Sonata n. 5 in sol maggiore per pianoforte, K1 283 (K6 189h)


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro (sol maggiore)
  2. Andante (do maggiore)
  3. Presto (sol maggiore)
Organico: pianoforte
Composizione: Salisburgo, fine 1774
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia 1799
Guida all'ascolto (nota 1)

Mozart compose nel 1775 le sue prime sei Sonate per pianoforte solo, K. 279-284, probabilmente perché sei Sonate di Haydn, op. 13, pubblicate a Berlino nel 1774, avevano avuto molto successo presso il pubblico dei dilettanti. Una seconda ragione suggerì forse a Mozart di scrivere delle sonate: Il Teatro di Corte di Monaco lo aveva scritturato per la composizione di un melodramma giocoso, La finta giardiniera, che sarebbe andato in scena il 13 gennaio. L'impegno con il teatro comportava una permanenza a Monaco di molte settimane, ed offriva quindi l'opportunità di conoscere i locali appassionati di musica (e di pianoforte). Un tempo si riteneva che le prime cinque Sonate fossero state composte a Salisburgo prima della partenza, e che la sesta fosse stata composta a Monaco. Oggi si è giunti invece alla conclusione che tutte le Sonate venissero scritte nella capitale bavarese tra il gennaio e il febbraio del 1775.

Mozart badò a variare costantemente i caratteri espressivi delle sei Sonate e ad organizzarle tonalmente in ciclo: do maggiore (nessun diesis e nessun bemolle), fa maggiore (un bemolle), si bemolle maggiore (due bemolli), mi bemolle maggiore (tre bemolli), sol maggiore (un diesis), re maggiore (due diesis). Haydn non aveva saputo fare di meglio, anzi... Ma Mozart non trovò un editore, e solo nel 1784 riuscì a pubblicare la Sonata n. 6, mentre le altre cinque rimasero inedite fino al 1799.

La Sonata in sol maggiore K. 283 è, tra le sei, la più "normale" e la più vicina allo stile di un autore di grande fama come Johann Christian Bach. Un primo tempo cantabile, dolcissimo di tono, con uno sviluppo semplice e di proporzioni minime, un secondo tempo che è tutto un incastro di temi brevi e graziosi, un po' infantili, un terzo tempo vivacissimo e danzante, con una burlesca conclusione. Una sonata piana, discorsiva, disimpegnata; tuttavia non solo il primo tempo, ma anche gli altri due sono inconsuetamente tagliati nella forma bitematica e tripartita, la più complessa delle forme musicali. Il desiderio di piacere, di rendersi bene accetto ai dilettanti viene dunque perseguito, e raggiunto, senza impoverire le strutture; ed è tipico di Mozart il riuscire a "nascondere" il sapere dietro l'apparente ovvietà.

Piero Rattalino

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Nella Sonata K. 283 Mozart mostra due dei possibili modi di affrontare le regole e le strutture imposte dalla forma della sonata. La Sonata in sol maggiore K. 283, penultima delle sei cui Mozart lavora tra l'autunno del 1774 e l'inizio del 1775 su richiesta del barone Dürnitz, è un esempio di regolarità; in essa il diciannovenne Mozart, pur sovrapponendo alla lezione di Haydn l'influenza dello stile galante, dimostra infatti di aver raggiunto una grande maestria formale nell'infondere equilibrio all'interno di ogni singolo movimento e nel rapporto fra un movimento e l'altro.

Carlo Cavalletti


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 1 dicembre 1995
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 30 aprile 1992


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Ultimo aggiornamento 29 maggio 2014