Mozart compose quattro Concerti per corno e orchestra, il K. 412 in re maggiore, il K. 417, il K. 447 e il K. 495, questi ultimi tre nella stessa tonalità di mi bemolle maggiore, un Quintetto concertante per corno e archi in mi bemolle maggiore K. 407 e un Rondò in mi bemolle maggiore K. 371. Essi furono scritti a Vienna tra il 1781 e il 1783 e dedicati al cornista dell'orchestra di corte di Salisburgo, Ignaz Leitgeb o, secondo alcuni biografi, Joseph Leutgeb, il quale nel 1777 si stabilì a Vienna e aprì un negozio di alimentari con formaggi e prosciutti molto apprezzati da Mozart. Leitgeb era un bravo strumentista di corno, anche se piuttosto ignorante e sempliciotto, tanto da essere preso in giro bonariamente da Mozart, come attesta la dedica un po' maliziosa apposta sul frontespizio del Concerto K. 417 che dice testualmente: "Wolfgang Amadeus Mozart ha avuto pietà di quell'asino, bue e pazzo di Leitgeb, Vienna 27 marzo 1783". Nell'Allegro K. 412 sono scritte sulla partitura queste annotazioni in italiano riferite al povero cornista: "Adagio a lei signor asino - Animo - Presto - Coraggio - oh che stonatura - oh che seccatore - respira un poco - avanti, avanti! - oh porco infame - e vieni a seccarmi per la quarta - oh maledetto - anche bravura? - bravo - ah trillo di pecore - finisci? - grazie al ciel! basta, basta!". Leitgeb tollerava gli scherzi del compositore e pur di avere i concerti con dedica per poi suonarli consentiva a starsene inginocchiato dietro la stufa mentre Mozart, ridendo, lavorava ai suoi pezzi di bravura, secondo quanto dice Paumgartner.
I concerti mozartiani per corno e orchestra sono semplici e scorrevoli e si adattano con straordinaria naturalezza al colore timbrico dello strumento solista, ponendo in evidenza sia gli aspetti cantabili che i tratti virtuosistici insiti nella parte del corno. Nel primo dei due Concerti, il K. 412/514, che vede il corno accompagnato da due oboi, due fagotti, due violini, viola, violoncello e contrabbasso, il tema iniziale viene esposto dai violini e seguito da un ritornello brioso, sul quale si innesta la frase cordialmente scintillante e fresca del corno, in un gioco spigliato di domande e risposte, secondo una varietà di modulazioni improntate ad un senso di piacevole divertimento. Di questo schizzo di concerto esiste il manoscritto alla Biblioteca di Berlino e si ritiene che esso sia stato composto tra luglio e dicembre del 1782.
All'Allegro segue il Rondò K. 514 in re maggiore che viene abitualmente accomunato al primo pezzo. Probabilmente i due movimenti erano destinati ad un unico concerto, rimasto incompleto, e non si sa con precisione perché ambedue hanno una numerazione diversa. Anche nel Rondò (aprile 1787) il tema principale viene esposto prima dai violini e dagli altri strumenti dell'orchestra e poi ripreso dal corno solista, il quale intreccia un dialogo quanto mai scorrevole ed elegante con gli archi e i due oboi. Non manca una variazione sul tema in un gioco di armonie dal forte al piano, che sfocia in un passaggio del solista nella tonalità minore; l'orchestra riprende slancio e si avverte una frase in fa maggiore che cade sulla dominante di re maggiore. Il corno ripropone il tema del rondò, ripreso poi dal tutti orchestrale, inserito in una vivace e spigliata coda, in cui per due volte il solista sembra esprimere un saluto d'addio, secondo lo stile della musica concertante abilmente trattata da Mozart.