Idomeneo, re di Creta
Opera seria in tre atti, K 366
ATTO PRIMO
Appartamenti d'Ilia nel
palazzo reale, in fondo al prospetto una galleria.
Scena Prima
Ilia sola
Recitativo
ILIA
Quando
avran fine omai l'aspre sventure mie?
Ilia infelice! Di tempesta crudel
misero avanzo,
del genitor e de' germani priva,
del barbaro nemico
misto col sangue,
il sangue vittime generose,
a qual sorte
più
rea ti riserbano i Numi?...
Pur vendicaste voi di Priamo
e di Troia i
danni e l'onte?
Perì la flotta Argiva,
e Idomeneo pasto
forse
sarà d'orca vorace...
ma che mi giova, oh ciel!
se al primo
aspetto di quel prode Idamante,
che all'onde mi rapì, l'odio
deposi
e pria fu schiavo il cor,
che m'accorgessi d'essere
prigioniera.
Ah qual contrasto, oh Dio!
d'opposti affetti mi destate
nel sen odio, ed amore!
Vendetta deggio a chi mi diè la
vita,
gratitudine a chi vita mi rende...
oh Ilia! oh genitor! oh prence! oh
sorte!
oh vita sventurata! oh dolce morte!
Ma che? m'ama Idamante? ...
ah no; l'ingrato per Elettra sospira,
e quell'Elettra meschina
principessa, esule d'Argo,
d'Oreste alle sciagure a queste arene
fuggitiva,
raminga, è mia rivale.
Quanti mi siete intorno
carnefici spietati?..
orsù sbranate vendetta, gelosia,
odio,
ed
amore sbranate sì quest'infelice core!
No. 1. Aria
ILIA
Padre, germani, addio!
Voi foste, io vi perdei.
Grecia, cagion tu sei.
E un greco adorerò?
D'ingrata al sangue mio
So che la colpa avrei;
Ma quel sembiante, oh Dei!
Odiare ancor non so.
Recitativo
ILIA
Ecco Idamante, ahimè! sen vien.
Misero core tu palpiti, e
paventi.
Deh cessate per poco, oh miei tormenti!
Scena Seconda
Idamante, Ilia; seguito d'Idamante
Recitativo
IDAMANTE (al seguito)
Radunate i Troiani, ite,
e la corte sia pronta questo giorno a celebrar.
(ad Ilia)
Di
dolce speme a un raggio scema il mio duol.
Minerva della Grecia
protettrice involò
al furor dell'onde il padre mio;
in mar
di
qui non lunge comparser le sue navi;
indaga Arbace il sito, che a noi
toglie l'augusto aspetto.
ILIA (con ironia)
Non temer? difesa da Minerva è la Grecia,
e tutta ormai
scoppiò sovra i Troian l'ira de' Numi.
IDAMANTE
Del
fato de Troian più non dolerti.
Farà il figlio
per lor
quanto farebbe il genitor
e ogn'altro vincitor generoso.
Ecco: abbian
fine, principessa, i lor guai:
rendo lor libertade, e omai fra noi sol
prigioniero fia,
sol fia, che porta, che tua beltà
legò
care ritorte.
ILIA
Signor
che ascolto? non saziaron ancora
gl'implacabili Dei l'odio,
lo sdegno
d'Ilio, le gloriose or diroccate mura,
ah non più mura, ma
vasto, e piano suol?
a eterno pianto dannate son le nostre egre pupille?
IDAMANTE
Venere
noi punì, di noi trionfa.
Quanto il mio genitor, ahi
rimembranza!
Soffrì de' flutti in sen?
Agamemnone vittima in
Argo alfin,
a caro prezzo comprò que' suoi trofei,
e non
contenta di tante stragi ancor la Dea nemica,
che fè? il mio
cor
trafisse,
Ilia, co' tuoi bei lumi più possenti de' suoi,
e
in me
vendica adesso i danni tuoi.
ILIA
Che dici?
IDAMANTE
Sì,
di Citerea il figlio incogniti tormenti
stillommi in petto;
a te pianto
e scompiglio Marte portò,
cercò vendetta Amore in
me de'
mali tuoi,
quei vaghi rai, quei tuoi vezzi adoprò...
ma
all'amor
mio d'ira e rossor tu avvampi?
ILIA
In questi accenti mal soffro
un temerario ardir,
deh pensa, pensa
Idamante, oh Dio!
il padre tuo qual è, qual era il mio.
No. 2. Aria
IDAMANTE
Non ho colpa, e mi condanni
Idol mio, perché t'adoro.
Colpa è vostra, oh Dei tiranni,
E di pena afflitto io moro
D'un error che mio non è.
Se tu brami, al tuo impero
Aprirommi questo seno,
Ne' tuoi lumi il leggo, è vero,
Ma me'l dica il labbro almeno
E non chiedo altra mercè.
Recitativo
ILIA
(vede condurre i
prigionieri)
Ecco il misero resto de'Troiani,
dal nemico furor salvi.
IDAMANTE
Or quei ceppi io romperò,
vuo' consolarli adesso.
(Ahi! perchè tanto far non so a me stesso!)
Scena Terza
Idamante, Ilia; Troiani prigionieri, uomini e donne Cretesi.
Recitativo
IDAMANTE
Scingete le catene,
(si levano a'
prigionieri le catene, li quali dimostrano gratitudine)
ed
oggi il mondo, oh fedele Sidon,
suddita nostra, vegga due gloriosi popoli
in dolce nodo avvinti,
e stretti di perfetta amistà.
Elena armò la Grecia e l'Asia,
ed ora disarma e riunisce
ed
Asia
e Grecia eroina novella,
principessa più amabile, e
più
bella.
