Divertimento per archi n. 1 in re maggiore, K1 136 (K6 125a)

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro (re maggiore)
  2. Andante (sol maggiore)
  3. Presto (re maggiore)
Organico: archi
Composizione: Salisburgo, Febbraio 1772
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Il Divertimento K. 136 per soli archi, così come gli altri due Divertimenti che recano i numeri 137 e 138 del catalogo Koechel, fu scritto tra gennaio e marzo del 1772 a Salisburgo (cinque mesi prima della nomina del musicista a Konzertmeister, con 50 fiorini annui di stipendio, alla corte dell'arcivescovo Geronimo di Colloredo) e appartiene quindi alla produzione strumentale di un Mozart sedicenne, che assorbe e assimila esperienze e stili altrui, specialmente della scuola barocca e della sinfonia d'opera italiana. Si tratta di composizioni articolate in tre tempi con Allegri e Andanti alternati, molto vicine al quartetto e alle sinfonie per archi, senza oboi e corni, e destinate ad una esecuzione da tenersi sia all'aria aperta, in un elegante cortile o in un giardino di un palazzo principesco, secondo le abitudini della società feudale e mecenatistica del tempo, e sia in una sala da concerto vera e propria.

I Divertimenti, come del resto le Cassazioni, le Serenate e le cosiddette musiche notturne, sono legati al gusto settecentesco di far musica insieme e riflettono una identica struttura formale, in cui si alternano movimenti di danza e passaggi solistici e virtuosistici, riservati ad esecutori di talento, ma non necessariamente eccezionali. Per questa ragione i Divertimenti per archi, almeno quelli composti nel 1772, (i Divertimenti mozartiani per strumenti a fiato meriterebbero un discorso a parte per una più libera invenzione e varietà di effetti sonori) sono musiche di piacevole ascolto, dalla scrittura semplice e lineare e dai giochi armonici chiari e precisi, improntati ad un classicismo sereno e molto equilibrato. Si avverte, è vero, la presenza di uno stile cameristico di solida fattura e di luminosa civiltà, ma si è ancora lontani dai modelli del grande Mozart caratterizzati da una inesauribile capacità inventiva e da una incisiva e personale forza espressiva. Il dato rilevante di questi Divertimenti è la limpidezza e la trasparenza quartettistica del suono e l'omogeneità e la fusione del gruppo strumentale, in ubbidienza alle regole di un discorso musicale accessibile a tutti e senza quei tormenti spirituali e quei risvolti drammatici che pur esistono nell'arte mozartiana.

Il Divertimento K. 136 si apre con un Allegro brillante e brioso, caratterizzato da due temi distinti, di cui il secondo è più esteso e significativo del primo, nell'ambito di un ampio discorso armonico modulato tra le tonalità di mi e di si minore. L'Andante rispecchia lo stile galante all'italiana ed è formato da tre soggetti di breve respiro, cui fa seguito un lungo ritornello con il canto del primo violino in evidenza. Il Presto finale si impone per la sua musicalità spigliata e spumeggiante, leggermente increspata da un fugato di piacevole fattura, secondo un gusto di galanteria accademica.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Sotto il nome di Divertimento, nella civiltà musicale del secondo Settecento, si intendeva un genere compositivo di difficile definizione; non legato a precise regole costruttive e al rispetto di un determinato organico strumentale, il Divertimento poteva essere un brano di dimensioni impegnative o contenute, affidato a un solo esecutore o a un cospicuo ensemble da camera. In definitiva ciò che accomunava sotto uno stesso nome composizioni tanto dissimili era la loro particolare destinazione d'intrattenimento; in una cittadina di provincia, come la Salisburgo dei Mozart, ogni famiglia aristocratica o alto borghese esercitava una piccola azione di mecenatismo - finalizzata a dare lustro alla propria casata - commissionando ai musicisti locali dei Divertimenti, appunto, - o delle Serenate, Cassazioni, ecc. - che celebrassero particolari occasioni o ricorrenze, o anche semplicemente allietassero la vita di tutti i giorni.

Per una simile funzione (anche se l'occasione precisa non ci è nota) furono verosimilmente creati i tre Divertimenti K. 136/137/138 che Mozart scrisse a Salisburgo nel corso del 1772, nel breve lasso di tempo (fra gennaio e ottobre) intercorso fra il ritorno dei Mozart padre e figlio dal secondo dei tre viaggi in Italia e la loro partenza per l'ultimo di questi viaggi. Si tratta di tre partiture articolate ciascuna in appena tre movimenti e affidate a un organico che comprende due parti per violino, una per viola e una per violoncello; con il K. 136 ci troviamo di fronte, in definitiva, a uno dei primi esperimenti tentati da Mozart nel campo del quartetto per archi (l'unico precedente è il Quartetto K. 80 scritto a Lodi nel 1770), celato sotto il nome di Divertimento per quella ambiguità terminologica alla quale abbiamo sopra accennato e che era comune nella prassi musicale settecentesca. D'altra parte tale ambiguità si riflette anche sull'organico al quale è effettivamente destinata la partitura; la scrittura a quattro parti infatti non si riferisce necessariamente al semplice quartetto d'archi, ma può implicare il ricorso a un'orchestra da camera. La stessa definizione di Quartetto per archi veniva impiegata per un tipo di composizione che, in quel momento, era ancora lontana da quella scrittura obbligata e concertante che avrebbe fatto del Quartetto il genere nobile per eccellenza dell'età classica; piuttosto si trattava di un genere derivato dalla antica Sonata a tre e ad essa ancora legato nel predominio assoluto delle voci superiori (melodiche) su quelle inferiori (confinate in una funzione di ripieno e sostegno armonico).

