Sonata per violino e pianoforte n. 17 in do maggiore, K 296


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro vivace (do maggiore)
  2. Andante sostenuto (fa maggiore)
  3. Rondò. Allegro (do maggiore)
Organico: pianoforte, violino
Composizione: Mannheim, 11 marzo 1778
Edizione: Artaria, Vienna 1781
Dedica: Therèse Pierron Serrarius
Guida all'ascolto (nota 1)

Scritta nel marzo del 1778 e dedicata alla quindicenne allieva Therese Pierron, la Sonata K. 296 è inserita in un gruppo di lavori - le cosiddette Sonate di Mannheim (K. 301-306) - che Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) definisce Duetti di pianoforte e violino. La stessa denominazione chiarisce la precisa finalità delle composizioni, posteriori alle giovanili Sonate per pianoforte con violino ad libitum (K. 6-7) e ideate nell'intento di affidare ai due strumenti una funzione più decisamente concertante. Tale era infatti la caratteristica primaria di alcuni «duetti» di quel Joseph Schuster (1784-1812) nominato Kapellmeister presso la corte di Dresda nel 1772, che quasi sicuramente servirono a Mozart da modello, in base a quanto si riporta in una sua lettera del 1777, ove egli afferma di averli «spesso eseguiti» ritenendoli «non cattivi» e dichiarandosi pronto a scriverne «nel medesimo stile». Ciò che in particolare dovette influenzare il musicista salisburghese fu senza dubbio la nuova e dinamica concezione che si ascrive al violino, non più limitato a interventi imitativi o relegato a passivo subordine, ma affiancato con misura al pianoforte, in un calibrato alternarsi di entrate di taglio tipicamente solistico.

E al violino infatti è concesso un giusto risalto in ciascuno dei tre movimenti della K. 296: dal vibrante Allegro vivace, che non è immune da una certa essenza mondano-virtuosistica, pur sempre attenuata dalla costante freschezza inventiva, all'Andante sostenuto, che evidenzia precisi richiami a un'aria di Johann Christian Bach, vivificandosi tuttavia in una ricca gamma di audaci modulazioni, fino al Rondò conclusivo, che rivela un'intensità espressiva non inferiore ai Rondò di alcune Sonate pianistiche mozartiane. Un'opera, insomma, in cui l'autore non ha difficoltà a superare le motivazioni di circostanza - composizione dedicata a una pianista dilettante - per dar luogo a una realizzazione cameristica di pregio e di sicura validità, a suo tempo ribadita dal lusinghiero giudizio (rara evenienza per il più che bistrattato Mozart!) che seguì alla pubblicazione nel 1781 della K. 296 insieme a quattro nuove Sonate: «Essendo uniche nel loro genere, non è possibile dare una completa descrizione di queste opere originali. Gli amatori e i conoscitori di musica dovranno eseguirle per conto loro: solo così comprenderanno il grande genio musicale di chi le ha composte».

Piero Gargiulo


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Palazzo Pitti, 13 luglio 1982


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Ultimo aggiornamento 19 maggio 2016