Galimathias musicum "Quodlibet", K 32

18 brani per pianoforte e orchestra

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Molto Allegro (re maggiore)
  2. Andante (re minore)
  3. Pastorella (sol maggiore)
  4. Allegro. Finale (re maggiore)
  5. Pastorella (sol maggiore)
  6. Allegro (re maggiore)
  7. Allegretto (la maggiore)
  8. Allegro (re maggiore)
  9. Eitelkeit! Eitelkeit! Ewings Verderben (sol maggiore)
  10. Allegro (do maggiore)
  11. Largo (re minore)
  12. Molto Allegro (re maggiore)
  13. Andante (fa maggiore)
  14. ... (mi bemolle maggiore)
  15. Minuetto (fa maggiore)
  16. Adagio (re minore)
  17. Presto (re maggiore)
  18. Fuga (fa maggiore)
Organico: pianoforte, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, archi
Composizione: L'Aja, marzo 1766
Prima esecuzione: L'Aja, Koninklijke Nederduitsche Schouwburg, 11 marzo 1766
Dedica: principe Guglielmo d'Orange
Guida all'ascolto (nota 1)

Col termine di quodlibet (ossia, latinamente, «ciò che piace») si usava designare fin dall'Ars Nova un genere di composizione polifonica a carattere scherzoso, basata sull'impiego di melodie popolari, spesso applicate a testi giocosi o scurrili, nonsense, giochi di parole, fonemi onomatopeici, imitazioni di voci d'animali e simiIi. Esisteva anche un genere di quodlibet strumentale, e un esempio ne troviamo in fine alle Variazioni Goldberg, laddove Bach utilizza i motivi di due canzoni tedesche, combinandoli polifonicamente e adattandoli al basso dell'Aria che dà origine all'intera composizione. Quello che. nel secolo XIX, sotto la nuova denominazione di potpourri, sarà genere tipico della nuova musica di facile consumo ad uso del dilettante borghese, nel Settecento poteva costituire un omaggio ad un principe: tale almeno fu l'intenzione di Leopold Mozart in tournée col figlio-prodigio nei Paesi Bassi, dove, nel marzo 1766, doveva nascere la curiosità musicale che è denominata Galimathias Musìcum ed occupa il K. 32 del catalogo mozartiano.

Il lavoretto (nel quale è difficile stabilire quanto sia dovuto alla mano di Wolfgang decenne e quanto a quella di papà) consta di una serie di dieci brani, taluni dei quali brevissimi, e disposti in ordine variato per quanto riguarda i tempi e i colori strumentali. Ogni pezzo si basa su una melodia popolare di diversa derivazione (tedesca, francese, olandese) oppure di origine culta, come è il caso del n. 1, breve capriccio polifonico sopra un tema tratto da una suite di Haendel per clavicembalo. Non mancano pagine di bravura, come i due brevi Adagio in re minore, minuscoli saggi di contrappunto a tre voci per moto retto e poi per moto contrario, non senza sfoggio di cromatismi. Esplicito omaggio al principe ereditario d'Orange, il gran finale consta di una fuga a sei voci sul tema della canzone nazionale olandese Le Prince Guillaume de Nassau; ma soltanto l'esposizione del brano polifonico è sicuramente opera di Wolfgang; sviluppi e conclusione sono di mano del padre, il cui intervento, inteso a rimediare alle lacune tecniche del ragazzo, risulta evidente all'esame dell'autografo.

Giovanni Carli Ballola


(1) Testo tratto dal progrmma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 20 febbraio 1980


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Ultimo aggiornamento 16 marzo 2016