Quest'aria, che ha il numero di catalogo K. 513 e la cui pubblicazione risale al 23 marzo 1787, fu scritta da Mozart in omaggio ad un suo carissimo amico, Gottfried von Jacquin, che aveva una buona voce di baritono e una solida cultura musicale. Non si sa, però, per quale ragione Mozart abbia ricavato il testo di quest'aria dall'opera di Paisiello «La disfatta di Dario», un procedimento adottato altre volte dal compositore. Il brano, che si serve di un'orchestra d'archi ridotta con in più un flauto, due clarinetti, due fagotti e due corni, si apre con una dolce e cantabile introduzione strumentale prima che il baritono esprima la sua tristezza e la sua desolazione per l'addio di un padre alla figlia. Al Larghetto iniziale caratterizzato dal canto malinconico del solista sulle parole «Provo nel mio dolore le smanie e il terror» succede un tempo Allegro che è un dialogo tra gli strumenti a fiato e la voce, la quale raggiunge un ritmo più ansioso alla frase «Ahi! che partenza amara! Figlia, ti lascio».
Il punto culminante dell'aria, che è contrassegnata da molte corone della voce, è quando Dario pronuncia le parole «Parto, addio, tu piangi» di notevole forza espressiva. Nel Più Allegro finale sulle parole «Ah! mi si spezza il cor!» il sentimento diventa robusto e appassionato e conferma come Mozart sentisse anche il senso drammatico della vita.