Nel catalogo mozartiano figura un numero assai grande di arie e pezzi d'insieme con accompagnamento d'orchestra, composte per essere introdotte in opere altrui, secondo un costume allora diffuso, o per assecondare le esigenze di un cantante in occasione della ripresa di un'opera di Mozart stesso (come avvenne perfino per Le nozze di Figaro), ma spesso anche come autonomi pezzi da concerto, inserendosi in un genere frequentatissimo, cui avrebbe pagato qualche tributo ancora lo stesso Beethoven. Si tratta per lo più di arie su testi italiani e di stile italiano, o meglio riconducibile a quello dell'opera italiana, almeno nei tratti esteriori: dalla loro collocazione cronologica nell'ambito della creatività di Mozart discende, in misura più o meno vistosa, la maggiore o minore presenza in esse di quella dignità drammatica che innalza, pur fatte salve tutte le più nobili esigenze del canto in sé, le arie che arricchiscono le maggiori opere teatrali di Mozart; mentre resta quasi sempre valido il concetto dell'aria come Concerto in miniatura, con la voce ad assolvere il ruolo dello strumento solista, anche quando la composizione, sia essa o meno destinata a figurare in un'opera, si attesta nelle forme e nello spirito di una scena, come nel caso di Popoli di Tessaglia, il brano grandioso che Mozart compose nel 1778 per Aloysia Weber.
Non è noto se Misero! O sogno o son desto? composta verso la fine del 1783, sia stata creata per essere inserita in un'opera: Einstein avanza, senza troppa convinzione, l'ipotesi che essa fosse destinata a una delle moltissime versioni musicali del Temistocle di Metastasio, per il quale nello stesso periodo Mozart aveva scritto il recitativo e aria per basso Aspri rimorsi atroci K. 432. Sta di fatto che questo pezzo, che fu eseguito nel dicembre dell'83 dal tenore tedesco Valentin Adamberger, il primo interprete del ruolo di Belmonte nel Ratto dal Serraglio, resta fra le arie più belle della maturità mozartiana. Esso consiste di un recitativo abbastanza esteso seguito dall'aria vera e propria, «Aura che intorno spiri»; la partitura orchestrale prevede oltre agli archi, flauti fagotti e corni a coppie. Se questa scena, osserva Einstein, fosse un monologo di Temistocle imprigionato, il suo tono sarebbe «un po' troppo lirico e troppo poco eroico. Sembra piuttosto l'esclamazione di un Florestano o di un Manrico [anche Bernhard Paumgartner parla acutamente di 'una bella melodia alla Verdi'], che alternino espressioni di terrore con dolci pensieri all'amata, terminando con una potente invettiva al destino».
Daniele Spini