Quartetto per archi n. 1 in sol maggiore, K1 80 (K6 73f)


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Adagio (sol maggiore)
  2. Allegro (sol maggiore)
  3. Minuetto (sol maggiore)
  4. Rondò (sol maggiore)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: Lodi, 15 Marzo 1770
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Mozart compone il suo primo quartetto per archi in una locanda di Lodi, il 15 marzo 1770, «alle 7 di sera» si legge sull'autografo, durante una sosta sulla via per Bologna. A Milano, il compositore aveva avuto modo di ascoltare quartetti di Sammartini e di cogliere la lezione di un linguaggio strumentale inteso anzitutto come trattamento lineare e smalizialo delle strutture formali, eleganza melodica e capacità artigianale dì confezionare una composizione sulla base di un materiale quanto mai elementare. Il Quartetto KV 80 (73f), cui Mozart resterà affezionato, tanto da da includerlo otto anni dopo fra le musiche portate con sé nel viaggio a Parigi (vedi la lettera dalla capitale francese del 24 marzo 1778), allinea nella configurazione originaria due movimenti in forma di sonata e un Minuetto. L'architettura in tre brevi tempi tutti nella stessa tonalità, la qualità cantabile impressa nell'affettuoso e carezzevole Adagio iniziale come nel successivo Allegro e nel Menuetto, la netta prevalenza nella condotta melodica dei violini rispetto alle due parti inferiori, viola e violoncello, indicano con chiarezza il modello nello stile preclassico italiano. Il quarto movimento, un Rondò, sarà aggiunto soltanto tre o quattro anni più tardi.

Cesare Fertonani

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Mozart scrisse ben 26 Quartetti completi per archi, in cui sono racchiuse le caratteristiche tecniche e stilistiche del compositore e soprattutto la sua evoluzione nel fissare le regole di una forma tra le più difficili di tutti i generi musicali. Si sa che Mozart mosse inizialmente i primi passi nel dialogo a quattro per archi tenendo presenti i modelli analoghi conosciuti durante il viaggio in Italia tra il 1770 e il 1773, a cominciare dalla produzione di Sammartini. Infatti il primo Quartetto in sol maggiore K. 80 fu composto la sera del 15 marzo 1770 in una locanda di Lodi e risente nella struttura di due elementi tipici dello strumentalismo da camera italiano: la divisione in tre tempi (si ritiene in questo caso che il rondò finale sia stato aggiunto posteriormente) e la preponderanza data ai due violini rispetto alle parti del violoncello e della viola. Non per nulla i quartetti immediatamente successivi, K. 136, 137 e 138, composti a Salisburgo nei primi mesi del 1772 e chiamati Divertimenti sul manoscritto, e i sei quartetti K 155-160, che recano il titolo dì Milanesi, perché finiti di scrivere nell'autunno dello stesso anno nella capitale lombarda, si articolano in tre tempi, come nella sinfonia d'opera italiana: un allegro introduttivo o presto, un andante o adagio e un minuetto o presto.

Per tornare al Quartetto K. 80 vi si nota, è vero, un italianismo violinistico nell'Adagio introduttivo, così puro e lineare nella sua cantabilità melodica, leggermente increspata di malinconia e nell'Allegro del secondo tempo, sprizzante una vivacità ritmica di gusto vivaldiano nel suo bitematismo contrappuntistico. Forse nel Minuetto con il Trio e nel Rondò conclusivo emerge con maggiore chiarezza la presenza inventiva mozartiana, improntata a varietà e brillantezza di spunti tematici.

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Proprio come è avvenuto con la sinfonia, anche nel campo del quartetto per archi Haydn ha svolto un ruolo fondamentale nel contribuire a fissare il modello formale del genere, scegliendo fra le varie strutture e caratteristiche stilistiche ereditate dai suoi predecessori. La quantità e soprattutto la qualità della sua produzione hanno fatto sì che ben presto le sue scelte si trasformassero tacitamente in un modello normativo. Quando poi sulla scena musicale apparve l'astro del giovane Mozart, fra i due musicisti si innescò un complesso rapporto di reciproche influenze, particolarmente avvertibile in campo quartettistico: non bisogna dimenticare che la grande amicizia sorta all'inizio degli anni Ottanta fra il cinquantenne Haydn e il venticinquenne Mozart nacque proprio intorno al quartetto, poiché fu cementata dalle riunioni musicali in cui i due suonarono insieme. Al punto che si può dire che un rapido sguardo alla loro produzione - sessantotto Quartetti in quasi mezzo secolo, fra il 1757 e il 1803, Haydn; ventisei Quartetti nell'arco di un ventennio, tra il 1770 e il 1790, Mozart - consenta di fotografare perfettamente la profonda trasformazione verificatasi in quegli anni nel genere del quartetto per archi.