No. 3. Coro - Coro de' Troiani e
Cretesi
TUTTI
Godiam la pace,
Trionfi Amore:
Ora ogni core
Giubilerà.
DUE CRETESI
Grazie a chi estinse
Face di guerra:
Or sì la terra
Riposo avrà.
TUTTI
Godiam la pace,
Trionfi Amore:
Ora ogni core
Giubilerà.
DUE TROIANI
A voi dobbiamo
Pietosi Numi,
E a quei bei lumi
La libertà.
TUTTI
Godiam la pace,
Trionfi Amore:
Ora ogni core
Giubilerà.
Scena Quarta
Elettra e detti
Recitativo
ELETTRA (agitata da gelosia)
Prence, signor, tutta la Grecia oltraggi;
tu proteggi il nemico.
IDAMANTE
Veder
basti alla Grecia vinto il nemico.
Opra di me più degna a
mirar
s'apparecchi,
oh principessa: vegga il vinto felice.
(vede venire Arbace)
Arbace viene.
Scena Quinta
Arbace e detti. Arbace è mesto.
Recitativo
IDAMANTE (timoroso)
Ma quel pianto che annunzia?
ARBACE
Mio signore, de' mali il più terribil...
IDAMANTE (ansioso)
Più non vive il genitor?
ARBACE
Non
vive: quel che Marte far non poté finor,
fece Nettuno,
l'inesorabil Nume,
e degl'eroi il più degno, ora il riseppi,
presso a straniera sponda affogato morì!
IDAMANTE
Ilia,
de' viventi eccoti il più meschin.
Or sì dal
cielo
soddisfatta sarai...
barbaro fato!... Corrasi al lido...
ahimè!
son disperato!
(parte)
ILIA
Dell'Asia
i danni ancora troppo risento,
e pur d'un grand'eroe al nome,
al caso,
il cor parmi commosso,
e negargli i sospir ah no, non posso.
(parte sospirando)
Scena Sesta
Elettra sola
Recitativo
ELETTRA
Estinto
è Idomeneo?...
Tutto a miei danni, tutto congiura il ciel!
Può a suo talento Idamante disporre d'un impero,
e del cor,
e a
me non resta ombra di speme?
A mio dispetto, ahi lassa!
vedrò,
vedrà la Grecia a suo gran scorno,
una schiava Troiana di
quel
soglio
e del talamo ha parte...
invano Elettra ami l'ingrato...
e
soffre una figlia d'un re,
ch'ha re vassalli, ch'una vil schiava aspiri
al grand'acquisto? ...
Oh sdegno! oh smanie! oh duol! ...
più
non resisto.
No.4. Aria
ELETTRA
Tutte nel cor vi sento,
Furie del crudo averno,
Lunge a sì gran tormento
Amor, mercè, pietà.
Chi mi rubò quel core,
Quel che tradito ha il mio,
Provi dal mio furore,
Vendetta e crudeltà.
Scena Settima
Spiagge del mare ancora agitato, attorniate da dirupi. Rottami di navi
sul lido.
No 5. Coro
CORO VICINO
Pietà! Numi!, pietà!
Aiuto oh giusti Numi!
A noi volgete i lumi...
CORO LONTANO
Pietà! Numi, pietà!
Il ciel, il mare, il vento
Ci opprimon di spavento...
CORO VICINO
Pietà! Numi, pietà!
In braccio a cruda morte
Ci spinge l'empia sorte...
Scena Ottava
Pantomima
Nettuno
comparisce sul mare. Fa cenno ai venti di ritirarsi alle loro
spelonche. Il mare poco a poco si calma. Idomeneo, vedendo il Dio del
mare, implora la sua potenza. Nettuno riguardandolo con occhio torvo e
minaccevole si tuffa nell'onde e sparisce.
Recitativo
IDOMENEO
Eccoci salvi alfin.
Scena Nona
Idomeneo con seguito
Recitativo
IDOMENEO (al suo segiuto)
Oh
voi, di Marte e di Nettuno all'ire, alle vittorie,
ai stenti fidi
seguaci miei,
lasciatemi per poco qui solo respirar,
e al ciel natio
confidar il passato affanno mio.
(Il seguito si ritira ed
Idomeneo solo s'inoltra sul lido, contemplando.)
Tranquillo
è il mar,
aura soave spira di dolce calma,
e le cerulee
sponde
il biondo Dio indora,
ovunque io miro, tutto di pace in sen riposa, e
gode.
Io sol, io sol su queste aride spiagge
d'affanno e da disagio
estenuato quella calma,
oh Nettuno, in me non provo,
che al tuo regno
impetrai.
Oh voto insano, atroce! giuramento crudel!
ah qual de' Numi
mi serba ancor in vita,
oh qual di voi mi porge almen aita?
No.6. Aria
IDOMENEO
Vedrommi intorno
L'ombra dolente,
Che notte e giorno:
Sono innocente
M'accennerà.
Nel sen trafitto
Nel corpo esangue
Il mio delitto,
Lo sparso sangue
M'additerà.
Qual spavento,
Qual dolore!
Di tormento
Questo core
Quante volte morirà!
(Vede un uomo che
s'avvicina)
Recitativo
IDOMENEO
Cieli!
che veggo?
Ecco, la sventurata vittima, ahimè! s'appressa...
e
queste mani le ministre saran? ...
mani esecrande! Barbari, ingiusti
Numi! are nefande!
Scena Decima
Idomeneo, Idamante in disparte
Recitativo
IDAMANTE
Spiagge
romite, e voi, scoscese rupi
testimoni al mio duol siate,
e cortesi di
questo vostro albergo a un agitato cor ...
quanto spiegate di mia sorte
il rigor solinghi orrori!...
