Sonata n. 15 in fa maggiore per pianoforte, K 533


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro (fa maggiore)
  2. Andante (si bemolle maggiore)
  3. Rondò. Andante (fa maggiore)
Organico: pianoforte
Composizione: Vienna, 3 Gennaio 1788

Il terzo tempo utilizza il Rondò K. 494
Guida all'ascolto (nota 1)

Il 10 giugno 1786 Mozart inseriva nel suo catalogo personale "Un piccolo Rondò per pianoforte solo", in fa maggiore. Questo Rondò K. 494 era nato forse per far parte di un ciclo di tre Rondò destinati, in origine, a una pubblicazione congiunta - gli altri due erano il Rondò in re maggiore K. 485, e il Rondò in la minore K. 511, compreso nel presente concerto. Questo progetto doveva però essere modificato. Il 3 gennaio 1788 il catalogo del compositore si arricchiva di Un Allegro e Andante per pianoforte solo K. 533, movimenti concepiti per essere aggiunti al preesistente Rondò K. 494, e definire così una intera nuova Sonata, pubblicata poi nel corso dell'anno dall'editore Hoffmeister.

Il risultato è quello di uno spartito perfettamente organico, che aderisce in pieno al gusto intrattenitivo, facendo ricorso però a una scrittura sofisticata, che rivela insistentemente l'interesse del compositore verso le tecniche contrappuntistiche, assimilate con lo studio dei lavori di Bach e Händel compiuto negli anni viennesi. Non a caso nel primo tempo, Allegro, il materiale tematico è estremamente sobrio; ciascuno dei due temi principali viene presentato dalla sola mano destra, e viene poi ripetuto in combinazioni polifoniche di vario tipo; un terzo tema che appare nella coda si impone nello sviluppo, dando luogo a ingegnose combinazioni con la prima idea.

Il centrale Andante, in forma-sonata, è un movimento di estrema concentrazione espressiva, ispirato a Carl Philipp Emanuel Bach nel suo stile sentimentale ma ricco di elementi inconfondibili dell'autore, come il cromatismo e la vastità del piano tonale; notevole è soprattutto il procedimento meticoloso con cui Mozart riesce a conferire al discorso una animazione progressiva, basata su una intensificazione della lunghezza delle frasi, della pienezza della scrittura e della ritmica.

Il finale non è solo "Un piccolo Rondò", come lo definì l'autore, ma un movimento di vasto impianto e di perfetto equilibrio; nell'aggiungerlo agli altri due tempi Mozart vi inserì una vasta cadenza prima della fine, avviata da progressive imitazioni che salgono dal basso agli acuti della tastiera, richiamando, con coerenza, l'assunto polifonico del tempo iniziale.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 6 Marzo 2009


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Ultimo aggiornamento 14 luglio 2011