Intorno alla metà del Settecento, i quartetti, che venivano più frequentemente chiamati "divertimenti", erano ancora brani di intrattenimento estremamente disimpegnati che potevano essere in un numero variabile di movimenti (tre, quattro, cinque), e non attribuivano affatto la stessa importanza ai quattro strumenti, "guidati" nettamente dal primo violino. Anche i primi dieci Quartetti di Haydn, scritti intorno al 1757 per le serate del principe Karl Joseph von Fürnberg nel castello di Weinzierl, si rifanno a questo modello e sono tutti in cinque movimenti con due minuetti.

Dopo una pausa durata oltre dieci anni, Haydn tornò al quartetto nel 1768 e fino al 1772 portò a termine ben diciotto lavori (sei op. 9, sei op. 17 e sei op. 20) che, pur essendo ancora indicati col titolo di "divertimenti", delineano chiaramente il modello di un brano più serio e impegnativo in quattro movimenti, in cui gradualmente gli altri tre strumenti acquistano importanza a fianco del primo violino. Se in alcuni movimenti lenti dell'op. 9 l'antico protagonismo del primo violino riaffiora, l'op. 17 appare ancora più equilibrata, con i quattro strumenti su un piano di quasi assoluta parità, fino a giungere nell'op. 20 a un ulteriore inspessimento della scrittura contrappuntistica: ben tre Quartetti hanno il movimento finale in forma di fuga. A tutto questo si aggiunge, sotto l'influenza del cosiddetto periodo Sturm und Drang, un più frequente utilizzo delle tonalità minori. Dopo l'op. 20, però, Haydn abbandona ancora una volta per quasi dieci anni il genere del quartetto, proprio mentre il giovane Mozart vi compie i suoi primi passi.

Il Quartetto in sol maggiore K. 80/73f, scritto nel 1770 dal quattordicenne Mozart durante il suo primo viaggio in Italia, e i tre Divertimenti K. 136-138, composti due anni dopo a Salisburgo, sono pagine leggere e disimpegnate ancora a metà strada fra lo stile del divertimento e quello più arcaico della sonata a tre. Fra le principali esperienze musicali del giovanissimo Mozart durante i due mesi trascorsi a Milano al principio del 1770 bisogna senz'altro annoverare l'incontro con due prestigiosi maestri italiani: Niccolò Piccinni e Giovanni Battista Sammartini. E il Quartetto in sol maggiore K. 80/73f, terminato la sera del 15 marzo del 1770 in una locanda di Lodi nel corso del viaggio da Milano alla volta di Bologna, segue il modello formale in tre movimenti (Adagio-Allegro-Menuetto) tipico di molte composizioni strumentali di Sammartini e della sua scuola.

Nonostante le apparenze, questo esordio quartettistico del quattordicenne Mozart si rivela in fin dei conti abbastanza tardivo in un compositore che, a tacer d'altro, ha già firmato almeno una decina di sinfonie, 16 sonate per violino, 4 messe e 3 piccoli lavori teatrali. Anche se, come detto, non siamo ancora in presenza di un'autentica scrittura quartettistica a quattro parti autonome e indipendenti, ma in generale a una scrittura a due o a tre parti con un predominio solistico del primo violino, in molti passaggi il giovane Mozart mostra già una naturale disposizione al gioco e al dialogo fra gli strumenti ricorrendo in alcune battute a una scrittura a canone. Nella versione originaria del 1770 il Quartetto K. 80 è formato da tre movimenti, tutti nella tonalità d'impianto di sol maggiore: un trasognato e sereno Adagio, il cui incipit sembra prefigurare quello di «Porgi amor» dalle Nozze di Figaro, un Allegro frenetico e pieno di buon umore e un breve e pomposo Menuetto.

Evidentemente Mozart doveva essere alquanto soddisfatto del suo lavoro di esordio nel campo del quartetto, visto che qualche anno dopo, alla fine del 1773 o al principio del 1774, lo riprese rendendolo più moderno con l'aggiunta di un quarto movimento in coda, un breve e luminoso Rondò in sol maggiore.

Carlo Cavalletti


(1) Testo tratto dal numero speciale della rivista Amadeus, Ottobre 1995
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 18 dicembre 1979
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 28 febbraio 2002


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Ultimo aggiornamento 18 aprile 2015