Vedo fra quelli avanzi di fracassate navi
su quel lido sconosciuto guerrier...
voglio ascoltarlo, vuo'
confortarlo,
e voglio in letizia cangiar, quel suo cordoglio.
(S'appressa e parla ad
Idomeneo)
Sgombra,
oh guerrier, qual tu ti sia, il timore;
eccoti pronto a tuo soccorso
quello,
che in questo clima offrir te'l può.
IDOMENEO
(Più il guardo, più mi strugge il dolor.)
De' giorni miei il resto a te dovrò,
tu quale avrai premio
da me?
IDAMANTE
Premio
al mio cor sarà l'esser pago d'averti sollevato,
difeso: ahi
troppo, amico, dalle miserie mie instrutto
io fui a intenerirmi alle
miserie altrui.
IDOMENEO
(Qual voce, qual pietà il mio sen trafigge!)
Misero tu? che dici?
ti son conte le tue sventure appien?
IDAMANTE
Dell'amor
mio, cielo! il più caro oggetto,
in quelli abissi spinto
giace
l'eroe Idomeneo estinto.
Ma tu sospiri, e piangi? t'è noto
Idomeneo?
IDOMENEO
Uom più di questo deplorabil non v'è,
non
v'è chi plachi il fato suo austero.
IDAMANTE
Che favelli? vive egli ancor?
(Oh Dei! torno a sperar.)
Ah dimmi amico, dimmi, dov'è,
dove quel dolce aspetto vita
mi renderà?
IDOMENEO
Ma d'onde nasce questa,
che per lui nutri tenerezza d'amor?
IDAMANTE (con enfasi)
Ah, ch'egli è il padre...
IDOMENEO (interrompendolo impaziente)
Oh Dio! Parla: di chi è egli il padre?
IDAMANTE
È il padre mio!
IDOMENEO
(Spietatissimi Dei!)
IDAMANTE
Meco compiangi del padre mio il destin?
IDOMENEO (dolente)
Ah figlio!...
IDAMANTE (tutto giulivo)
Ah padre!... ah Numi! dove son io? ...
oh qual trasporto! ...
Soffri,
genitor adorato, che al tuo seno...
(vuole abbracciarlo)
e che un amplesso...
(il padre si ritira
turbato)
ahimè! perché ti sdegni? disperato mi fuggi? ...
ah dove, ah dove?
IDOMENEO
Non mi seguir, te'l vieto:
meglio per te saria il non avermi veduto or
qui;
paventa, paventa il rivedermi!
(parte in fretta)
IDAMANTE
Ah
qual gelido orror m'ingombra i sensi! ...
lo vedo appena, il riconosco,
e a miei teneri accenti in un balen s'invola.
Misero! in che l'offesi,
e come mai quel sdegno
io meritai, quelle minacce? ...
vuo' seguirlo e
veder, oh sorte dura!
qual mi sovrasti ancor più rea
sventura.
No.7. Aria
IDAMANTE
Il padre adorato
Ritrovo, e lo perdo.
Mi fugge sdegnato
Fremendo d'orror.
Morire credei
Di gioia e d'amore;
Or, barbari Dei!
M'uccide il dolor.
(parte addolorato)
Intermezzo
Il
mare è tutto tranquillo. Sbarcano le truppe Cretesi arrivate
con
Idomeneo. I guerrieri cantano il seguente coro in onore di Nettuno. Le
donne Cretesi accorrono ad abbracciare i loro felicemente arrivati e
sfogano la vicendevole gioia con un ballo generale, che termina col
coro. Marcia guerriera durante lo sbarco.
No. 8. Marcia
No. 9. Coro - Coro de' guerrieri
sbarcati
TUTTI
Nettuno s'onori,
Quel nome risuoni,
Quel Nume s'adori,
Sovrano del mar;
Con danze e con suoni
Convien festeggiar.
DUE SOLE
Da lunge ei mira
Di Giove l'ira,
E in un baleno
Va all'Eghe in seno,
Da regal sede
Tosto provvede,
Fa i generosi
Destrier squamosi,
Ratto accoppiar.
DUE SOLI
Dall'onde fuore
Suonan sonore
Tritoni araldi
Robusti e baldi
Buccine intorno.
SOLI
Già ride il giorno,
Che il gran tridente
Il mar furente
Seppe domar.
TUTTI
Nettuno s'onori,
Quel nome risuoni,
Quel Nume s'adori,
Sovrano del mar;
Con danze e con suoni
Convien festeggiar.
DUE SOLE
Su conca d'oro,
Regio decoro
Spira Nettuno.
Scherza Portuno
Ancor bambino
Col suo delfino,
Con Anfitrite;
Or noi di Dite
Fè trionfar.
Nereide amabili,
Ninfe adorabili,
Che alla gran Dea,
Con Galatea
Corteggio fate,
Deh ringraziate
Per noi quei Numi,
Che i nostri lumi
Fero asciugar.
TUTTI
Nettuno s'onori,
Quel nome risuoni,
Quel Nume s'adori,
Sovrano del mar;
Con danze e con suoni
Convien festeggiar.
Or suonin le trombe,
Solenne ecatombe
Andiam preparar.
ATTO SECONDO
Appartamenti reali
Scena Prima
Idomeneo, Arbace
No. 10a. Recitativo ed Aria
Recitativo
ARBACE
Tutto m'è noto.
IDOMENEO
Gonfio di tante imprese al varco
alfin m'attese il fier Nettuno...
ARBACE
E so che a' danni tuoi, ad Eolo unito,
e a Giove il suo regno
sconvolse...
