Delle tredici Serenate composte da Mozart, questa in re maggiore K. 204 non è certo all'altezza delle più mature e celebri, la Notturna per due orchestre, la Haffner, l'eccelsa Eine Kleine Nachtmusik. Si iscrive tuttavia nella serie che conosce non rari brani di maniera, con una sua fresca e brillante originalità, una ricchezza di estro e d'inventiva, che ribadiscono il talento mozartiano nel piegare alla propria rigenerante fantasia, ogni genere per quanto convenzionale. In realtà è con l'imporsi e il mettersi a fuoco della Sinfonia, con la sua struttura formale nella quale si riconosce un ben definito schema di pensiero (o il modo di sentire e di riflettere sui moti della vita da parte della cultura dominante), che la forma della Serenata tende a dirottare l'antica Suite strumentale da cui deriva in direzioni meno impegnative, inclini al piacevole intrattenimento, alla musica financo decorativa di società. Vero è che il numero non prestabilito dei tempi, quasi a preservare una libertà di movimento e cioè di durata e configurazione del pezzo in rapporto alle occasioni cui veniva destinato, offre anche la possibilità di un divagare più autonomo dai moduli prefigurati, talché spesso è qui che si ritrova anche in Mozart un preferenziale ricorso alle danze e alle melodie popolari, quasi un anticipo dei romantici approdi alla musica nazionale; e tuttavia come i Divertimenti o le Cassazioni, generi affini, anche le Serenate restano per Mozart stesso ai margini delle sue più impegnative prove, illuminate semmai dalla sua sensibile capacità di trasformare il gusto dell'intrattenimento musicale, in musica contrassegnata da una sublime creatività.
Composta nell'agosto del 1775, la Serenata infila uno dopo l'altro sette tempi contrassegnati da un vivo piacere per l'esibizione brillante di un virtuosismo compositivo tuttavia mantenuto in una gradevole pacatezza di gesto adornativo. Ciò che colpisce e affascina, è dìfatti l'equilibrio con cui Mozart sembra aggirare le formule consuete, cui pure fa riferimento, per dare proprio attraverso esse l'immagine di una musica legata ai riti di un ambiente, di un consumo, di una moda perfino, e che però non soggiace a queste sue obbligate determinazioni, bensì le assume per darci con stilizzato e disincantato fervore fantastico, il quadro vivacissimo d'un aspetto particolare del suo mondo musicale.
Luigi Pestalozza