Sei danze tedesche per orchestra, K 509

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. re maggiore
  2. sol maggiore
  3. mi bemolle maggiore
  4. fa maggiore
  5. la maggiore
  6. do maggiore
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi
Composizione: Praga, 6 febbraio 1787
Edizione: Artaria, Vienna 1790
Dedica: barone Pachta
Guida all'ascolto (nota 1)

Mozart aveva la danza nel sangue: si dice che fosse un ottimo ballerino ed era - senza "si dice" - uno straordinario compositore di Danze, capace d'inserire in questa musica leggera e priva di grandi ambizioni degli squarci che, quasi inavvertitamente e senza calcare la mano, aprono prospettive su mondi ben più profondi dei futili intrattenimenti cui le composizioni di questo genere erano destinate. Proprio la musica di danza diede un contributo importante alle sue travagliate finanze negli ultimi anni di vita, perché nel 1787 fu nominato "compositore di corte", un titolo altisonante che in realtà si limitava alla composizione della musica per i balli nel palazzo imperiale. Con questa nomina la corte dimostrava di sapere scegliere con acutezza un compositore che aveva un dono particolarissimo per la danza, ma d'altra parte rivelava una forte miopia, perché disconosceva che le capacità di Mozart andavano ben oltre. Certamente non era quel cui aspirava il trentunenne compositore, che osservò che era pagato anche troppo per quel che gli facevano fare, ma troppo poco rispetto a quel che avrebbe potuto fare.

Le Sei danze tedesche K. 509 precedettero di qualche mese l'incarico a corte e furono scritte nel febbraio del 1787 a Praga, dove Mozart si era recato per una felicissima ripresa delle Nozze di Figaro, il cui entusiastico successo fece di lui un protagonista degli avvenimenti mondani di quel carnevale, oltre a procurargli la commissione di una nuova Opera da rappresentarsi nella capitale boema nell'autunno di quello stesso anno, il Don Giovanni. Non si conosce la destinazione precisa di questo gruppo di Danze, ma una leggenda (perché tale la si deve considerare, sebbene al suo fondo possa esserci qualche elemento di verità) racconta che siano state scritte nel palazzo del conte Pachta, il cui proprietario aveva invitato a pranzo Mozart ma al suo arrivo lo rinchiuse in una stanza, dicendogli che non l'avrebbe fatto uscire finché non avesse composto le Danze che da lungo tempo gli aveva promesse: dopo un'ora le danze erano pronte!

La Danza tedesca o Teutscher (modernamente Deutscher) stava in quegli anni rimpiazzando l'antiquato Minuetto, destinato a sopravvivere ancora alcuni anni soltanto all'interno delle Sinfonie e dei Quartetti. Ebbe una rapida esplosione - Haydn ne compose trentacinque, Mozart cinquanta, Beethoven ventiquattro, Schubert un centinaio - e poi fu a sua volta sostituita dal Walzer. Come il Minuetto, la Danza tedesca era in ritmo ternario, ma era meno formale e più spigliata, conservando il ricordo delle sue origini popolari. Del Minuetto aveva anche lo schema: ad una prima Danza divisa in due sezioni, ognuna delle quali viene ripetuta, segue una seconda Danza (il Trio nel Minuetto, l'Alternativo nella Danza tedesca) anch'essa in due sezioni ripetute; alla fine dell'Alternativo è indicato il da capo, che alcuni intendono riferito all'intera Danza e altri alla sola parte iniziale.

Sapendo bene quale fosse la destinazione delle Sei danze tedesche K. 509, Mozart scrisse una musica di divina leggerezza, in modo che la si potesse godere spensieratamente durante un intrattenimento mondano. Ma tutto lascia intendere che non fosse affatto convinto che questa è musica di genere inferiore. L'organico orchestrale è infatti simile a quello d'una Sinfonia (mancano soltanto le viole, com'è tipico delle Danze dell'epoca), le dimensioni sono relativamente ampie e ad un ascolto attento si apprezzano i numerosi raffinati dettagli, l'interrotta serie d'idee originali e le magistrali modulazioni, che sfumano con qualche ombreggiatura l'atmosfera fondamentalmente serena e gioiosa (notare la tonalità minore dell'Alternativo della quinta Danza). Una particolarità di queste Sei Danze è che sono congiunte da brevi transizioni e quindi si svolgono senza soluzione di continuità. Un'altra particolarità è l'imprevista e relativamente ampia coda, che si avvia con la brillante sonorità delle trombe e culmina in un festoso crescendo e in una serie di rutilanti accordi fortissimo, su cui si libra il trillo dell'ottavino.

Mauro Mariani


(1) Testo tratto dal progrmma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma Auditorium Parco della Musica, 8 gennaio 2012


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Ultimo aggiornamento 27 gennaio 2012