Sonata n. 13 in si bemolle maggiore per pianoforte "Parigina 5", K1 333 (K6 315c)


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro (si bemolle maggiore)
  2. Andante cantabile (mi bemolle maggiore)
  3. Allegretto grazioso (si bemolle maggiore)
Organico: pianoforte
Composizione: Parigi, agosto - settembre 1778
Edizione: Torricella, Vienna 1784
Dedica: contessa Therese Koblenzl
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Nella primavera del 1781, a venticinque anni, Mozart prese una decisione tanto azzeccata artisticamente quanto umanamente azzardata. Aveva a Salisburgo un impiego fisso ed un salario sicuro: vi rinunciò, dimettendosi ed affrontando a Vienna le incognite della libera professione. All'inizio sembrò che il gioco gli riuscisse: tenne dei concerti, trovò molti allievi di pianoforte fra gli aristocratici e i ricchi borghesi, stabilì proficui rapporti con gli editori. Già nel 1781 riuscì a pubblicare sei Sonate per violino e pianoforte. Uscirono poi due Sonate per pianoforte a quattro mani e nel 1784, presso l'editore Artaria, le tre Sonate K. 330, 331 e 332, di media difficoltà e perfettamente calcolate sul gusto dei dilettanti viennesi. Il successo di questa pubblicazione indusse un altro editore, Christoph Torricella, a chiedere a Mozart altre tre Sonate. E Mozart mise insieme la K. 282, scritta nove anni prima, la K. 333, e la K. 454 per violino e pianoforte, composta per la violinista mantovana Regina Strinasacchi e con questa eseguita il 29 aprile 1784, in teatro, alla presenza dell'imperatore Giuseppe II. Le tre nuove Sonate erano assai più difficili delle tre precedenti, e questo, per un libero professionista dalla fama non ancora consolidata, rappresentava un grave errore. Così, il pubblico dei dilettanti... riversò il suo affetto sul più scaltro Leopold Antonin Kozeluch, che si era stabilito a Vienna nel 1778 e che sfornava regolarmente graditissime Sonate per pianoforte solo e a quattro mani, riuscendo a condurre una vita brillante e tranquilla mentre Mozart doveva cominciare a battersi come un leone per non affondare miseramente.

La Sonata in si bemolle maggiore K. 333 rispecchia la commedia sentimentale, rispecchia il teatro borghese di Lessing con la sua analisi dei sentimenti razionalistica e insieme affettuosa. Il primo tema del primo movimento è simile al tema d'inizio della Sonata op. 17 n. 4 di Johann Christian Bach. E siccome Bach, che aveva paternamente accolto Mozart bambino a Londra e che gli aveva impartito lezioni di composizione, era scomparso nel 1782, sembra probabile che Mozart intendesse rendere omaggio alla memoria di un musicista che nella sua formazione aveva svolto un ruolo importante. Partendo da Johann Christian, Mozart sviluppa però un'architettura articolatissima e complessa, quale l'ultimo figlio di Bach non aveva mai tentato.

Il secondo movimento della K. 333 è in forma bitematica e tripartita, molto rara nei tempi lenti delle Sonate e... molto insidiosa perché nella sezione centrale, lo "sviluppo", Mozart si lascia attrarre dalle sirene del cromatismo. Il 13 agosto 1778 Leopold Mozart aveva raccomandato caldamente al figlio di impegnarsi sul "naturale, di scrittura fluida e facile e ben costruito", sostenendo che ciò era "più difficile di tutte le progressioni armoniche artificiali, incomprensibili ai più, e più delle melodie difficili da eseguire". Nel secondo movimento della Sonata K. 333 Mozart striscia proprio sugli scogli che il suo vigile padre gli aveva consigliato di evitare. Buon per noi, si capisce,... ma non per le fortune dello spensierato Amadeus. Il tono leggero della commedia borghese ritorna nel finale, vasto Rondò in sette episodi con inserita una sorprendente "cadenza in tempo" che occupa un buon 15% della composizione e che trasferisce nella Sonata un elemento tipico del Concerto, il gioco della contaminazione formale riesce a Mozart splendidamente. Ma anche questo particolare diventava una fonte di disorientamento per il pubblico che aveva accolto con gioia le Sonate K. 330, 331 e 332. Si trattava quindi di un ulteriore errore, di uno dei tanti errori di valutazione verso i quali il demone di Mozart - per nostra fortuna, ripeto - guidò il suo alunno.

Piero Rattalino

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

La Sonata in si bemolle maggiore fa parte di un gruppo di sonate per pianoforte composto da Mozart durante il terzo soggiorno parigino nel 1778, o forse in un momento leggermente posteriore. Nel gruppo di cui si diceva, comprendente le sonate K. 330, 331, 332, infatti la Sonata in si bemolle maggiore è quella più diversamente caratterizzata. In essa emerge più che nelle altre un tono pacato, meno festoso, quasi scorresse al suo interno una sottile linea di malinconia.

Altro sintomo di un qualche travaglio interiore di Mozart può essere suggerito dalle forme interne dei singoli movimenti, in cui, specie nell'Allegro iniziale e nel seguente Andante cantabile, lo sviluppo assume procedimenti inconsueti di singolare forza espressiva.

In effetti è tutta la Sonata ad essere caratterizzata da una rigogliosa abbondanza di idee seppure queste siano inserite con la più assoluta perfezione in un impianto formale rigidamente classico. Inoltre per le difficoltà tecniche e per il contrastante clima delle idee melodiche si è voluto accostare lo stile di questa Sonata a quello del concerto. Emerge sull'Allegro dalla moderata espressività, l'Andante cantabile intriso di intensa riflessione, mentre l'Allegretto grazioso sembra, nonostante l'indicazione, abbandonare per una volta le leziosità galanti così tipiche dei tempi finali. Pur appartenendo ad un periodo in cui l'arte di Mozart era in fase di maturazione, una maturazione beninteso geniale, la Sonata K. 333 già rivela i germi della futura musica per pianoforte del compositore di Salisburgo e anzi per quel suo particolare clima espressivo già indica i tratti fondamentali in cui si configurerà la sua più alta produzione.

Umberto Nicoletti Altimari


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 25 gennaio 2008
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 24 ottobre 1984


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Ultimo aggiornamento 23 aprile 2014