IDOMENEO
Sì, che m'estorse in voto umana vittima.
ARBACE
Di chi?
IDOMENEO
Del primo, che sulla spiaggia
incauto a me s'appressi.
ARBACE
Or dimmi: che primo tu incontrasti?
IDOMENEO
Inorridisci: il mio figlio...
ARBACE
Idamante! ... io vengo meno...
(perdendosi d'animo)
IDOMENEO
Dammi Arbace il consiglio,
salvami per pietà, salvami il
figlio.
ARBACE (pensa, poi risolve.)
Trovisi
in altro clima altro soggiorno.
Purché al popol si celi.
Per
altra via intanto Nettun si placherà,
qualche altro Nume di
lui
cura n'avrà.
IDOMENEO
Ben dici, è vero...
(Vede venire Ilia.)
Ilia s'appressa, ahimè! ...
(Resta un poco pensoso e
poi decide.)
In
Argo ei vada,
e sul paterno soglio rimetta Elettra...
or vanne a lei e
al figlio, fa che sian pronti;
il tutto sollecito disponi. Custodisci
l'arcano;
a te mi fido, a te dovranno,
oh caro, oh fido Arbace,
la vita
il figlio e il genitor la pace.
Aria
ARBACE
Se il tuo duol, se il mio desio
Sen volassero del pari,
A ubbidirti qual son io,
Saria il duol pronto a fuggir.
Quali al trono sian compagni,
Chi l'ambisce or veda e impari:
Stia lontan, o non si lagni,
Se non trova che martir.
(parte)
Scena Seconda
Idomeneo, Ilia
Recitativo
ILIA
Se
mai pomposo apparse sull'Argivo orizzonte
il Dio di Delo, eccolo in
questo giorno, oh sire,
in cui l'augusta tua presenza,
i tuoi diletti
sudditi torna in vita,
e lor pupille, che ti piansero estinto, or
rasserena.
IDOMENEO
Principessa
gentil, il bel sereno anche alle tue pupille
omai ritorni, il lungo
duol dilegua.
Di me, de' miei tesori, Ilia, disponi, e mia cura
sarà,
dartene chiare prove dell'amicizia mia.
ILIA
Son certa, e un dubbio in me colpa saria.
No. 11. Aria
ILIA
Se il padre perdei,
La patria, il riposo,
(ad Idomeneo)
Tu padre mi sei,
Soggiorno amoroso
È Creta per me.
Or più non rammento
L'angoscie, gli affanni,
Or gioia e contento,
Compenso a miei danni
Il cielo mi diè.
(parte)
Scena Terza
Idomeneo solo
Recitativo
IDOMENEO
Qual
mi conturba i sensi equivoca favella? ...
ne' suoi casi qual mostra a
un tratto
intempestiva gioa la Frigia principessa? ...
Quei, ch'esprime
teneri sentimenti per il prence,
sarebber forse ... ahimè!
...
sentimenti d'amor,
gioia di speme? ...
Non m'inganno, reciproco
è l'amore.
Troppo, Idamante, a scior quelle catene
sollecito
tu
fosti...
Ecco il delitto, che in te punisce il ciel...
Sì
sì, a Nettuno, il figlio, il padre, ed Ilia,
tre vittime
saran
sull'ara istessa,
da egual dolor afflitte, una dal ferro,
e due dal
duol trafitte.
No. 12a. Aria
IDOMENEO
Fuor del mar ho un mar in seno,
Che del primo è più funesto.
E Nettuno ancor in questo
Mai non cessa minacciar.
Fiero Nume! dimmi almeno:
Se al naufragio è sì vicino
Il mio cor, qual rio destino
Or gli vieta il naufragar?
Recitativo
IDOMENEO
Frettolosa e giuliva Elettra vien. Andiamo.
(parte)
Scena Quarta
Elettra sola
Recitativo
ELETTRA
Chi
mai del mio provò piacer più dolce?
Parto, e
l'unico
oggetto, ch'amo ed adoro,
oh Dei! meco sen vien?
Ah troppo, troppo
angusto è il mio cor a tanta gioia!
Lunge della rivale
farò ben io con vezzi,
e con lusinghe che quel foco,
che
pria
spegnere non potei,
a quei lumi s'estingua, e avvampi ai miei.
No. 13. Aria
ELETTRA
Idol mio, se ritroso
Altro amante a me ti rende,
Non m'offende rigoroso,
Più m'alletta austero amor.
Scaccierà vicino ardore
Dal tuo sen l'ardor lontano;
Più la mano può d'amore
S'è vicin l'amante cor.
(S'ode da lontano
armoniosa marcia.)
No. 14. Marcia
ELETTRA
Odo da lunge armonioso suono,
che mi chiama all'imbarco,
orsù si vada.
(parte in fretta)
Si sente più vicina la marcia a misura che si muta la scena
Scena Quinta
Porto di Sidone con
bastimenti lungo le spiagge. Elettra, truppa
d'Argivi, di Cretesi e di marinari
Recitativo
ELETTRA
Sidonie
sponde! o voi per me di pianto,
e duol, d'amor nemico crudo ricetto,
or
ch'astro più clemente a voi mi toglie,
io vi perdono, e in
pace
al lieto partir mio
alfin vi lascio, e do l'estremo addio!
No. 15. Coro
CORO
Placido è il mar, andiamo,
Tutto ci rassicura.
Felice avrem ventura,
Su su, partiamo or or.
ELETTRA
Soavi Zeffiri soli spirate,
Del freddo borea l'ira calmate.
D'aura piacevole cortesi siate,
Se da voi spargesi per tutto amor.
CORO
Placido è il mar, andiamo,
Tutto ci rassicura.
