozart si attiene in tutte le sue prime Sonate per violino e pianoforte. Ma, se il secondo movimento possiede una sensibile piega drammatica, quello di apertura è, da questo punto di vista, addirittura esasperato: «è una continua lotta», ha scritto Hermann Abert, «tra stanca rassegnazione e incontenibile ribellione», un conflitto che si traduce in sonorità estremamente tese e in una concentrazione del materiale che non concede nulla al proverbiale accumulo della scrittura mozartiana, ma segue rigorosamente il principio della forma-sonata con un solo tema di riferimento.

Stefano Catucci

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Nella primavera del 1778 (Mozart giunse per la terza volta a Parigi alla ricerca di lavoro e di successo come pianista e compositore, secondo i consigli del padre Leopoldo e del barone von Grimm, un personaggio molto influente dell'ancien régime di Luigi XVI e un tempo ammiratore del bambino prodigio salisburghese. Ma il soggiorno parigino non ebbe risultati lusinghieri e una lista di eventuali amici e protettori, su cui Mozart aveva riposto una certa fiducia, si dimostrò ben presto fondata su illusone speranze. Egli stesso, in una lettera inviata al padre il 1° maggio del 1778, espresse chiaramente la sua disillusione con queste parole: «La gente si profonde in complimenti e tutto finisce lì. Mi si prenota per questo o quel giorno; io suono e mi sento dire: oh! c'est un prodige, c'est inconcevable, c'est étonnant! - e buona notte! Chi non è presente non ci crede, com'è fatale che avvenga». Dapprima Grimm si interessò a Wolfgang e lo introdusse nei salotti della duchessa Chabot e del duca De Guines, ambasciatore francese in Inghilterra, procurandogli qualche noiosa lezione a fanciulle dell'alta società. Poi il barone von Grimm, indaffarato in altre questioni più politico-mondane, fra cui la «grande guerra» tra piccinisti e gluckiani, abbandonò al suo destino Mozart, che si mise in relazione con il direttore dei «Concerts spirituels», Jean Le Gros. Questi commissionò al musicista alcuni lavori, di cui il più noto è la Sinfonia in re maggiore K. 297, detta «Parigina», che procurò al compositore l'unica soddisfazione in quel periodo che trascorse nella capitale francese.

Proprio nell'estate di quell'anno Mozart terminò a Parigi la serie delle cinque Sonate per violino e pianoforte iniziata a Mannheim, alle quali si aggiunsero poi la Sonata in mi minore, oggi in programma, e quella in re maggiore K. 306, così deliziosamente serena e distante psicologicamente dalle preoccupazioni del momento. La Sonata K. 304, che insieme ad altre cinque fu subito pubblicata dal noto editore parigino Sieber, presenta una struttura quanto mai semplice e lineare nei suoi due movimenti, Allegro e Tempo di minuetto. Un sentimento di rassegnata malinconia caratterizza l'Allegro iniziale, dove non mancano screziature contrappuntistiche con alcune accentuazioni drammatiche. Risalta poi in tutta la sua purezza melodica una frase musicale piena di fantasticheria romantica. Il tono elegiaco del minuetto - il motivo fondamentale si ripete tre volte - anticipa l'affettuosa intimità del canto schubertiano, secondo una valutazione che trova concordi tutti gli studiosi della musica di Mozart.

Ennio Melchiorre


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 9 dicembre 2004
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 1 novembre, 1973


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Ultimo aggiornamento 5 febbraio 2014