Il contenuto musicale del Divertimento K. 136 rivela chiaramente il travaglio formativo attraversato da Mozart nell'età dell'adolescenza; il tipo di scrittura predominante nel brano è quello sopra descritto, di derivazione tipicamente italiana (e d'altra parte enorme era stato l'arricchimento cognitivo del giovane durante i viaggi in Italia) ; il primo movimento (Allegro) si snoda agile e cordiale sugli schemi riconosciuti della Sinfonia italiana, con il serrato dialogo delle due parti di violino e il discreto accompagnamento di viole e violoncelli; il centrale Andante svolge con partecipata proprietà il contenuto affettuoso e idilliaco, mentre il Presto suggella il breve brano con fare spigliato e divertito; ma proprio in quest'ultimo movimento è sorprendente notare l'improvvisa scrittura contrappuntistica della sezione dello Sviluppo (una chiara influenza dello stile salisburghese di Michael Haydn), mentre già nel primo tempo il vasto uso di modulazioni al modo minore (sempre nello Sviluppo) spostava l'ambientazione espressiva verso traguardi ignoti al disimpegnato gusto italiano. Nella sua semplicità, insomma, questo Divertimento si rivela risultato di molteplici suggestioni culturali, e quindi un esempio in nuce di quella personale rielaborazione di differenti modelli che porterà l'enfant prodìge verso la conquista del proprio superiore linguaggio.

Arrigo Quattrocchi

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Il Divertimento in re maggiore K. 136 fa parte di un gruppo di tre lavori analoghi, composti a Salisburgo nella primavera del 1772, dopo il ritorno di Mozart, allora sedicenne, dal secondo viaggio in Italia. La definizione «Divertimenti» apposta sul manoscritto appare inesatta, giacché questa forma musicale, destinata principalmente a funzioni d'intrattenimento o di arredamento sonoro di feste o solennità pubbliche o private, consisteva in genere di un numero di movimenti abbastanza elevato, comprendente almeno due Minuetti, mentre nei tre Divertimenti di questo gruppo non figura alcuna forma di danza. D'altro canto, appare ugualmente impropria la catalogazione di questi brani fra i Quartetti per archi, da molti ammessa: anzitutto perché essi sono scritti per due violini, viola e basso, anziché violoncello; e poi perché nella loro scrittura non si ravvisano i tratti caratteristici dello stile cameristico, mentre è del tutto ammissibile che le parti strumentali siano state pensate per le «file» e non per strumenti solisti. Alfred Einstein, nella sua celebre monografìa mozartiana, dichiara senz'altro trattarsi di tre «Sinfonie per archi, senza oboi e corni», e avanza addirittura l'ipotesi che Mozart abbia composto questi Divertimenti o Quartetti orchestrali in previsione del terzo viaggio in Italia, che avebbe avuto luogo di lì a pochi mesi, e nel quale avrebbe dovuto completare e rappresentare a Milano il Lucio Siila; secondo l'Einstein, dunque, questi tre lavori avrebbero dovuto servire da «riserva», nel caso che a Milano venisse richiesto a Mozart di comporre qualche Sinfonia: senza venir distolto dalla composizione dell'opera, Mozart non avrebbe dovuto far altro che aggiungere agli archi, nei tempi estremi dei tre Divertimenti, gli strumenti a fiato che l'occasione avesse consentito o richiesto, per trovarsi tre piccole Sinfonie già pronte. Il carattere del Divertimento K. 136 (come anche del terzo della serie, quello in fa maggiore K. 138), è comunque quello di una Ouverture all'italiana, scandita nella tradizionale articolazione Allegro-Adagio-Allegro; senz'altro il più celebre fra i tre, il Divertimento in re scorre con virtuosistico brio nel primo movimento, per indugiare nell'Andante su un più disteso e aggraziato lirismo; il Finale si svolge di nuovo con grande concitazione, non senza qualche ispessimento contrappuntistico.

Daniele Spini


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Concliazione, 3 Febbraio 1989
(2) Testo tratto dal progrmma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 21 ottobre 1987
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro della Pergola, 8 giugno 1981


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Ultimo aggiornamento 14 aprile 2017