Felice avrem ventura,
Su su, partiamo or or.
Scena Sesta
Idomeneo, Idamante,
Elettra, seguito del re.
Recitativo
IDOMENEO
Vattene prence.
IDAMANTE
Oh ciel!
IDOMENEO
Troppo
t'arresti.
Parti, e non dubbia fama,
di mille eroiche imprese
il tuo
ritorno prevenga.
Di regnare se l'arte apprender vuoi,
ora incomincia a
renderti
de' miseri il sostegno,
del padre e di te stesso ognor
più degno.
No. 16. Terzetto
IDAMANTE
Pria di partir, oh Dio!
Soffri che un bacio imprima
Sulla paterna man.
ELETTRA
Soffri che un grato addio
Sul labbro il cor esprima:
Addio, degno sovran!
IDOMENEO (ad Elettra)
Vanne, sarai felice,
(ad Idamante)
Figlio! tua sorte è questa.
Seconda i voti oh ciel!
ELETTRA
Quanto sperar mi lice!
IDAMANTE
Vado!
(E il mio cor qui resta.)
IDOMENEO
Addio!
IDAMANTE
Addio!
ELETTRA
Addio!
ELETTRA, IDAMANTE,
IDOMENEO
Addio!
IDAMANTE, IDOMENEO
(Destin crudel!)
IDAMANTE
(Oh Ilia!)
IDOMENEO
(Oh figlio!)
IDAMANTE
Oh padre! oh partenza!
ELETTRA
Oh Dei! che sarà?
ELETTRA, IDAMANTE,
IDOMENEO
Deh cessi il scompiglio;
Del ciel la clemenza
Sua man porgerà.
(Vanno verso le navi.
Mentre vanno ad imbarcarsi, sorge improvvisa tempesta.)
No. 17. Coro
CORO
Qual nuovo terrore!
Qual rauco muggito!
De' Numi il furore
Ha il mar infierito,
Nettuno, mercè!
(Incalza
la tempesta, il mare si gonfia, il cielo tuona e lampeggia, e i
frequenti fulmini incendono le navi. Un mostro formidabile
s'appresenta fuori dell'onde.)
Qual'odio, qual'ira
Nettuno ci mostra!
Se il cielo s'adira,
Qual colpa è la nostra?
Il reo, qual'è?
Recitativo
IDOMENEO
Eccoti
in me, barbaro Nume! il reo!
Io solo errai, me sol punisci,
e cada,
cada sopra di me il tuo sdegno.
La mia morte ti sazi alfin;
ma se altra
aver pretendi vittima
al fallo mio, una innocente darti io non posso,
e
se pur tu la vuoi ...
ingiusto sei, pretenderla non puoi.
(La
tempesta continua. I Cretesi spaventati fuggono e nel seguente coro col
canto e con pantomime esprimono il loro terrore, ciò che
tutto
forma un'azione analoga e chiude l'atto col solito Divertimento.)
No. 18. Coro
CORO
Corriamo, fuggiamo
Quel mostro spietato!
Corriamo, fuggiamo,
Ah preda già siamo!
Chi, perfido fato,
Più crudo è di te?
(partendo)
Corriamo, fuggiamo!
ATTO TERZO
Scena Prima
Giardino reale
Ilia sola
Recitativo
ILIA
Solitudini
amiche, aure amorose,
piante fiorite, e fiori vaghi,
udite d'una
infelice amante i lamenti,
che a voi lassa confido.
Quanto il tacer
presso al mio vincitore,
quanto il finger ti costa afflitto core!
No. 19. Aria
Zeffiretti lusinghieri,
Deh volate al mio tesoro:
E gli dite, ch'io l'adoro
Che mi serbi il cor fedel.
E voi piante, e fior sinceri
Che ora innaffia il pianto amaro,
Dite a lui, che amor più raro
Mai vedeste sotto al ciel.
Recitativo
Ei
stesso vien... oh Dei! ...
mi spiego, o taccio? ... Resto ...
Parto...
o m'ascondo? ...
Ah risolver non posso, ah mi confondo!
Scena Seconda
Ilia, Idamante
Recitativo
IDAMANTE
Principessa,
a' tuoi sguardi
se offrir mi ardisco ancor,
più non mi guida
un
temerario affetto;
altro or non cerco, che appagarti e morir.
ILIA
Morir? tu, prence?
IDAMANTE
Più teco io resto, più di te m'accendo,
e
s'aggrava mia colpa,
a che il castigo più a lungo differir?
ILIA
Ma qual cagione morte a cercar t'induce?
IDAMANTE
Il
genitore pien di smania e furore torvo
mi guarda e fugge, e il motivo
mi cela.
Da tue catene avvinto,
il tuo rigore a nuovi guai m'espone.
Un
fiero mostro fa dappertutto orrida strage.
Or questo a combatter si
vada, e vincerlo si tenti,
o finisca la morte i miei tormenti.
ILIA
Calma, oh prence, un trasporto sì funesto:
Rammenta, che tu
sei d'un grand'impero
l'unica speme.
IDAMANTE
Privo del tuo amore, privo, Ilia, di te, nulla mi cale.
ILIA
Misera me! ... deh serba i giorni tuoi.
IDAMANTE
Il mio fato crudel seguir degg'io.
ILIA
Vivi ... Ilia te'l chiede.
IDAMANTE
Oh Dei! che ascolto? Principessa adorata! ...
ILIA
Il cor turbato a te mal custodì la debolezza mia:
pur troppo
amore e tema indivisi ho nel sen.
IDAMANTE
Odo? o sol quel che brama finge l'udito,
o pure il grand'ardore m'agita
i sensi,
e il cor lusinga oppresso un dolce sogno?
