La Serenata K. 286 risale all'inverno 1776-77, ed è senz'altro una della più originali fra le moltissime pagine da intrattenimento composte da Mozart negli anni di Salisburgo. Rispetto allo svolgimento tradizionale delle composizioni nel genere della serenata, il numero dei tempi è assai ridotto, così come è insolita la loro stessa scelta e successione. Ma ancora più anomala è la moltiplicazione in quattro gruppi del consueto organico strumentale, sì da ottenere un triplo effetto d'eco. Una particolarità questa che naturalmente conta numerosi precedenti, ma che in Mozart ventunenne non rimane ristretta all'ambito di una gratuita bizzarria, ma piega lo humour e la compiaciuta abilità tecnica (anche nel collocare la musica nello spazio) a proposte espressive di speciale ed elegantissima suggestione. I tre tempi sono basati su effetti d'eco che si propagano da un'orchestra all'altra in misura via via raccorciata e ravvicinata fino a sovrapporsi o persino a moltiplicarsi per imitazione all'interno di ogni singola compagine. Soltanto il Trio del Minuetto finale è intonato senza tale effetto dagli archi, tutti o di una delle orchestre, con esclusione dei corni.