Die Maurerfreude, K 471

Cantata in mi bemolle maggiore per tenore, coro maschile ed orchestra

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Sehen, wie dem starren Forscherauge - aria per tenore e coro - Allegro (mi bemolle maggiore)
  2. Sehen, wie die Weisheit - recitativo per tenore
  3. Nimm Geliebter diese Kron' - recitativo per tenore - Andante (sol minore). Presto
  4. Drum singet und jauchzet ihr Brüder - aria per tenore e coro - Molto Allegro (mi bemolle maggiore)
Organico: tenore, coro maschile, 2 oboi, clarinetto, 2 corni, archi
Composizione: Vienna, 20 aprile 1785
Prima esecuzione: Vienna, Loggia "Zur gekrönten Hoffnung", 24 aprile 1785
Guida all'ascolto (nota 1)

Nel 1784 Mozart aderì con entusiasmo alla Massoneria, di cui condivideva gli ideali illuminati e umanitari assai diffusi nella Vienna del tempo. Molte sue composizioni di quegli e degli anni successivi, fino al vertice assoluto del Flauto magico, accolgono simbologie massoniche più o meno velate; ma non mancano tuttavia brani (Lieder, Cantate, musiche orchestrali) destinati espressamente a speciali occasioni o cerimonie della vita dell'associazione. La Cantata Die Maurerfreude ("La gioia massonica") è una di queste. Essa fu composta a Vienna il 20 aprile 1785, in previsione della cerimonia di conferimento del titolo di "Cavaliere dell'Impero" a Ignaz von Born, guida spirituale della Massoneria viennese, per le sue scoperte in campo scientifico: a ciò alludono i versi del testo di F. Petran, che iniziano con le parole "Il vedere come la natura scopra il suo volto / all'occhio del tenace ricercatore / questa è la delizia degli occhi dei massoni". La solenne funzione si tenne il 24 aprile presso la Loggia "Zur gekrönte Hoffnung" ("La speranza coronata"), alla quale erano affiliati sia Mozart sia suo padre Leopold. La splendida pagina, che appoggia la voce del tenore su una strumentazione delicata (archi, oboi, clarinetti, corni) nella tonalità massonica per eccellenza di mi bemolle maggiore, mostra non solo tutta la serietà e l'entusiasmo del musicista nei confronti degli omaggi massonici, ma afferma anche un canto libero e personale all'interno del rigore cerimoniale.

Sergio Sablich


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Teatro dell'Opera di Roma, Roma, 7 giugno 2001


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Ultimo aggiornamento 26 agosto 2012