ILIA
Ah
perché pria non arsi, che scoprir la mia fiamma?
mille io
sento
rimorsi all'alma! il sacro mio dovere,
la mia gloria, la patria, il
sangue de' miei ancor fumante,
oh quanto al core rimproverano il mio
ribelle amore!
... ma alfin che fo? - Già che in periglio
estremo ti vedo,
oh caro, e trarti sola io posso, odimi, io te'l
ridico:
t'amo, t'adoro, e se morir tu vuoi, pria,
che m'uccida il duol
morir non puoi.
No. 20a. Duetto
IDAMANTE
S'io non moro a questi accenti,
Non è ver, che amor uccida,
Che la gioia opprima un cor.
ILIA
Non più duol, non più lamenti;
Io ti son costante a fida:
Tu sei il solo mio tesor.
IDAMANTE
Tu sarai...
ILIA
Qual tu mi vuoi.
IDAMANTE
La mia sposa...
ILIA
Lo sposo mio sarai tu,
IDAMANTE, ILIA
Lo dica amor.
Ah il gioir sorpassa in noi
Il sofferto affanno rio:
Tutto vince il nostro ardor.
Scena Terza
Idomeneo, Elettra e detti
Recitativo
IDOMENEO
(Cieli! Che vedo!)
ILIA (ad Idamante)
Ah siam scoperti, oh caro.
IDAMANTE (ad Ilia)
Non temer, idol mio.
ELETTRA
(Ecco l'ingrato.)
IDOMENEO
(Io ben m'apposi al ver. Ah crudo fato!)
IDAMANTE
Signor, già più non oso padre chiamarti,
a un
suddito infelice, deh,
questa almen concedi unica grazia.
IDOMENEO
Parla.
ELETTRA
(Che dirà?)
IDAMANTE
In che t'offesi mai? perché mi fuggi? ...
m'odi, e aborrisci?
ILIA
(Io tremo.)
ELETTRA
(Io te'l direi.)
IDOMENEO
Figlio:
contro di me Nettuno irato gelommi il cor,
ogni tua tenerezza l'affanno
mio raddoppia,
il tuo dolore tutto sul cor mi piomba,
e rimirarti senza
ribrezzo, orror non posso.
ILIA
(Oh Dio!)
IDAMANTE
Forse per colpa mia Nettun sdegnossi?
ma la colpa qual'è?
IDOMENEO
Ah placarlo potessi senza di te!
ELETTRA
(Ah potessi i torti miei or vendicar!)
IDOMENEO (ad Idamante)
Parti, te lo commando,
fuggi il paterno lido,
e cerca altrove sicuro
asilo.
ILIA (ad Elettra)
Ahimè! Pietosa principessa, ah mi conforta!
ELETTRA
Ch'io ti conforti? e come? ...
(ancor m'insulta l'indegna.)
IDAMANTE
Dunque io me n'andrò! ... ma dove? ...
Ah Ilia, oh genitor!
ILIA (risoluta)
O seguirti, o morir, mio ben, vogl'io.
IDAMANTE
Deh resta, oh cara, e vivi in pace. Addio!
No. 21. Quartetto
IDAMANTE
Andrò ramingo e solo,
Morte cercando altrove
Fin che la incontrerò.
ILIA
M'avrai compagna al duolo,
Dove sarai, e dove
Tu moia, io morirò.
IDAMANTE
Ah, no...
IDOMENEO
Nettun spietato!
Chi per pietà m'uccide?
ELETTRA
(Quando vendetta avrò?)
IDAMANTE, ILIA
(ad Idomeneo)
Serena il ciglio irato.
ILIA, IDAMANTE, IDOMENEO
Ah il cor mi si divide!
ILIA, ELETTRA, IDAMANTE,
IDOMENEO
Soffrir più non si può.
Peggio è di morte
Sì gran dolore.
Più fiera sorte,
Pena maggiore
Nissun provò!
IDAMANTE
Andrò ramingo e solo.
(parte addolorato)
Scena Quarta
Arbace, Idomeneo, Ilia,
Elettra
Recitativo
ARBACE
Sire, alla reggia tua immensa turba
di popolo affollato ad alta voce
parlar ti chiede.
ILIA
(A qualche nuovo affanno preparati mio cor.)
IDOMENEO
(Perduto è il figlio.)
ARBACE
Del Dio de' mari il sommo sacerdote lo guida.
IDOMENEO
(Ahi troppo disperato è il caso!)
(ad Arbace)
intesi Arbace ...
ELETTRA
(Qual nuovo disastro?)
ILIA
(Il popol sollevato...)
IDOMENEO
Or vado ad ascoltarla.
(parte confuso)
ELETTRA
Ti seguirò!
(parte)
ILIA
Voglio seguirti anch'io.
(parte)
Scena Quinta
Arbace solo
Recitativo
ARBACE
Sventurata
Sidon! in te quai miro di morte,
stragi e orror lugubri aspetti?
Ah
Sidon più non sei, sei la città del pianto,
e
questa
reggia quella del duol.
Dunque è per noi dal cielo sbandita
ogni
pietà? ...
chi sa? ... io spero ancora ...
che qualche Nume
amico si plachi a tanto sangue;
un Nume solo basta tutti a piegar ...
alla clemenza il rigor cederà...
ma ancor non scorgo qual ci
miri pietoso ...
Ah sordo è il cielo!
Ah Creta tutta io vedo
finir
sua gloria sotto alte rovine!
No, sue miserie pria non avran fine.
No. 22. Aria
Se colà ne' fati è scritto,
Creta, oh Dei! s'è rea, or cada.
