Sonata per violino e pianoforte n. 18 in sol maggiore, K1 301 (K6 293a)


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro con spirito (sol maggiore)
  2. Allegro (sol maggiore)
Organico: pianoforte, violino
Composizione: Mannheim, 14 febbraio 1778
Edizione: Sieber, Parigi 1778
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Nella primavera del 1778 Mozart giunse per la terza volta a Parigi alla ricerca di un adeguato lavoro e di successo come pianista e compositore, seguendo i consigli del padre Leopoldo e del barone von Grimm, un personaggio influente dell'ancien regime di Luigi XVI e un tempo ammiratore del bambino prodigio salisburghese. Ma il soggiorno parigino non ebbe risultati lusinghieri e una lista di eventuali amici e protettori, su cui Mozart aveva riposto una certa fiducia, si dimostrò ben presto fondata su illusone speranze. Egli stesso, in una lettera inviata al padre il 1° maggio del 1778, espresse chiaramente la sua disillusione con queste parole: «La gente si profonde in complimenti e tutto finisce lì. Mi si prenota per questo o quel giorno; io suono e mi sento dire: oh! c'est un prodige, c'est inconcevable, c'est étonnant! - e buona notte! Chi non è presente non ci crede, com'è fatale che avvenga ».

Dapprima Grimm si interessò al giovane Wolfgang e lo introdusse nei salotti della duchessa Chabot e del duca De Guines, ambasciatore francese in Inghilterra, procurandogli qualche noiosa lezione a fanciulle dell'alta società. Poi il barone von Grimm, indaffarato in altre questioni più mondane e politico-diplomatiche, fra cui la «grande guerra» tra piccinisti e gluckiani, abbandonò al suo destino Mozart, che si mise in relazione con il direttore dei «Concerts spirituels», Jean Le Gros. Questi commissionò al musicista alcuni lavori, di cui il più noto è la Sinfonia in re maggiore K. 297, detta «Parigina», che procurò al compositore l'unica soddisfazione in quel periodo che trascorse nella capitale francese.

Proprio nell'estate di quell'anno Mozart terminò a Parigi la serie delle cinque Sonate per violino e pianoforte iniziata a Mannheim, alle quali si aggiunsero poi la Sonata in mi minore K. 304 e quella in re maggiore K. 306, così deliziosamente serena e distante psicologicamente dalle preoccupazioni economiche del momento.

Così come altre quattro dello stesso gruppo, denominate anche Palatine perché dedicate alla moglie dell'elettore del Palatinato, Karl Theodor,la Sonata in sol maggiore ha due soli tempi, nel pieno rispetto di una tradizione esistente prima di Mozart e che considerava queste composizioni come dei duetti stringati ed essenziali fra il pianoforte e il violino, quest'ultimo strumento a volte sostituito da un flauto. Nel primo tempo (Allegro con spirito) il violino svolge un ruolo predominante e soltanto in un secondo momento il pianoforte riafferma i suoi diritti e sviluppa il tema principale in un dialogo vivace e ricco di trovate melodiche. L'Allegro è un rondò di gusto francese che fa pensare però allo stile di Haydn per quella freschezza e naturalezza dì idee musicali, che sembrano scaturire con facile spontaneità dall'interno stesso del discorso sonoro.

Ennio Melchiorre

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Mozart, oltre al pianoforte e all'organo, suonava il violino (lo strumento di Leopoldo, oggetto del famoso metodo Gründliche Violinschule, 1756), e per la sua carica di Konzertmeister a Salisburgo gli competeva, con la direzione d'orchestra, la parte di primo violino: «Vostra Grazia ha perduto un grande virtuoso. E' il più grande pianista che abbia mai udito; e anche come violinista ha reso buoni servizi a Vostra Grazia», disse il maggiordomo di corte all'arcivescovo dopo che Mozart si era congedato dal servizio salisburghese, nell'autunno 1777. Nel catalogo delle composizioni mozartiane, dopo i primi Minuetti e un Allegro per pianoforte, figurano alcune Sonate per pianoforte e violino (K. 6-9) che risalgono agli anni 1763-64. Ma in queste, e ancora nelle opere che seguiranno prima della Sonata in programma, la parte pianistica (o cembalistica) è preponderante e il violino ha un ruolo secondario: si tratta, in sostanza, di "sonate con accompagnamento d'un violino", una moda che dominava in Europa in quanto soddisfaceva le esigenze dei sempre più numerosi dilettanti (le coltivarono, tra gli altri, a Parigi Johann Schobert, tanto ammirato da Mozart, a Londra Johann Christian Bach e Clementi).

Ma, sempre nell'autunno 1777, a Monaco, Mozart ebbe occasione di conoscere i duetti per clavicembalo e violino di J. Schuster: «Non sono cattivi», scrive al padre, «se mi fermerò, ne scriverò io stesso nel medesimo stile, dato che essi sono molto popolari quaggiù». Ed ecco apparire, agli inizi dell'anno seguente, un gruppo di sei Sonate - dette palatine perché dedicate alla moglie di Karl Theodor, principe elettore del Palatinato - che saranno pubblicate a Parigi come op. 1 nello stesso 1778 (K. 301-306): «Così, tanto per cambiare, ho scritto qualcosa di diverso, duetti per pianoforte e violino» (da Mannheim, 14.2.78). Infatti, in queste Sonate il violino è trattato in stile concertante.

La Sonata in sol maggiore, come la maggioranza delle consorelle, è in due movimenti. Il primo tempo, Allegro con spirito, ha un impianto classico tripartito. Ai due temi principali (tonica e dominante) si accostano spunti secondari. Lo sviluppo, di tipo tematico, è animato da inversioni e cromatismi. Il secondo movimento, un Allegro in 3/8, ha la forma di rondò variato: motivi vivaci e popolari incorniciano l'episodio centrale in minore, di delicata poesia. Il dialogo equilibrato tra i due strumenti che si alternano il canto, e il sapiente contrappunto che regola le sovrapposizioni delle loro voci, costituiscono l'essenza della sonata classica per violino e pianoforte.

Ala Botti Caselli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 14 gennaio 1977
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 25 febbraio 1993


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Ultimo aggiornamento 12 aprile 2014