Il 1769 fu per Mozart ragazzo un anno di intenso studio, dopo le lunghe tournées che il padre Leopoldo gli aveva fatto fare attraverso alcuni dei principali centri musicali di Europa, presentandolo come «enfant prodige» nel virtuosismo strumentale e nell'arte della composizione: a tredici anni, insomma, Mozart poteva dire di aver fissato nella sua prodigiosa sensibilità un cumulo enorme di esperienze e di aver conosciuto quasi tutti gli «stili» della musica europea del suo tempo. Non aveva ancora realizzato il suo sogno di un viaggio in Italia (partì alla fine del 1769, quando la Serenata oggi in programma era già stata composta), ma certo conosceva già le composizioni di molti maestri italiani, attraverso la diffusione capillare che la musica italiana si era assicurata nei paesi tedeschi come a Parigi.
La Serenata in re maggiore K. 100 fu composta nel 1769; forse si trattò di un lavoro su commissione, ordinato al ragazzo per qualche festa all'aperto. E' certo però che si tratta di un'opera singolare per l'accuratezza formale e per il candore con cui gli otto tempi si differenziano l'uno dall'altro sulla falsariga di modelli consueti: il tono generale è piacevole e brillante, il colore degli strumenti a fiato è valorizzato con sapienza (insieme con gli archi l'organico dell'orchestra prevede due flauti, due oboi, due trombe e due corni); e se il ricordo della musica francese e di quella di Michael Haydn guidano le scelte del giovanissimo maestro, una personale vigoria di segno caratterizza gli sviluppi tematici.
Leonardo Pinzauti