Paghi il fio del suo delitto,
Ma salvate il prence, il re.
Deh d'un sol vi plachi il sangue,
Ecco il mio, se il mio v'aggrada,
E il bel regno che già langue,
Giusti Dei! abbia mercè.
(parte)
Scena Sesta
Gran piazza abbellita di
statue avanti al palazzo, di cui si vede da un lato il frontespizio.
Arriva
Idomeneo accompagnato d'Arbace e dal seguito reale; il re scortato
d'Arbace si siede sopra il trono destinato alle pubbliche udienze; Gran
Sacerdote e quantità di popolo.
No. 23. Recitativo
GRAN SACERDOTE
Volgi
intorno lo sguardo, oh sire,
e vedi qual strage orrenda nel tuo nobil
regno
fa il crudo mostro.
Ah mira allagate di sangue quelle pubbliche
vie.
Ad ogni passo vedrai chi geme,
e l'alma gonfia d'atro velen dal
corpo esala.
Mille e mille in quell'ampio, e sozzo ventre,
pria sepolti
che morti perire io stesso vidi.
Sempre di sangue lorde son quelle
fauci,
e son sempre più ingorde.
Da te solo dipende il
ripiego,
da morte trar tu puoi,
il resto del tuo popolo, ch'esclama sbigottito
e
da te l'aiuto implora, e indugi ancor?...
Al tempio, sire, al tempio!
Qual'è, dov'è la vittima? ...
a Nettuno rendi
quello
ch'è suo.
IDOMENEO
Non
più... sacro ministro; e voi popoli udite:
la vittima
è
Idamante, e or vedrete, ah Numi!
con qual ciglio? Svenar il genitor il
proprio figlio.
(parte turbato)
No. 24. Coro
CORO
Oh voto tremendo!
Spettacolo orrendo!
Già regna la morte,
D'abisso le porte
Spalanca crudel.
GRAN SACERDOTE
Oh cielo clemente!
Il figlio è innocente,
Il voto è inumano;
Arresta la mano
Del padre fedel.
CORO
Oh voto tremendo!
Spettacolo orrendo!
Già regna la morte,
D'abisso le porte
Spalanca crudel.
(partono tutti dolenti)
Scena Settima
Veduta
esteriore del magnifico tempio di Nettuno con vastissimo atrio che la
circonda, attraverso del quale si scopre in lontano la spiaggia del
mare.
L'atrio
e le gallerie del tempio sono ripiene d'una moltitudine di popolo, li
sacerdoti preparano le cose appartenenti al sacrificio.
No. 25. Marcia
Arriva Idomeneo
accompagnato da numeroso e fastoso seguito.
No. 26. Cavatina con coro
IDOMENEO
Accogli, oh re del mar, i nostri voti,
placa lo sdegno tuo, il tuo
rigor!
SACERDOTI
Accogli, oh re del mar, i nostri voti,
placa lo sdegno tuo, il tuo
rigor!
IDOMENEO
Tornino
a lor spelonche gl'Euri, i Noti,
torni Zeffiro al mar, cessi il furor.
Il pentimento, e il cor de' tuoi devoti accetta,
e a noi concedi il tuo
favor!
SACERDOTI
Accogli, oh re del mar, i nostri voti,
placa lo sdegno tuo, il tuo
rigor!
CORO (dentro le scene)
Stupenda vittoria!
Eterna è tua gloria;
Trionfa oh signor!
Recitativo
IDOMENEO
Qual risuona qui intorno applauso di vittoria?
Scena Ottava
Arbace frettoloso e detti
Recitativo
ARBACE
Sire,
il prence, Idamante l'eroe,
di morte in traccia disperato
correndo il
trionfo trovò.
Su l'empio mostro scagliossi furibondo,
il
vinse,
e uccise. Eccoci salvi al fin.
IDOMENEO
Ahimè!
Nettuno di nuovo sdegno acceso sarà contro di noi ...
or or,
Arbace, con tuo dolor vedrai,
che Idamante trovò quel, che
cercava,
e di morte egli stesso il trionfo sarà.
ARBACE (vede condurre Idamante)
Che vedo? ... oh Numi!
Scena Nona
Idamante
in veste bianca, ghirlanda di fiori in capo, circondato da guardie e da
sacerdoti. Moltitudine di mesto popolo e suddetti.
No. 27. Recitativo
IDAMANTE
Padre,
mio caro padre, ah dolce nome!
Eccomi, a' piedi tuoi;
in questo estremo
periodo fatal,
su questa destra che il varco al sangue tuo
nelle mie
vene aprir dovrà, gl'ultimi baci accetta.
Ora comprendo, che
il
tuo turbamento
sdegno non era già, ma amor paterno.
Oh mille
volte e mille fortunato Idamante,
se chi vita ti diè vita ti
toglie,
e togliendola a te la rende al cielo,
e dal cielo la sua in
cambio impetra,
ed impetra costante a' suoi la pace,
e de' Numi l'amor
sacro e verace.
IDOMENEO
Oh
figlio! oh caro figlio! Perdona;
il crudo uffizio in me scelta non
è,
pena è del fato ...
Barbaro, iniquo fato! ...
Ah no,
non posso contro
un figlio innocente alzar l'aspra bipenne ...
da ogni
fibra già sen fuggon le forze,
e gl'occhi miei torbida notte
ingombra...
oh figlio! ...
IDAMANTE (languente, poi risoluto)
Oh
padre! ... ah non t'arresti inutile pietà,
né
vana ti
lusinghi tenerezza d'amor.
Deh vibra un colpo, che ambi tolga d'affanno.
IDOMENEO
Ah, che natura me'l contrasta,
e ripugna.
