Rondò per pianoforte ed orchestra in re maggiore, K 382


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Organico: pianoforte, flauto, 2 oboi, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi
Composizione: Vienna, marzo 1782

Finale sostitutivo per il Concerto K 175
Guida all'ascolto (nota 1)

Il vertice della produzione pianistica mozartiana degl anni di Vienna, dopo la rottura dei rapporti con l'arcivescovo di Salisburgo Hieronymus Colloredo che cacciò via in malo modo il musicista dalla sua corte, è rappresentato dai 17 concerti per pianoforte, che sono le opere più significative dell'imponente raccolta di 27 concerti, e dai due Rondò di concerto per pianoforte e orchestra in re maggiore e in la minore, rispettivamente K. 382 e K. 386. Lo stesso Mozart in una lettera del 28 dicembre 1782 scriveva a proposito delle sue prime creazioni viennesi di questo genere musicale «I concerti sono una via di mezzo fra il troppo difficile e il troppo facile, sono molto brillanti e piacevoli all'udito, naturalmente senza cadere nella vuotaggine. Qua e là anche i conoscitori possono ricevere una soddisfazione, ma in modo che i non conoscitori devono essere soddisfatti, senza sapere perché». Appunto per questo loro carattere brillante e piacevole, in cui tra l'altro lo strumento solista poteva dispiegare tutte le sue possibilità tecniche, tali composizioni erano particolarmente gradite nei salotti dell'aristocrazia viennese e nelle riunioni private del prefetto della biblioteca di corte Gottfried van Swieten, ammiratore di Bach e di Händel; in queste serate musicali, chiamate anche accademie, Mozart si esibiva al pianoforte e riscuoteva eccellenti successi e qualche guadagno dovuto alle sottoscrizioni fatte da nomi importanti della più alta società.

Oltre a lavori per questa specifica destinazione, Mozart soleva riproporre musiche scritte in precedenza, come ad esempio il Concerto in re maggiore K. 175, composto nel dicembre del 1773 a Salisburgo; non ritenendo però sufficientemente vivace il finale di questo concerto, concepito in forma di sonata, egli volle scriverne nel marzo del 1782 uno nuovo in forma di rondò con variazioni e nacque così il Konzert-Rondo. Il tema del rondò, un Allegretto grazioso quanto mai gustoso e carezzevole, viene esposto inizialmente più volte da tutta l'orchestra; quindi interviene il pianista da solo e nella seconda variazione si unisce all'intera orchestra. La terza variazione è articolata sugli arpeggi del pianoforte, prima con la mano destra e poi con la sinistra, mentre il tema viene accennato dolcemente dal flauto. Nella quarta variazione il pianoforte semplifica il tema, prima della ripresa in orchestra. Molto espressiva la quinta variazione in tonalità minore affidata al solista, mentre la sesta variazione è piuttosto animata nel gioco timbrico fra il solista e il suono del flauto, dell'oboe e dei corni. La settima variazione è un a solo del pianoforte in tempo adagio, che precede e prepara psicologicamente l'allegro finale in 3/8, scoppiettante di brio e di trilli. Non manca la cadenza del solista concepita abbastanza liberamente, ma il discorso si avvia rapidamente alla stretta conclusiva fra una cascata di note e di suoni arpeggiati del pianista.

Ennio Melchiorre


(1) Testo tratto dal progrmma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Concliazione, 27 novembre 1976


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Ultimo aggiornamento 3 febbraio 2012