IDAMANTE
Ceda
natura al suo autor;
di Giove questo è l'alto voler.
Rammenta,
rammenta il tuo dover.
Se un figlio perdi,
cento avrai, Numi amici.
Figli tuoi i tuoi popoli sono.
Ma se in mia vece brami
chi t'ubbidisca
ed ami,
chi ti sia accanto,
e di tue cure il peso teco ne porti,
Ilia
ti raccomando;
deh un figlio tu esaudisci
che moribondo supplica,
e
consiglia: s'ella sposa non m'è,
deh siati figlia.
Ma che
più tardi? Eccomi pronto,
adempi il sacrifizio, il voto.
IDOMENEO
Oh qual mi sento in ogni vena
insolito vigor? ...
or risoluto son ...
l'ultimo amplesso ricevi ... e mori.
IDAMANTE
Oh padre! ...
IDOMENEO
Oh figlio! ...
IDAMANTE, IDOMENEO
Oh Dio! ...
IDAMANTE
(Oh Ilia... ahimè! ...)
(ad Idomeneo)
vivi felice, addio.
IDOMENEO
Addio.
(Nell'atto di ferire
sopraviene Ilia ed impedisce il colpo.)
Scena Decima
Ilia frettolosa, Elettra
e detti
Recitativo
ILIA (corre a ritenere il braccio
d'Idomeneo)
Ferma, oh sire, che fai?
IDOMENEO
La vittima io sveno,
che promisi a Nettuno.
IDAMANTE
Ilia, t'accheta...
GRAN SACERDOTE
(ad Ilia)
Deh non turbar il sacrifizio...
ILIA
Invano quella scure altro petto tenta ferir.
Eccoti, sire, il mio, la
vittima io son.
ELETTRA
(Oh qual contrasto!)
ILIA (ad Idomeneo)
Innocente
è Idamante, è figlio tuo,
e del regno
è la speme.
Tiranni i Dei non son,
fallaci siete interpreti voi tutti
del divino
voler.
Vuol sgombra il cielo de' nemici la Grecia,
e non de' figli.
Benché innocente anch'io, benché ora amica,
di
Priamo son
figlia,
e Frigia io nacqui per natura nemica
al greco nome.
Orsù
mi svena.
(s'inginocchia avanti al
Gran Sacerdote)
(S'ode
gran strepito sotterraneo, la statua di Nettuno si scuote; il Gran
Sacerdote si trova avanti all'ara in estasi. Tutti rimangono attoniti
ed immobili per lo spavento. Una voce profonda e grave pronunzia la
seguente sentenza del cielo.)
No. 28.
LA VOCE
Ha
vinto Amore... Idomeneo cessi esser re...
lo sia Idamante ... ed Ilia a
lui sia sposa,
e fia pago Nettuno, contento il ciel,
premiata
l'innocenza.
Recitativo
IDOMENEO
Oh ciel pietoso!
IDAMANTE
Ilia ...
ILIA
Idamante, udisti?
ARBACE
Oh gioia, oh amor, oh Numi!
ELETTRA
Oh
smania! oh furie! oh disperata Elettra! ...
Addio amor, addio speme!
Ah, il cor nel seno già m'ardono
l'Eumenidi spietate
Misera a che m'arresto?
Sarò in queste contrade
della gioia e trionfi
spettatrice dolente?
Vedrò Idamante
alla
rivale in braccio?
e dell'uno e dell'altra
mostrarmi a dito? ... Ah no, il germano Oreste
ne' cupi abissi io
vuò
seguir. Ombra infelice!
lo spirto mio accogli, or or compagna
m'avrai là
dell'inferno,
a
sempiterni guai, al pianto eterno.
No. 29. Aria
D'Oreste, d'Aiace
ho in seno i tormenti,
d'Aletto la face
già morte mi dà.
Squarciatemi il core,
ceraste, serpenti,
o un ferro il dolore
in me finirà.
(parte infuriata)
Scena Ultima
Idomeneo, Idamante,
Ilia, Arbace, seguito d'Idomeneo, d'Idamante e d'Ilia; popolo.
No. 30. Recitativo
IDOMENEO
Popoli,
a voi l'ultima legge
impone Idomeneo qual re.
Pace v'annunzio.
Compiuto
è il sacrifizio, e sciolto il voto.
Nettuno, e tutti i Numi
a
questo regno amici son.
Resta, che al cenno loro Idomeneo ora
ubbidisca.
Oh quanto, oh sommi Dei!
quanto m'è grato il
cenno.
Eccovi un altro re, un altro me stesso:
A Idamante mio figlio,
al caro
figlio cedo il soglio di Creta,
e tutto insieme il sovrano poter.
I
suoi comandi rispettate,
eseguite ubbidienti, come i miei eseguiste
e
rispettaste, onde grato io vi son:
questa è la legge.
Eccovi
la
real sposa.
Mirate in questa bella coppia
un don del cielo serbato a
voi.
Quanto a sperar vi lice!
Oh Creta fortunata! Oh me felice!
No. 30. Aria
IDOMENEO
Torna la pace al core,
torna lo spento ardore:
fiorisce in me l'età.
Tal stagion di Flora
l'albero annoso infiora,
nuovo vigor gli dà.
(Segue l'incoronazione
d'Idamante, che s'eseguisce in pantomima, ed il coro che si canta
durante l'incoronazione ed il ballo.)
No. 31. Coro
TUTTI
Scenda Amor, scenda Imeneo,
E Giunone ai regi sposi,
D'alma pace omai li posi
La Dea pronuba nel sen!
(1)
Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 16 ottobre 2004
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agli aventi diritto.
Ultimo aggiornamento 6 agosto 2012